Anno | 2019 |
Genere | Azione, Biografico, Drammatico, |
Produzione | Cina, Hong Kong |
Durata | 105 minuti |
Regia di | Wilson Yip |
Attori | Donnie Yen, Scott Adkins, Kwok-Kwan Chan, Chris Collins, Vanness Wu, Jim Liu Kent Cheng, Yue Wu, Mark Strange, Grace Englert, Steven Dasz, Debra Tennant, Jason Redshaw, Darren Leung, Adrian Wheeler, Khariis Ubiaro, Archibald C. McColl IV. |
Distribuzione | Tucker Film |
MYmonetro | Valutazione: 2,50 Stelle, sulla base di 2 recensioni. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 1 luglio 2020
Il maestro di Kung Fu si reca negli Stati Uniti dove il suo studente ha sconvolto la comunità locale di arti marziali aprendo una scuola di Wing Chun. Al Box Office Usa Ip Man 4: The Finale ha incassato 2,9 milioni di dollari .
CONSIGLIATO NÌ
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1964. Ip Man riceve un invito dall'ex allievo Bruce Lee per assistere a una sua esibizione di arti marziali negli Stati Uniti. Ip inizialmente declina, ma cambia idea quando comprende che far studiare il figlio oltreoceano rappresenta la scelta migliore. Dopo aver scoperto di avere il cancro in uno stadio avanzato, accelera i tempi e parte per San Francisco, in cerca di una lettera di raccomandazione per il figlio. La comunità di Chinatown lo accoglie con ostilità: il leader Wan Zonghua è infatti contrario ai propositi di Bruce Lee di diffondere la cultura delle arti marziali presso i non cinesi. Ip conquista la fiducia di Wan proteggendo la figlia da un'aggressione razzista, ma l'escalation di violenza xenofoba - guidata da Geddes, un sergente dei marine violento e razzista - è destinata a crescere.
Al quarto episodio, la più famosa tra le trasposizioni su schermo della vita di Ip Man prende congedo, affrontando finalmente la questione Bruce Lee.
Chan insegue la mimesi totale con i gesti e le espressioni del "piccolo drago", ma il ruolo rimane sorprendentemente marginale, delegando ancora a Ip l'onere di dover sfidare e sconfiggere i cattivi, inevitabilmente caucasici e razzisti oltre ogni credibile manifestazione di intolleranza e discriminazione etnica. Ma spirito e forma della saga diretta da Wilson Yip ormai non appartengono più alla biografia del maestro di Bruce Lee né al cinema di arti marziali. Al pari della saga di Rocky, anche quella di Ip Man diviene un microcosmo immaginario, autoriferito e autocelebrativo, in cui il maestro sembra non invecchiare mai e la verosimiglianza è talmente ignorata da non rappresentare nemmeno una questione su cui soffermarsi. La fama della saga ha ormai bucato la quarta parete e trasceso qualunque tipo di velleità di ricostruzione storica: il pubblico attende solo di vedere Ip Man/Donnie Yen alle prese con avversari in apparenza più grandi e grossi di lui, consapevole che il wing chun del saggio maestro prevarrà sulla forza bruta. I tentativi del primo episodio della saga, di introdurre temi trasversali, attinenti all'evoluzione di Hong Kong e della Cina, restano ai margini, in una trama che inanella provocazioni di crescente intensità, in direzione dello scontro finale. Dopo Mike Tyson e il compianto Darren Shahlavi, la nemesi di Ip questa volta si chiama Scott Adkins, campione di arti marziali che indossa i panni di un sergente dei marine, ritagliato su Hartman di Full Metal Jacket fino al punto di renderlo una parodia.
Le coreografie di Yuen Woo-ping, che non lesinano in ferite sanguinose, sottolineano la brutalità dei colpi più che l'eleganza dello stile. L'addio di Donnie Yen al suo personaggio più famoso lascia un vuoto difficilmente colmabile a Hong Kong per la difficoltà del cinema di genere attuale dell'ex colonia di costruire miti altrettanto duraturi, ma rende evidente come la saga abbia ormai esaurito ogni argomento.
La decisione di concludere la storia cinematografica di Ip Man può apparire ormai scontata, essendo passati ben undici anni dal fortunato primo capitolo, ma porta con sé implicazioni non da poco, dato l'impatto culturale che la saga ha avuto in tutto il mondo. L'idea di raccontare la vita del Maestro di Bruce Lee, nata probabilmente come ennesimo e terminale tentativo di rinverdire i fasti della Bruceploita [...] Vai alla recensione »