el tronco
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lunedì 8 marzo 2010
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l'onda debole...
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Prendendo spunto da un esperimento svolto realmente in un liceo californiano negli anni '60, il regista Dennis Gansel prova a ritrasportarlo ipoteticamente in una scuola tedesca dei nostri giorni, con il nobile fine di mettere in guardia le giovani generazioni dallo spettro della dittatura, sempre vegeto a dispetto di quanto queste potrebbero superficialmente credere. Premessa buona, ma che Gansel evidentemente non sa ben elaborare. Il suo film infatti finisce con lo strizzare troppo l'occhio agli svariati (e scadenti) film, telefilm per adolescenti che negli ultimi anni inondano cinema e reti satellitari. Ecco dunque presentarsi lo studente belloccio di turno, il bulletto al quale papà e mamma non fanno mancar niente, la ragazzina innamorata e confusa, prima vipera poi salvatrice redenta della patria, il disadattato sociale la quale scontatissima fine si capisce già dopo le prime battute.
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Prendendo spunto da un esperimento svolto realmente in un liceo californiano negli anni '60, il regista Dennis Gansel prova a ritrasportarlo ipoteticamente in una scuola tedesca dei nostri giorni, con il nobile fine di mettere in guardia le giovani generazioni dallo spettro della dittatura, sempre vegeto a dispetto di quanto queste potrebbero superficialmente credere. Premessa buona, ma che Gansel evidentemente non sa ben elaborare. Il suo film infatti finisce con lo strizzare troppo l'occhio agli svariati (e scadenti) film, telefilm per adolescenti che negli ultimi anni inondano cinema e reti satellitari. Ecco dunque presentarsi lo studente belloccio di turno, il bulletto al quale papà e mamma non fanno mancar niente, la ragazzina innamorata e confusa, prima vipera poi salvatrice redenta della patria, il disadattato sociale la quale scontatissima fine si capisce già dopo le prime battute. Il tutto poi può finire per compiacere coloro che amano gridare all'allarme per il disagio delle nuove generazioni, in un film dove esse vengono dipinte grossolanamente come dedite a feste a base d'alcol e droghe, indisciplinate in classe e prive di reali rpporti coi genitori. E per giunta facilmente manipolabili da un insegnante di educazione fisica che s'improvvisa fuhrer (eccezion fatta, guarda caso, per la studentessa alternativa coi rasta!). Una regia sufficientemente incalzante e un accompagnamento sonoro tutto sommato azzeccato non bastano a risollevare le sorti del film.
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elliot
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domenica 14 febbraio 2010
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un bellissimo film
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Splendida colonna sonora. Film scorrevolissimo. Crea suspense. Ottimi dialoghi. Personaggi ben delineati ed interpretati. Da vedere!
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fabrizio cirnigliaro
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martedì 2 febbraio 2010
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i falliti della globalizzazione
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Due dei film europei più belli degli ultimi anni sono entrambi ambientati in delle scuola, La Classe di e L’Onda Anche se il primo è più famoso, grazie alla Palma d’oro ottenuta a Cannes, L’Onda è una di quelle pellicole la cui visione non può lasciare indifferenti. Non solo per il finale, che ricorda un po’ il video (censurato) dei Pearl Jam, Jeremy. L’intento del professore è quello di dimostrare che anche nella Germania dei nostri giorni è possibile instaurare una “regime autocratico”, alla base della dittatura ci sono sempre Povertà, Disoccupazione e ingiustizia sociale.
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Due dei film europei più belli degli ultimi anni sono entrambi ambientati in delle scuola, La Classe di e L’Onda Anche se il primo è più famoso, grazie alla Palma d’oro ottenuta a Cannes, L’Onda è una di quelle pellicole la cui visione non può lasciare indifferenti. Non solo per il finale, che ricorda un po’ il video (censurato) dei Pearl Jam, Jeremy. L’intento del professore è quello di dimostrare che anche nella Germania dei nostri giorni è possibile instaurare una “regime autocratico”, alla base della dittatura ci sono sempre Povertà, Disoccupazione e ingiustizia sociale. Per lui i suoi alunni sono “i falliti della globalizzazione”, sempre alla ricerca di un gruppo di cui essere membro, la continua ricerca del senso di appartenenza. I ragazzi dell’Onda iniziano ad avere il controllo su tutto. Sono loro a decidere chi può o meno assistere agli incontri sportivi, chi deve prendere parte alle recite scolastiche etc… Sarà proprio Tim, uno dei più introversi della scuola, il classico sfigato, il “coglioncello” *, a cambiare radicalmente dopo l’ingresso nel gruppo, crede profondamente in questo progetto,non si sente più isolato , ha finalmente un interesse e soprattutto un pensiero comune con i suoi compagni, e darà libero sfogo alla sua rabbia, divenendo man mano incontrollabile .
