peppe.simeone
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domenica 16 ottobre 2011
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il tempo nostalgico di una famiglia italiana
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Mezzo secolo d'Italia dal fascismo fino gli anni '80 raccontato attraverso la vita di Carlo (Gassaman) e della sua famiglia. Non si esce mai dallo stesso appartamento, che qui simboleggia il nido come luogo d'origine e di ritorno, che negli anni sarà testimone del susseguirsi delle generazioni, dei mutamenti fisici e caratteriali dei personaggi e degli stravolgimenti che lo scorrere del tempo porta alle abitudini, i valori, le concezioni morali.
Amara e ironica la scena dell'incontro della prima e l'ultima generazione, incarnate rispettivamente da Gassman e un giovanissimo Castellito, che durante un pasto, seduti l'uno di fronte all'altro e non avendo nulla di cui parlare, ritroveranno la comune passione per la pasta.
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Mezzo secolo d'Italia dal fascismo fino gli anni '80 raccontato attraverso la vita di Carlo (Gassaman) e della sua famiglia. Non si esce mai dallo stesso appartamento, che qui simboleggia il nido come luogo d'origine e di ritorno, che negli anni sarà testimone del susseguirsi delle generazioni, dei mutamenti fisici e caratteriali dei personaggi e degli stravolgimenti che lo scorrere del tempo porta alle abitudini, i valori, le concezioni morali.
Amara e ironica la scena dell'incontro della prima e l'ultima generazione, incarnate rispettivamente da Gassman e un giovanissimo Castellito, che durante un pasto, seduti l'uno di fronte all'altro e non avendo nulla di cui parlare, ritroveranno la comune passione per la pasta.
I rapporti tra i personaggi, i loro scontri, i tradimenti e le delusioni vengono tutte sconfitte, sgretolate e inghiottite dall'inesorabile scorrere del tempo che viene scandito da un lucido susseguirsi dei lutti. L'affetto e il ricordo trionfano, e la nostalgia della giovinezza ritorna in una vecchiaia già vissuta da uno stanco Gassman che apre e chiude il film, rivelando una visione del tempo della vita dell'uomo circolare: mentre tutto cambia, l'uomo non può cambiare, perchè la sua "famiglia" rimarrà sempre la stessa.
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lorenzo1287
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venerd� 27 gennaio 2012
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saga di un gruppo di famiglia in un interno.
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Saga familiare pacata ma coinvolgente nella forma del gruppo di famiglia in un interno. Viene narrata la storia di una famiglia borghese romana dal 1906 al 1986, con tutti i personaggi che ne hanno fatto parte direttamente o indirettamente, le persone morte, i nuovi nati, i parenti via via acquisiti negli anni, generi, nuore, cognati; il tutto senza portare mai la cinepresa fuori dall�appartamento della famiglia in questione: sempre dall�interno di questo appartamento vediamo scorrere ottant�anni di storia d�Italia, la belle epoque, la prima guerra mondiale, il primo dopoguerra e il fascismo, il secondo dopoguerra, la borsa nera, l�avvento della tv e del benessere, le prime vacanze estive al mare, la contestazione del 1968, gli anni �70 e infine gli anni �80.
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Saga familiare pacata ma coinvolgente nella forma del gruppo di famiglia in un interno. Viene narrata la storia di una famiglia borghese romana dal 1906 al 1986, con tutti i personaggi che ne hanno fatto parte direttamente o indirettamente, le persone morte, i nuovi nati, i parenti via via acquisiti negli anni, generi, nuore, cognati; il tutto senza portare mai la cinepresa fuori dall�appartamento della famiglia in questione: sempre dall�interno di questo appartamento vediamo scorrere ottant�anni di storia d�Italia, la belle epoque, la prima guerra mondiale, il primo dopoguerra e il fascismo, il secondo dopoguerra, la borsa nera, l�avvento della tv e del benessere, le prime vacanze estive al mare, la contestazione del 1968, gli anni �70 e infine gli anni �80. Con questi avvenimenti sullo sfondo assistiamo all�avvicendarsi delle generazioni, ai bambini che crescono, si sposano, hanno altri figli, che crescono a loro volta, sposandosi e avendo altri figli ancora, nonni e zii che mancano di volta in volta.
