Anno | 2025 |
Genere | Drammatico |
Produzione | USA |
Regia di | Anthony Byrne, Guy Ritchie, Lawrence Gough, Daniel Syrkin |
Attori | Tom Hardy, Helen Mirren, Pierce Brosnan, Paddy Considine, Joanne Froggatt Lara Pulver, Daniel Betts, Mandeep Dhillon, Lisa Dwan, Geoff Bell, Jasmine Jobson, Emily Barber, Anson Boon, Bradley Turner. |
Tag | Da vedere 2025 |
MYmonetro | Valutazione: 3,50 Stelle, sulla base di 1 recensione. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 30 maggio 2025
Due generazioni di gangster, i loro affari, le relazioni che intrecciano e l'uomo che chiamano per risolvere i loro problemi.
CONSIGLIATO SÌ
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Londra. Due famiglie criminali si spartiscono la città come imperi feudali: gli Harrigan, dediti al traffico di armi e radicati in un'estetica aristocratica della violenza, e gli Stevenson, padroni del mercato degli oppiacei sintetici. La tregua che tiene insieme questi mondi collassa in una notte soltanto, quando Eddie Harrigan, nipote viziato del boss, accoltella un ragazzo durante una serata di eccessi. Si tratta del figlio del rivale Richie Stevenson, e la sua scomparsa rischia di far esplodere una guerra mai davvero conclusa. Figura centrale sarà Harry Da Souza, fixer della famiglia Harrigan: un uomo esterno per sangue ma interno per funzione, incaricato di gestire testimoni, trattative, rappresaglie e vendette incrociate, mentre attorno a lui tutto si disfa - la sua famiglia, la sua etica, il fragile equilibrio che tiene in piedi l'impero.
Nonostante il titolo possa suggerire una generica epopea criminale, MobLand costruisce fin da subito una grammatica visiva e narrativa molto precisa.
L'impronta stilistica di Guy Ritchie è ben presente nei primi episodi, ma è come se il suo stile fosse stato filtrato e asciugato: le sue impennate coreografiche, i monologhi ipercinetici, il montaggio frenetico, tutto viene qui rallentato e domato. La Londra di MobLand non è un luna park pulp, ma un organismo malato e lento, che si muove con scatti improvvisi, come un animale vecchio che però sa ancora uccidere. La regia lavora sull'accumulo di tensione più che sulla risoluzione, lasciando che il non detto, i silenzi e i gesti minimi costruiscano l'atmosfera. L'azione c'è, e quando esplode è brutale e improvvisa, ma la maggior parte del tempo si gioca nel campo dell'attesa, della pressione e del sospetto.
La fotografia accentua questa impressione: le scene che coinvolgono i personaggi di maggior spessore (boss, mogli, eredi) sono spesso immerse in luci calde, ambienti ampi, case di campagna, salotti con finestre alte. Quando invece ci si sposta nei luoghi dove si agisce - i club, le palestre, i vicoli - la luce diventa radente e satura di ombre. C'è una vera e propria stratificazione visiva del potere, che si riflette nei costumi, nei movimenti di macchina e nella composizione dell'inquadratura. MobLand è attentissima alla costruzione gerarchica dei suoi spazi: chi ha potere lo esercita in luoghi stabili, ordinati e larghi; chi lo subisce è schiacciato da spazi angusti, da camere a mano nervose e da corridoi claustrofobici.
La scrittura di Ronan Bennett non indulge in battute memorabili o in moralismi da gangster d'altri tempi. Al contrario, lavora sul sottofondo, sul non esplicitato, con dialoghi spesso scarni, ma pieni di sottotesto. L'efficacia della serie sta proprio nella sua capacità di sottrazione: non c'è quasi mai un momento in cui venga detto chiaramente cosa si sta facendo o perché. La logica è quella della reale criminalità organizzata, in cui si agisce senza dichiarare. In questo equilibrio di tensione e silenzio, Tom Hardy trova il suo habitat ideale. Il suo Harry Da Souza è un personaggio molto ben stratificato, con sfumature che non necessitano di maschere vocali o di posture eccentriche: è presente in ogni scena con una naturalezza così solida da sembrare inevitabile, e con una recitazione che gioca su toni bassi e su modulazioni minime della voce e del corpo, ed è proprio questa economia espressiva a rendere la sua presenza così efficace.
Accanto a lui, Helen Mirren e Pierce Brosnan interpretano una coppia di potere perfetta, graffiante e a tratti inquietante. Brosnan porta in scena uno dei suoi ruoli migliori con il personaggio del boss Conrad: un patriarca in decadenza, stanco ma ancora capace di improvvise impennate di violenza. Ma è Maeve a bucare davvero lo schermo: una donna enigmatica, più pericolosa di quanto la sua apparenza faccia trasparire (difatti nessuno osa sfidarla), e Mirren è l'attrice più capace di trasformare il proprio volto in un terreno di scontro interno. La sua Maeve ricorda moltissimo l'interpretazione magistrale che fece di Georgina, personaggio iconico di Il cuoco, il ladro, sua moglie e l'amante, e come nel film di Peter Greenaway del lontano 1989, anche qui il suo personaggio attraversa ambienti dominati da uomini violenti, manovrandoli con apparente remissività fino a ribaltare i ruoli di potere. C'è la stessa capacità di restare al centro della scena pur fingendo di esserne ai margini, lo stesso uso del corpo e dello sguardo per costruire una strategia silenziosa e letale.
Il vero nodo drammaturgico della serie non è però lo scontro tra famiglie, quanto quello interno agli Harrigan. La loro fragilità generazionale è il motore narrativo più efficace, con figli che non reggono il confronto con i padri, padri che non riescono a trasmettere autorità, nipoti che trasformano l'eredità in una bomba a orologeria. Qui, MobLand diventa anche una riflessione amara sulla decadenza del potere, sulla sua non trasmissibilità.
Interessante è anche la collocazione produttiva della serie. Nata come prequel della statunitense Ray Donovan, è poi stata rielaborata in un progetto autonomo, mantenendo però la figura del "fixer" come fulcro narrativo. In questo senso, MobLand si inserisce nella linea dei drama machisti e cupi recentemente prodotti da Paramount+ (da Mayor of Kingstown a Tulsa King), ma se ne discosta per il rigore visivo e per l'ambizione strutturale. Non è una serie che cerca di sorprendere con twist a effetto, ma funziona come una macchina narrativa che lavora per sedimentazione, portando lo spettatore a interiorizzare lentamente dinamiche e tensioni.
Oggi il crime televisivo tende a polarizzarsi molto tra procedural da bingewatching e noir autoriali e cerebrali; MobLand trova, invece, un piacevolissimo e inaspettato equilibrio. Un racconto che non cerca l'impatto immediato, ma costruito per stratificarsi e - speriamo - crescere nel tempo.
Come serie TV da 10 puntate le 5 stelle ci stanno tutte!Partiro'col dire che non e'un film per bambini,quindi si può vedere in streaming su Paramount +...ma che poi vada libera in una TV commerciale sara'inpossibile.Serie di 2 famiglie malavitose che detevano il dominio in terra inglese.La bellezza e'tutta all'interno della storia sceneggiata in maniera eccellente.