La pellicola non è il classico film sui teenager, quelli descritti da Dennis Gansel non sono i bulli che solitamente vengono mostrati dai vari TG, ma neanche i patetici Nazisti dell’Illinois.
Non è l’uniforme a fare paura, la scelta della camicia bianca non è casuale, ne tantomeno il ridicolo saluto de l’Onda, ma è la facilità con cui i ragazzi convergono ad un pensiero unico. Inquieta la totale assenza dei genitori di quasi tutti i ragazzi coinvolti nel progetto. Nessuno si accorge di nulla, gli adulti sembrano totalmente assenti, anche all’interno della scuola.
Non serve andare troppo lontano per trovare dei collegamenti alla società di oggi.
In tempo di crisi, con il tasso di disoccupazione in continua crescita, il pericolo di una” sterzata fascista” è sempre incombente, piccoli gruppi con ideologie quantomeno discutibili ottengono sempre un maggior consenso popolare, in Germania cosi come in Italia, nel XX secolo cosi come oggi. Quello in atto è un allarmante decadimento culturale, un imbarbarimento generale le cui conseguenze saranno pagate a breve. Non basta dire che il peggio è passato, che si intravede già l’uscita del tunnel. C’è sempre un onda pronta a travolgerci.
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ultimoboyscout
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sabato 21 novembre 2009
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sorprendente.
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Ero scettico e invece è un bel film. Un professore ( Jurgen Vogel, bellissima sorpresa) per un esperimento scolastico, trasforma la sua classe e non solo come poi si vedrà, in un'unica compattissima unità, l'onda appunto. Tra le risate e lo scetticismo iniziale, tutti ne trarranno giovamento e soprattutto insegnamento, soprattutto nella vita. E da semplice esperimento diventerà un'ideologia di vita. Finale retorico ma in fondo va bene così.
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lisbeth
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giovedì 10 settembre 2009
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i cattivi maestri
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Da vedere,non c'è dubbio,sapendo che non sei lì per godere di tutte quelle soddisfazioni che un film ben confezionato può dare, ma che è una sorta di atto dovuto, un fermarsi un attimo su quel genere di riflessioni che oggi solo al cinema è rimasto di sollecitare. Altrove tutto tace, infatti e purtroppo.Film più da cineforum (eravamo solo in tre in sala) presenta una regia piattan e incolore nel costruire personaggi e ambientazione, ma il ritmo c'è e la progressione della storia, faticosa sulle prime, poi prende quota e ha le giuste accelerazioni nella seconda parte. Il tema vale: alle radici dei fanatismi, dei totalitarismi, dei deliri di massa in genere, cosa c'è? Sembrerebbe, i cattivi maestri, e non ci si allontana dal vero, anzi.
