Anno | 2003 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Italia |
Durata | 100 minuti |
Regia di | Roberto Faenza |
Attori | Emilia Fox, Iain Glen, Craig Ferguson, Caroline Ducey, Jane Alexander (II) . |
MYmonetro | 2,62 su 5 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 22 giugno 2018
La storia di Sabina Spielrein, che fu paziente ed amante di Jung
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CONSIGLIATO NÌ
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Zurigo, 1904. Sabina Spielrein, giovane ebrea di origine russa, viene ricoverata dalla famiglia in una clinica psichiatrica. La ragazza peggiora di giorno in giorno finché non interviene il giovane psichiatra Carl Gustav Jung, pupillo di Freud e deciso a utilizzare le metodologie del maestro viennese. La cura ha pieno e inaspettato successo. Ma tra paziente e ammalata nasce un rapporto che ben presto diventerà amoroso, tanto da mettere a rischio la sanità - non solo mentale -di entrambi. Molti anni dopo toccherà a Marie, studentessa infatuata del personaggio di Sabina, recarsi in Russia per scoprire la verità sulla vicenda e sulla tragica fine della sua eroina.
Roberto Faenza è un cineasta capace di progetti coraggiosi, ma - con rare eccezioni - scolastico e meramente illustrativo. Prendimi l'anima purtroppo non fa altro che confermarne i limiti, non tanto tecnici quanto soprattutto narrativi. E così il bello spunto iniziale si perde tra brutali semplificazioni storiche e dialoghi qua e là francamente imbarazzanti. Né basta la buona resa dei due protagonisti a risollevare le sorti della pellicola.
costruisce il film basandosi sul libro di Aldo Carotenuto “Diario di una segreta simmetria”, che a sua volte prende spunto da lettere, ritrovate a distanza di anni, che Sabina Spielrein spediva al suo terapeuta Carl Gustav Jung. E’ la storia di una scoperta. Jung è un giovane medico che sperimenta per la prima volta su Sabina, diagnosticata affetta da isteria, la nuova [...] Vai alla recensione »
Roberto Faenza costruisce il film basandosi sul libro di Aldo Carotenuto “Diario di una segreta simmetria”, che a sua volte prende spunto da lettere, ritrovate a distanza di anni, che Sabina Spielrein spediva al suo terapeuta Carl Gustav Jung. E’ la storia di una scoperta. Jung è un giovane medico che sperimenta per la prima volta su Sabina, diagnosticata affetta da isteria, [...] Vai alla recensione »
"Prendimi l'anima"(2002, Roberto Faenza)è un fim che ricostruisce, partendo dal carteggio originale della donna, ritrovato e pubblicato da Aldo Carotenuto, la storia di Sabina Spielrein, giovane ebrea russa ricoverata in un"Manicomio"(allora si chiamava così)di Zurigo e curata da Carl Gustav Jung , con cui, però, presto si crea un rapporto che va al [...] Vai alla recensione »
Discreta pellicola, certo non un capolavoro. Rimane a metà fra due ordini di estremi: anzitutto fra un'analisi del rapporto medico-paziente e della nascita della psicanalisi, e una biografia in chiave fortemente elogiativa; in secondo luogo fra una seria ricostruzione storiografica e una storia d'amore. La prima metà la pellicola si concentra sul periodo della malattia, poi vediamo alcuni spezzoni [...] Vai alla recensione »
...credo di non essere la sola ad aver bisogno di rivederlo ogni tanto. Ricordare che il sentimento può trasportare, arricchire, coinvolgere, far ammalare, è una delle poche cose sane che resta. L'atmosfera che si crea attorno ai due protagonisti è magica e dura allo stesso tempo, quasi da suggerire agli spettatori:"non ripetete a casa quello che stiamo per fare" Consigliabilissimo. Leda^_^
una pellicola che merita di riessere rivista, il regista ha saputo creare il giusto equilibrio fra i vari punti emozionale...la storia di sabine la sua passione vera follia..l' evoluzione della psicoanalisi di jung il tempo che vivevano il nazismo..il tutto scorre senza appensantire ma di certo alla fine si scopre una donna che ha contribuito all evoluzione di un pensiero che a suo tempo [...] Vai alla recensione »
Un film profondo e delicato. E' l'intensa, struggente e commovente storia d'amore tra uno psichiatra e la sua paziente. "Prendimi l'anima" riesce a sfiorarti fin dall'inizio e ti lascia qualche dolce lacrima amara alla fine.
le biografia sono raccontate diverse di volta in volta,nei film bisogna in un certo senso accettarle,noi non c'eravamo,ma una riflessione mi duole,per quanto questi psicanalisti siano acclamati,vengono descritti come esseri deboli senza controllo della loro stessa psiche,allora com'è possibile chiamarli con tale enfasi,se da dottori diventavano pazienti e i pazienti diventavano dottori? [...] Vai alla recensione »
Un film per colti e di settore che racconta i metodi curativi ridisegnati dal dottor Jung che, presosi cura di una paziente affetta da una malattia mentale, se ne innamora. Si apre così un viaggio nell' erotismo a cui Jung si abbandona. L' amore, spavento e vertigine, cura di ogni nevrosi...
considero "prendimi l'anima" un buon film, La storia d'amore di Jung e Sabine è coinvolgente, la seconda parte del film un pò meno. Non ritengo, comunque, il film adatto a un pubblico di massa.
Due giovani donne eccezionali per indipendenza, per ardore erotico e per pensiero libero, Sabina Spielrein, psicoanalista russa, e Frida Kahlo, pittrice messicana. Due personaggi destinati a incontrare le grandi forze del Novecento (psicoanalisi, rivoluzione russa, stalinismo, nazismo) e i grandi personaggi di quel secolo (Jung, Freud, Trockij, Picasso).
Quella di Sabina Spielrein, la prima paziente trattata con metodo freudiano dal giovane Carl Gustav Jung, che s'innamorò, ricambiata, del suo analista, ne divenne l'amante, ne fu poi abbandonata per evitare lo scandalo e, tornata nella nativa Russia, lavorò in un asilo applicando metodi pedagogici rivoluzionari, è una storia vera. Una di quelle "storie non ufficiali" che col trascorrere dei decenni [...] Vai alla recensione »
A quanto pare le polemiche non bastano mai. L'ennesima ha accompagnato l'uscita di Prendimi l'anima, che secondo lo psicanalista Aldo Carotenuto non mette nel giusto rilievo il suo ruolo nella genesi del soggetto. Curiosa polemica. Anche se la storia della relazione tra Carl Gustav Jung e Sabine Spielrein è vera, quello di Faenza non è un film sulla psicanalisi, ma un film d'amore.
Ritratto etico, professionale ed emotivo di Sabine Spielrein. Non vi dice niente il nome? Ma allora è un motivo per vedere il film di Faenza, un po' ingessata tranche biografica della ricercatrice che sperimentò una pedagogia infantile di derivazione psicanalitica, aprendo un celebre "asilo libero", chiuso in pochi mesi dal regime stalinista. La Spielrein incominciò come paziente di Jung, di cui finì [...] Vai alla recensione »