Anno | 2024 |
Genere | Documentario, |
Produzione | Italia |
Durata | 81 minuti |
Regia di | Davide Ferrario |
Attori | Valerio Mastandrea, Alessio Vassallo, Filippo Scotti, Violante Placido . |
Uscita | lunedì 28 ottobre 2024 |
Distribuzione | RS Productions |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | Valutazione: 2,50 Stelle, sulla base di 3 recensioni. |
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Ultimo aggiornamento sabato 26 ottobre 2024
Un documentario che racconta le città invisibili - e quelle visibili - di Italo Calvino. In Italia al Box Office Italo Calvino nelle città ha incassato 22 mila euro .
CONSIGLIATO NÌ
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Nel centenario della nascita di Italo Calvino, Davide Ferrario ricostruisce la vita dello scrittore italiano (1923-1985) e il suo rapporto con le città in cui ha vissuto (Sanremo, Torino, New York, Parigi) a partire dal suo celebre libro "Le città invisibili", riflessione sul rapporto dell'uomo con lo spazio, il tempo, lo sviluppo, la modernità. A fianco del lavoro con il materiale d'archivio, che mette in relazione l'esperienza di Calvino con la storia dell'Italia dal fascismo agli anni '80, sequenze più astratte e libere mostrano un'interprete muoversi in spazi urbani di diversa estrazione, tra prosa e poesia visuale.
Scritto con il docente Marco Belpoliti, un documentario che cerca di restituire la grandezza e l'attualità di Calvino con un'operazione a metà tra biografia e reinterpretazione.
Il problema del film è il doppio binario, il dialogo fra vita e opera che non si trasforma mai in pensiero originale. Nelle sue diverse età, al fianco del solito montaggio di materiale d'archivio sulla storia italiana, Calvino è interpretato da tre attori (Filippo Scotti, Alessio Vassallo, Valerio Mastandrea) che recitano in prima persona passaggi di suoi libri, lettere e interviste, rivolgendosi alla macchina da presa e muovendosi nelle tante città abitate dallo scrittore; nelle parti dedicate a "Le città invisibili", invece, l'interprete è una sola, Violante Placido, che, immersa in vari scenari urbani (storici, contemporanei, futuribili, industriali), interpreta passaggi del libro e cerca di dare corpo alla parola, materia all'immaginario.
L'indubbia precisione della ricostruzione storica, letteraria e bibliografica - che ricorre a splendidi passaggi dell'opera di Calvino e ne mette in risalto la condizione di eterno straniero e di sguardo dentro il mondo (la frase iniziale è folgorante: «Quello a cui io tengo è un modo di guardare: cioè, di essere in mezzo al mondo») - non si accompagna, in realtà, a una messinscena adeguata.
La biografia è condotta cronologicamente, con la voce dello scrittore che racconta gli anni d'infanzia a Sanremo, figlio di genitori botanici girovaghi e cosmopoliti, e la stagione fascista; la Resistenza e il lavoro nel dopoguerra nella casa editrice Einaudi nella Torino; l'innamoramento per gli Stati Uniti (fin dagli anni '30, grazie a Hollywood, poi da ragazzo con una borsa di studio a New York), il ruolo da protagonista a Roma, nella cultura italiana negli anni del boom e infine il passaggio definitivo a Parigi, con la moglie e la figlia... Tutto giusto e niente di sbagliato, ma anche tutto molto prevedibile e un po' pigro, probabilmente figlio delle necessità divulgative di un'operazione nata per celebrare il centenario della nascita dello scrittore.
Meno convincente ancora, però, è la sezione dedicata a "Le città invisibili", che vorrebbe e dovrebbe funzionare da contrappunto alle parti storiografiche, ma nel gioco tra la presenza di Violante Placido, la sua interpretazione inevitabilmente forzata e lo sguardo documentaristico non restituisce la "visionarietà razionale" della prosa di Calvino. Il testo contiene ovviamente passaggi meravigliosi, a cominciare dal concetto che «ogni città è uno spiraglio di tutte le città possibili», e racchiude l'idea calviniana dell'arte come energia volta verso l'avvenire e non verso il passato, ma le immagini digitali, piattamente professionali, restano distanti, artificiose, in affannosa rincorsa della parola.
L'impressione è che quella stessa idea di leggerezza che ha finito per connotare in modo anche superficiale l'opera di Calvino, manchi fatalmente al film di Ferrario, troppo rispettoso (e indubbiamente innamorato) del materiale a disposizione e della sua complessità da riuscire a trovare una propria strada.
«Quello cui io tendo, l'unica cosa che vorrei poter insegnare, è un modo di guardare, cioè di essere in mezzo al mondo». È su queste parole, riprese da una lettera inviata al suo editore francese, che si apre Italo Calvino nelle città, il documentario di Davide Ferrario realizzato per il centenario della nascita dello scrittore nel 2023. Una frase che suona come una premessa teorica foriera di buone [...] Vai alla recensione »
C'è un particolare momento di Italo Calvino nelle città in cui, all'interno del collage elaborato da Davide Ferrario e Marco Belpoliti, si inserisce una sequenza della serie televisiva Marcovaldo con Nanni Loy. Nel breve frangente riproposto, l'ingenuo protagonista - ritratto nel suo quotidiano lavoro di magazziniere - si ritrova a maneggiare una lunga serie di scatoloni segnati con la scritta "Fragile". [...] Vai alla recensione »