Titolo originale | The Beautiful Days of Aranjuez |
Anno | 2016 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Francia, Germania |
Durata | 97 minuti |
Regia di | Wim Wenders |
Attori | Sophie Semin, Reda Kateb, Nick Cave, Peter Handke, Jens Harzer . |
Tag | Da vedere 2016 |
Distribuzione | Movies Inspired |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 2,97 su 4 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 11 agosto 2017
Una conversazione sui conflitti morali e sessuali all'interno dei rapporti dl'amore familiari.
CONSIGLIATO SÌ
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In un'abitazione con ampio giardino uno scrittore procede nell'estensione di un dialogo tra due personaggi: un uomo e una donna. Costoro prendono vita davanti a lui dicendo le battute che scrive. I due hanno stabilito un patto: a ogni domanda non si potrà rispondere con un semplice si o no ma con ampie argomentazioni e non sarà possibile alcuna azione oltre a quella del parlare. I ricordi, le esperienze nella sfera sessuale, le considerazioni sul senso dell'amore occupano la loro conversazione.
Wim Wenders si avvale di un testo teatrale di Peter Handke per realizzare una nuova forma di sperimentazione che richiede allo spettatore una partecipazione che comporta anche una certa dose di fatica. Perché il testo dello scrittore tedesco, scritto e recitato in francese, ha una forte matrice letteraria che anche a teatro sarebbe difficile da seguire a causa dell'inarrestabile flusso di parole che ne costituiscono l'ossatura.
In sala, data l'ovvia assenza fisica degli attori dalla scena, la distanza aumenta in modo considerevole. Pertanto, su una sceneggiatura che anche un cultore della parola portata sullo schermo come Eric Rohmer avrebbe considerato ponderosa, Wenders sperimenta una tecnologia che l'uso corrente vorrebbe dedicata ad altri tipi di messa in scena: il 3D. Qui sta di fatto il senso della sua ricerca. Dopo averci offerto alcuni lenti movimenti di macchina su una Parigi deserta, suggerendoci la calma necessaria ad affrontare la prova, utilizza il 3D proprio per staccare i personaggi dal fondo e valorizzare il loro dire anche tormentato, mettendolo a confronto con l'oasi di pace in cui sono collocati. Lo scrittore li controlla da una distanza relativa (o pensa di farlo) e, in particolare, dà spazio alla donna che racconta le proprie esperienze sessuali proponendo un profondo disincanto nei confronti dell'amore e dichiarando la propria consapevolezza a proposito dell'aura di inaccessibilità che la circondava nel passato.
Di Wenders va riconosciuto e apprezzato il coraggio con cui passa da film dall'ampio riscontro di pubblico a opere rivolte a un pubblico estremamente selezionato come questa. Chapeau!