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Da vedere,non c'è dubbio,sapendo che non sei lì per godere di tutte quelle soddisfazioni che un film ben confezionato può dare, ma che è una sorta di atto dovuto, un fermarsi un attimo su quel genere di riflessioni che oggi solo al cinema è rimasto di sollecitare. Altrove tutto tace, infatti e purtroppo.Film più da cineforum (eravamo solo in tre in sala) presenta una regia piattan e incolore nel costruire personaggi e ambientazione, ma il ritmo c'è e la progressione della storia, faticosa sulle prime, poi prende quota e ha le giuste accelerazioni nella seconda parte. Il tema vale: alle radici dei fanatismi, dei totalitarismi, dei deliri di massa in genere, cosa c'è? Sembrerebbe, i cattivi maestri, e non ci si allontana dal vero, anzi. Rainer Wegner lo è, i suoi alunni massificati e indottrinati in un pazzesco gioco di ruolo (facciamo a come nasce il nazismo?) sono davvero molle di un meccanismo che diventerà drammaticamente reale fino ad autodistruggersi. Rainer, insegnante rap in crisi di identità, evidentemente frustrato da anni di gioventù passati a gridare slogan con approdo solo ad una cattedra inhigh school, vuol riprodurre in laboratorio un fenomeno sociale, dimostrare cioè come sia facile diventare massa da individui, ma la situazione gli sfugge di mano e, almeno lui, pagherà. Lo portano via tra ali di indifferenza e riprovazione. Nella realtà non sempre è avvenuto così, e il film a questo può servire, a ripensare ai cattivi maestri, ai meccanismi della psicologia di massa, ai rapporti tra questa e il potere, ai fin troppo facili bottoni da premere per far muovere tutti a passo di parata. Da lì agli hitlerjugend, ai soldatì-bambini, ai kamikaze, ai black block, ai destini bruciati degli anni di piombo il passo è breve e i cattivi maestri spesso l'hanno fatta franca, ma per fortuna ci sono i film a farci sognare!
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rallets
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lunedì 24 agosto 2009
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merita
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Ispirato da una storia vera (un esperimento degli anni 70: L'esperimento della prigione di Stanford, di cui hanno fatto anche un film) rende molto bene l'idea degli effetti imprevedibili di un nuovo comportamento sociale!
Merita essere visto perchè fa capire per quale motivo i gruppi di persone si comportano in modo diverso tra di loro.
Come l'impossibile ("bisogna essere stati stupidi per aderire al nazismo") diventa normalità!
Da far vedere a tutti!
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filippaccio
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lunedì 13 luglio 2009
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fuori onda
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Senza puzza sotto il naso dico che il film non mi e' dispiaciuto. E lo dico perche' alla fine apre un dibattito, lascia delle domande, apre un fronte piu' ampio da analizzare. Secondo me vederlo farà bene a tutti, catastrofisti e non. Com'e' il detto ? Bene o male purche' se ne parli, in questo caso direi purche' non si dimentichi quello che e' stato e come e' stato facile farne sentire tutti parte. Soprattutto viste le condizioni sociali attuali. C'e' anche da dire che mentre lo guardavo alla fine siamo arrivati ad una forzatura della sceneggiatura incredibile, quasi inverosimile, pero' fa parte del gioco psicologico e del meccanismo che voleva innescare o almeno cosi' e' arrivato a me. Poi io ho ancora negli occhi i tremendi polizieschi tedeschi anni 80, dai quali si dice che non esce vivi, be' finalmente ce l'hanno fatta.
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chiarialessandro
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sabato 11 luglio 2009
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folle. folle?
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? Lo scorrere di questo film di carattere allegorico ha progressivamente generato dentro di me un senso di profonda inquietudine, derivante in gran parte da quella che sembrerebbe essere l’enorme facilità con cui è possibile manipolare le menti umane, soprattutto quando si tratta di menti non ancora arrivate a raggiungere la piena maturità a causa della giovane età. La storia prende spunto da un normale seminario di approfondimento scolastico per diventare poi un serio trattato filosofico sulla dittatura e, soprattutto, sulle cause che ne consentono la genesi: la sicurezza che si trova nello spirito di gruppo, il fare parte di una società che si riconosce in te ed in cui ti riconosci a tua volta perché sono uguali le idee come pure le indispensabili “divise” ed i (dis)valori (ovverosia il fare parte di quello che i ragazzi chiamano “gruppo”, il quale si trasforma purtroppo talvolta nel “branco”), la mancanza di capacità critica (mancanza che aumenta in modo direttamente proporzionale a quella di un’informazione libera e a 360 gradi), la “comodità” della deresponsabilizzazione derivante dal non dover mai prendere decisioni (che qualcun altro prende per tuo conto dall’alto della sua posizione di indiscusso comando) etc.
