Anno | 2025 |
Genere | Commedia, |
Produzione | Italia |
Durata | 90 minuti |
Regia di | Gianni Quinto |
Attori | Maurizio Battista, Paolo Triestino, Francesca Antonelli, Giorgio Caputo Marco Conidi, Milena Miconi, Jane Alexander (II), Thomas Semeraro, Lucianna De Falco, Guglielmo Poggi, Sergio Di Pinto, Stefano Antonucci, Giancarlo Ratti, Diego Verdegiglio, Benedetta Mazza, Fabrizio Gaetani, Antonio Fiorillo, Salvador Rapallo. |
Uscita | giovedì 3 aprile 2025 |
Distribuzione | Nexo Studios |
MYmonetro | 3,09 su 3 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 2 aprile 2025
Un film che fa ridere e commuovere, invitandoci a riflettere sul senso della vita e sull'importanza di non arrendersi mai. In Italia al Box Office Tu Quoque ha incassato 30,3 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Massimo Quinto, un uomo di mezza età pieno di debiti, con un matrimonio fallito e un pessimo rapporto con il figlio Edoardo, scopre anche di avere un brutto male ma, dopo un incidente in motorino, come per incanto, si risveglia nel 44 a.C. e riesce a salvare la vita a Giulio Cesare. I due, nonostante i millenni che li separano, diventano amici e scoprono di essere più simili di quanto possano immaginare. Il 15 marzo arriva, il destino di Cesare si sta per compiere, ma anche nel destino di Massimo qualcosa di molto importante sta per cambiare.
Il salto sul grande schermo di Maurizio Battista, che ha stretto un fortissimo legame con il pubblico nei teatri, dimostra come un vero comico sia triste.
La scelta di Maurizio Battista, che firma la sceneggiatura con Gianni Quinto al suo esordio alla regia, è chiara ed è quella di non trasportare pari pari sul grande schermo la sua comicità così popolare a teatro. Il tentativo è di dare corpo e anima a un personaggio che rispecchia l'animo profondo del comico romano che è molto melanconico, probabilmente per ragioni extracinematografiche. Difatti tutta la trama di Tu Quoque ruota intorno al rapporto complicato con il figlio ormai adulto la cui problematicità viene mostrata, e in parte esorcizzata, nel film stesso in più d'una sequenza.
L'approccio, anche psicologico ai personaggi, però è molto basico tanto che le motivazioni del pessimo rapporto del figlio (Guglielmo Poggi) con il padre sono fatte risalire dal ragazzo alla mancata presenza alle partitine di calcio. Un po' poco per un film che tra flashback, parti oniriche e risoluzione finale ruota tutto attorno a questa problematicità espressa, è giusto dirlo, in maniera convincente dallo stesso Battista che impersona un uomo di mezza età dolente per come gli è andata la vita, svelando il lato triste che c'è dietro a ogni comico.
Tu Quoque inizia infatti con una sorta di carrellata di quartiere con Battista che esce da una casetta popolare in una Roma periferica e incontra, uno ad uno, tutti i piccoli commercianti amici a cui però deve dei soldi: dall'edicolante al barista, al meccanico. È un po' questo un omaggio elegiaco e metacinematografico alla tipologia di pubblico del comico in teatro che qui si sta rivolgendo direttamente alla sua fanbase, omaggiandola con sincerità.
Il protagonista inforca così il motorino con il casco con la scritta 'Massimo' a caratteri cubitali su cui si concentra il ripetuto messaggio di tenerlo ben allacciato, come in una specie di pubblicità progresso. Si dirige verso l'agenzia delle entrate non senza prima aver constatato, fermo al semaforo, l'inciviltà dei suoi concittadini che, per esempio, buttano la monnezza per strada oppure non raccolgono i bisogni del cane. Un po' come si vede nei video di Tik Tok con quelli che osservano muti le cose assurde che gli capitano intorno.
Proprio con l'impiegato delle tasse c'è il primo e vero momento comico o, meglio, satirico del film con un interprete come Stefano Antonucci che si trasforma, grazie anche al montaggio puntuale di Irene Vecchio, in una spalla perfetta di Maurizio Battista abituato invece a giocare sul palco sempre da solo.