La narrazione procede per scatti di dieci anni a partire dal 1906 fino al 1986. I personaggi principali sono Carlo (Vittorio Gassman da 40 a 80 anni) e Giulio (Carlo e Massimo Dapporto); in particolare gli 80 anni della narrazione sono quelli di Carlo, nato nel 1906, che negli anni del fascismo studia all�universit� e diventa professore di liceo e poi d�universit�, conosce Beatrice (Stefania Sandrelli) che va da lui per ripetizioni e che diventer� sua moglie, anche se innamorato per tutta la vita della sorella Adriana (Fanny Ardant) con la quale ha avuto un breve rapporto burrascoso. C�� poi il fratello Giulio che sposa la cameriera Adelina (Ottavia Piccolo) e una miriade di altri personaggi. Vengono cos� percorsi i primi 80 anni di vita di Carlo, dalla nascita nel 1906 fino alla foto di gruppo di famiglia finale del 1986, in occasione del festeggiamento del suo ottantesimo compleanno, con uno stormo di figli, nipoti, pronipoti e parenti acquisiti attorno.
Ottimo film, quasi un capolavoro. Ettore Scola lo dirige magistralmente e gli attori fanno un lavoro straordinario.
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margan
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sabato 30 novembre 2013
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un cast di eccezione per settant'anni di storia
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Ottimo cast per settant'anni di storia italiana. Bellissimo film in cui rimanendo all'interno della stessa casa e senza mai uscirne si riesce a capire tutta la storia italiana attraverso i protagonisti con i suoi paradossi come si vede nello scontro verbale tra il personaggio interpretato da Vittorio Gassman e quello interpretato da Philippe Noiret. Sullo sfondo si ha la storia italiana e in primo piano l'avanzare dell'et� di un uomo che ha sempre cercato il meglio per s� e per chi gli stava attorno. Forse con l'andare del film si sente un po' l'eccessiva lunghezza ma quando si arriva alla fine si � consapevoli di aver visto una bella fetta di storia; un'altra nota negativa � il lunghissimo cast per cui a momenti si possono perdere tutte le parentele come ovviamente succede nella scena finale in cui arrivano tutti i parenti del protagonista principale per l'ultimo dei compleanni che si vede nel film.
[+] forse troppi personaggi e...attori
(di nicolacoe)
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leonard moonlight
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gioved� 6 novembre 2014
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una vita in famiglia; una vita tranquilla.
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Film nostalgico, e malinconico, incentrato sui ricordi che ricostruiscono una vita e naturalmente sulla vecchiaia (l'età in cui si hanno più ricordi e si riesce a fare una "summa della propria vita").
Tutto il film è narrato dal protagonista ottantenne che descrive la sua vita, partendo dall'adolescenza, ma sempre rimanendo all'interno del gruppo familiare, e solo alla fine della sua vita riesciurà a capire i propri errori (proprio perchè quella è l'età della maturità) nonostante non ci si accontenti mai di invecchiare.
Piano piano con lo scorrere del film ci si affeziona sempre di più al protagonista-narratore Carlo e si riesce a cogliere la sua maturazione ma anche le vicende della storia italiana e i determinati periodi storici che sebbene non vengono mai esplicitati, si possono cogliere attraverso alcuni comportamentii e riferimenti (Il dopo fascismo, l'attivismo politico, Marylin Mon, .
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Film nostalgico, e malinconico, incentrato sui ricordi che ricostruiscono una vita e naturalmente sulla vecchiaia (l'età in cui si hanno più ricordi e si riesce a fare una "summa della propria vita").
Tutto il film è narrato dal protagonista ottantenne che descrive la sua vita, partendo dall'adolescenza, ma sempre rimanendo all'interno del gruppo familiare, e solo alla fine della sua vita riesciurà a capire i propri errori (proprio perchè quella è l'età della maturità) nonostante non ci si accontenti mai di invecchiare.
Piano piano con lo scorrere del film ci si affeziona sempre di più al protagonista-narratore Carlo e si riesce a cogliere la sua maturazione ma anche le vicende della storia italiana e i determinati periodi storici che sebbene non vengono mai esplicitati, si possono cogliere attraverso alcuni comportamentii e riferimenti (Il dopo fascismo, l'attivismo politico, Marylin Mon, ..ecc).
Scola riesce perfettamente a narrare la storia di una famiglia dal suo interno, con i litigi, le gelosie, i disguidi, gli amori) e la sensazione che lascia alla fine, dopo tutti gli intrecci e le vicende narrate (che ruotano sempre attorno al protagonista), è proprio quella di una fedele riproduzioni della vita, di una vita che, rimanendo ancorati al nido familiare vale la pena di essere vissuta. Proprio questa è la magia, il riconoscere che ogni periodo della vita ha una particolare bellezza e che non bisogna mai sottovalutare o evitare i propri familiari, perchè un giorno sarà troppo tardi, per rimediare).