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? Lo scorrere di questo film di carattere allegorico ha progressivamente generato dentro di me un senso di profonda inquietudine, derivante in gran parte da quella che sembrerebbe essere l’enorme facilità con cui è possibile manipolare le menti umane, soprattutto quando si tratta di menti non ancora arrivate a raggiungere la piena maturità a causa della giovane età. La storia prende spunto da un normale seminario di approfondimento scolastico per diventare poi un serio trattato filosofico sulla dittatura e, soprattutto, sulle cause che ne consentono la genesi: la sicurezza che si trova nello spirito di gruppo, il fare parte di una società che si riconosce in te ed in cui ti riconosci a tua volta perché sono uguali le idee come pure le indispensabili “divise” ed i (dis)valori (ovverosia il fare parte di quello che i ragazzi chiamano “gruppo”, il quale si trasforma purtroppo talvolta nel “branco”), la mancanza di capacità critica (mancanza che aumenta in modo direttamente proporzionale a quella di un’informazione libera e a 360 gradi), la “comodità” della deresponsabilizzazione derivante dal non dover mai prendere decisioni (che qualcun altro prende per tuo conto dall’alto della sua posizione di indiscusso comando) etc. etc. Ma, come tutti i giochi che sono belli, anche questo dura poco; peccato che, quando hai gettato la pietra dentro lo stagno, non puoi più riuscire a fermare quelle maledette onde concentriche che si generano automaticamente e portano ad una tragica ed ineluttabile conclusione dopo averti fatto stare sulle spine per tutta la durata della pellicola, continuando ad aspettare la scena successiva mentre ti chiedi: “e ora cosa succederà?”.
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elmajco
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domenica 5 luglio 2009
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tra il discreto e l'ottimo da vedere
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l'ho trovato interessante piacevole riesce senza dubbio a catturare l'attenzione dall'inizio alla fine nn trovo cosi negativo il personaggio del professore l'intento era sicuramente buono e valido i suoi limiti sono stati di nn accorgersi dell'evoluzione negativa e di rendersene conto troppo tardi.Trovo molto strano che la germania con una storia nazzista alle spalle nel film per definire la dittatura faccia sempre riferimento al fascismo in piu' riprese si sono apostrofati con la parola fascista ma essondo il film tedesco ambientato in germania perchè non usare la parola nazzista? mi è sembrato al quanto incoerente e strano. Il fatto di essere coesi fare gruppo e trovare comuni obiettivi non è assolutamente negativo se gli intenti sono pacifici e volti ad un'azione sociale e solidale ed il professore avrebbe dovuto puntare su questa linea e marcare cosi la differenza in positivo di quello che può essere e quello che non deve mai più essere.
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l'ho trovato interessante piacevole riesce senza dubbio a catturare l'attenzione dall'inizio alla fine nn trovo cosi negativo il personaggio del professore l'intento era sicuramente buono e valido i suoi limiti sono stati di nn accorgersi dell'evoluzione negativa e di rendersene conto troppo tardi.Trovo molto strano che la germania con una storia nazzista alle spalle nel film per definire la dittatura faccia sempre riferimento al fascismo in piu' riprese si sono apostrofati con la parola fascista ma essondo il film tedesco ambientato in germania perchè non usare la parola nazzista? mi è sembrato al quanto incoerente e strano. Il fatto di essere coesi fare gruppo e trovare comuni obiettivi non è assolutamente negativo se gli intenti sono pacifici e volti ad un'azione sociale e solidale ed il professore avrebbe dovuto puntare su questa linea e marcare cosi la differenza in positivo di quello che può essere e quello che non deve mai più essere.
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-maverick-
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venerdì 3 luglio 2009
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ritorno al nazzismo?...no tranquilli!
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ciao a tutti.
devo ammeterlo questo film mi ha sorpreso,all'inizio quando mi è stato consigliato ero scettico ma già a metà del film non riuscivo a staccare gli occhi dalla TV,dovevo vedre la disfatta di quel branco di "soldatini" che sembravano ormai soprafatti e accecati da tutto quel potere.
una fine troppo scontata,anche se ben costruita,
a mio parere non è male,vale la pena vederlo,anche se bisogna essere scemi per non accorgersi di quello che combinano i propri alunni.
saluti davide.
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