Non si può dire però lo stesso di tutta la parte ambientata nell'antica Roma dove il nostro protagonista finisce, per onirica immaginazione, dopo aver tentato un gesto estremo - scopre anche di avere una malattia che gli lascia tre mesi di vita! - in sella al suo fidato scooter sui basoli dell'Appia Antica. Maurizio Battista e il regista Gianni Quinto non hanno probabilmente creduto del tutto in loro stessi per tentare la strada della comicità, seppur malinconica, nella quotidianità capitolina («È questa la mia città» teorizza il protagonista anche di fronte agli scempi), scegliendo invece di rifugiarsi nella Roma della congiura a Giulio Cesare che, proprio grazie all'ignaro Massimo Quinto («Che nome nobile», gli dice il dittatore), viene puntualmente sventato. È però questa la parte più debole del film per la poca chimica che si crea tra il protagonista e l'inconsueto amico Giulio Cesare (Paolo Triestino), ma anche con la moglie tradita Calpurnia (Francesca Antonelli) e, in generale, con tutta l'ambientazione antica con il suo sapore volutamente da filodrammatica e il suo inutile latinorum. Anche la costruzione delle gag, con Massimo Quinto che dà agli abitanti delle dritte venute dal futuro, è pigra e non particolarmente convincente con, ad esempio, il déjà vu della pipì lanciata - qui addirittura tre volte! - dalla finestra come in Non ci resta che piangere.
E così appare ancora più evidente come tutta l'attenzione dei creatori di Tu Quoque si concentri sulla risoluzione, molto autoassolutoria da parte del protagonista (un tratto distintivo degli spettacoli di Battista), del rapporto padre-figlio a cui rimanda tutto l'intermezzo dell'epoca imperiale ambientato nel set esistente a Cinecittà. Una scelta che, insieme a quella di sviare dalla comicità tipica di Maurizio Battista che, più che essere legata all'odierno concetto di politicamente scorretto sembra venire fuori direttamente dal secolo scorso, è in qualche modo coraggiosa anche se non pienamente riuscita.
Niente, solo commediole stupide e senza alcun spirito critico. Questo tipo di attore comico ( spesso volgare) starebbe bene con gli straccioni di colorado cafe' o only fun comico show o made in sud o simili, invece gli si permette di imbrattare la settima arte con falsita' storiche ( almeno il film di Benigni che vince 4 Oscar aveva una poesia interna, anche se i russi liberarono i campi di [...] Vai alla recensione »
Premessa: entrando in sala pensavo che avrei visto una commedia brillante con il "solito Battista" e quindi piena di battute, risate e situazioni comiche. Mano mano che il film andava avanti, invece, ho avuto la sorpresa che non mi sarei mai aspettata: un Battista drammatico ma assolutamente convincente! sono stati tanti i punti in cui la lacrima ? uscita, ho visto un artista maturo, consapevole e [...] Vai alla recensione »
Sono andata al cinema con tutta la famiglia, ? stato un successo! I miei figli hanno riso e si sono anche commossi. Tutti noi ci siamo divertiti a guardare un comico in una veste inaspettata riscoprendo anche un bravo attore. La seconda parte del film cala un po' di ritmo, forse colpa del montaggio, ma devo dire che nel complesso abbiamo passato un pomeriggio divertente in famiglia! La cosa che sicuramente [...] Vai alla recensione »
Dopo i tour sold out nei teatri e oltre 100.000 spettatori conquistati con i suoi show in tutta Italia, il campione di incassi Maurizio Battista arriva al cinema con una commedia non solo - ma anche - divertente diretta da Gianni Quinto (regista del corto Mostro, qui co-autore anche di soggetto e sceneggiatura con lo stesso protagonista). La data di uscita del suo Tu quoque è quella di giovedì 3 aprile, [...] Vai alla recensione »
A dieci anni dal primo tentativo come protagonista (Uno anzi due, film di cui ricordiamo soprattutto lo spreco della comprimaria Claudia Pandolfi), Maurizio Battista torna al cinema con questo Tu quoque, esordio di Gianni Quinto (non è un nome d'arte da antico romano). In scena ancora un povero cristo impossibilitato ad arrivare a fine mese, figuriamoci a sostenere il figliolo.