Titolo originale | Nymphomaniac - Volume II |
Anno | 2014 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Danimarca |
Durata | 123 minuti |
Regia di | Lars von Trier |
Attori | Charlotte Gainsbourg, Stellan Skarsgård, Willem Dafoe, Uma Thurman, Peter Gilbert Cotton, Ananya Berg Jamie Bell, Jean-Marc Barr, Michael Pas, Mia Goth, Stacy Martin, Connie Nielsen, Shia LaBeouf. |
Uscita | giovedì 24 aprile 2014 |
Tag | Da vedere 2014 |
Distribuzione | Good Films |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: V.M. 18 |
MYmonetro | 3,44 su 8 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 26 luglio 2016
Secondo episodio del crudo racconto della vita sessuale di Joe. In Italia al Box Office Nymphomaniac - Volume 2 ha incassato 332 mila euro .
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CONSIGLIATO SÌ
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Joe prosegue la narrazione della sua vita in rapporto con la sessualità mentre l'anziano Seligman la ascolta suggerendo, talvolta, inattesi paralleli. Apprendiamo così che il blocco dell'orgasmo con cui si chiudeva il primo volume continua e Jerome è, obtorto collo, costretto ad accettare che Joe cerchi altri uomini per trovare soddisfazione. Questo però non impedisce che nasca un figlio la cui presenza non contribuirà però a cementare la coppia. Tra esperienze con africani ed esplorazioni del proprio versante masochistico, Joe scoprirà anche l'interesse per un rapporto lesbico.
Quando un film viene diviso dal suo autore in due parti a causa della lunghezza il rischio che si corre è quello di non valutarlo come un'opera unica come invece è. Perché di fatto Von Trier prosegue il percorso iniziato con il Volume 1 semmai forzando ancor più gli elementi già messi in gioco. A partire dai nomi. Perché il fatto che la protagonista si chiami Joe e che partecipi (per poco tempo) a riunioni di sex addicted dovendosi presentare prima di prendere la parola non può non richiamare alla memoria l'alcolista protagonista di My Name is Joe di Ken Loach. E se il perfido Von Trier avesse volutamente affibbiato al suo quasi incolore e introverso ascoltatore Seligman il nome dello psicologo teorico dell'apprendimento dell'ottimismo e ideatore del concetto di impotenza appresa? Quello che è certo è però che il regista danese ci fornisce un'esplicita autocitazione presa di peso da Antichrist e ricontestualizzata nella storia di Joe. Di lei seguiamo il lucido percorso di ricerca del superamento della solitudine mettendo ogni volta alla prova la capacità di sottomissione alle esperienze più umilianti con l'intenzione di separare il sesso dal sentimento.
Ancor più che nella prima parte Von Trier si diverte a provocare fino a sfiorare la blasfemia per poi ritrarsi o a creare arditi paralleli tra la storia della religione e le impostazioni che Joe ha dato alla propria vita. Ma la provocazione non può (e forse non vuole) nascondere ciò che appare sempre più evidente: tutti i suoi film ma questo più di tutti costituiscono una lunga seduta psicoanalitica in cui con sadomasichistica lucidità si mette a nudo. Perché Lars è Joe, così come è Seligman. È un narratore che ama ascoltarsi, è un affabulatore in cui invenzione e dati di realtà finiscono con l'intrecciarsi ma è anche colui che cerca di sublimare le proprie pulsioni con la cultura e la citazione alta. È l'intellettuale che non ha ancora deciso se sia meglio tagliarsi le unghie delle mani a partire dalla destra o dalla sinistra ma che conosce bene (forse perché li ha visti in se stesso) i lati oscuri dell'essere umano. Tenendo però sempre fermo un principio caratteriale inalienabile che ha attribuito ai suoi personaggi femminili (anche a quelli apparentemente più passivi): l'autodeterminazione. Joe è una di loro.
In occasione della 71ª Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia è stata presentata (sezione fuori concorso) la Director's Cut Long Version di Nymphomaniac - Parte 2 con una durata di 180 minuti.
A poche settimane di distanza dall'uscita del volume 1 di «Nymphomaniac», la Good Films porta nelle sale il secondo volume e chi aveva una curiosità lasciata in sospeso ora potrà esaudirla, anche se la tensione che porta lo spettatore ad aprirsi all'esperienza cinematografica non potrà che essere interrotta da questa divisione artificiale. Lo abbiamo scritto e lo ripetiamo ora: il viaggio nella sessualità di una ninfomane secondo Lars Von Trier sarà completo solo quando si avrà l'opportunità di vedere l'opera per intero e senza tagli, perché anche questo volume 2 risente di una edizione edulcorata, se così possiamo dire.
Comunque, facciamo fmta di non essere mai usciti dalla sala e che siamo rimasti vittime di uno stop frame... Avevamo lasciato Joe ancora giovane alle prese con l'amore per Jerome e con l'impossibilità di raggiungere l'orgasmo. La ritroviamo in una sorta di allucinazione che la porta, non senza un pizzico di provocazione blasfema, a trovare nel cuore di un gesto di autoerotismo apparizioni di Madonna con bambino. Questo Joe confessa al sempre più coinvolto Seligman, che non perde mai l'occasione di un aggancio storico o filosofico nel tentativo di innalzare l'esperienza sessuale della sua ospite. Joe riuscirà anche a rimanere incinta, ma sarà una madre snaturata perché presa dal fuoco della sua ossessione.
Nel secondo volume si assiste anche al passaggio di consegne attoriale e bisogna ammettere che questo «movimento» è compiuto con grande eleganza. Il primo volume vedeva la Gainsbourg duettare a distanza con il suo sé giovane, interpretata con grande potenza dalla attrice Joe Stacy Martin; nel secondo invece è la Gainsbourg stessa ad entrare in scena e il testimone biografico viene passato lungo il corso di una passeggiata con carrozzina. Joe è diventata madre, è cambiata definitivamente e con lei l'attrice che la interpreta. Ora siamo sugli occhi tesi e non più ingenui della Joe adulta, magra, scavata, sofferente. Questo elemento segna anche il passaggio di umore tra i due capitoli. Laddove il secondo è molto più cupo e doloroso. Lars Von Trier riesce allo stesso tempo ad essere coerente con il suo dispositivo e ad essere assolutamente inventivo e libero.
Da L'Unità, 24 aprile 2014