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greatsteven
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domenica 3 settembre 2017
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savia meditazione sull'istituzione sociale di base
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LA FAMIGLIA (IT, 1986) diretto da ETTORE SCOLA. Interpretato da VITTORIO GASSMAN, STEFANIA SANDRELLI, FANNY ARDANT, OTTAVIA PICCOLO, SERGIO CASTELLITTO, RICKY TOGNAZZI, ANDREA OCCHIPINTI, CARLO DAPPORTO, MASSIMO DAPPORTO, JO CHAMPA, ATHINA CENCI, GIUSEPPE CEDERNA, PHILIPPE NOIRET, DAGMAR LASSANDER
Storia di una famiglia della media borghesia romana dal 1906 al 1986, da una foto di gruppo con nipotini a quella di ottant’anni dopo. Vita di Carlo, professore di letteratura in pensione, che con lo scorrere dei decenni, malgrado gli eventi esterni e l’avvicendarsi di presenze sommesse nel suo appartamento ovattato e immutato, domina la vita trascorsa fra generazioni che si susseguono con fedele continuità, in un clima di profonda dignità umana.
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LA FAMIGLIA (IT, 1986) diretto da ETTORE SCOLA. Interpretato da VITTORIO GASSMAN, STEFANIA SANDRELLI, FANNY ARDANT, OTTAVIA PICCOLO, SERGIO CASTELLITTO, RICKY TOGNAZZI, ANDREA OCCHIPINTI, CARLO DAPPORTO, MASSIMO DAPPORTO, JO CHAMPA, ATHINA CENCI, GIUSEPPE CEDERNA, PHILIPPE NOIRET, DAGMAR LASSANDER
Storia di una famiglia della media borghesia romana dal 1906 al 1986, da una foto di gruppo con nipotini a quella di ottant’anni dopo. Vita di Carlo, professore di letteratura in pensione, che con lo scorrere dei decenni, malgrado gli eventi esterni e l’avvicendarsi di presenze sommesse nel suo appartamento ovattato e immutato, domina la vita trascorsa fra generazioni che si susseguono con fedele continuità, in un clima di profonda dignità umana. Gli avvenimenti non si contano: una generazione segue all’altra, avvengono nozze, lutti, bisticci, pranzi, conflitti e compromessi. Disegno levigato e preciso dei personaggi: la comprensiva Beatrice, moglie di Carlo, le zie zitelle, il fratello Giulio e Adriana, la cognata pianista che condividerà con Carlo per tutta l’esistenza un amore segreto mai confessato. Nel frattempo, fuori dalla casa, la Storia effettua il suo interminabile e inarrestabile corso. Tutto si fonda sulla memoria del vecchio insegnante, che si sviluppa a partire dalla dipartita dell’anziano nonno (entrambi i personaggi interpretati da Gassman) e permette alla vicenda di scorrere sullo schermo in nove flashback, ognuno di un decennio, finché non s’approda al 1986. Il coacervo si autoalimenta dei personaggi e delle trame generazionali di una famiglia borghese del tutto normale, nel suo percorso quotidiano e cauto, un piccolo universo racchiuso fra le pareti di una casa che il tempo sembra non toccare. Un punto d’approdo nell’itinerario del 55enne Scola, che l’ha scritto con Furio Scarpelli e Ruggero Maccari: una vicenda che ha i tratti di un nucleo famigliare qualunque, ma raccontato con i toni straordinari che pure attingono allo svolgimento quotidiano delle giornate. Una recitazione apparentemente sottotono che in realtà nasconde, anzi, evidenzia, l’abilità degli attori (perché d’un film d’attori si tratta, inutile negarlo) nel creare un microcosmo atto ad ospitare asprezze, conflitti, amori, contrasti, doveri, adempimenti, incertezze, dubbi e circostanze in un cambiamento circolare che finisce puntualmente col risolversi nella felicità che anima la lunghissima storia del gruppo protagonista, il quale è al centro di una stupenda recitazione corale che lascia a ciascuno uno spazio espressivo solo in superficie esiguo, ma molto più potente e spazioso di quanto non sembri. Un Gassman doppio in ottima forma anche in un personaggio fuori dalle sue corde abituali perché più posato e meno irruento, ma gli tengono testa anche una garbata Sandrelli e un’appassionata Ardant con un fuoco interiore davvero impressionante. Il film sa sfoderare una delicata sensibilità, una gentile intelligenza, un pudore imprevedibile e una straziante malinconia, ingredienti che lo rendono una commedia drammatica eccezionale con un cast memorabilmente affiatato. Scola poté contare su almeno due leve su cui poggiare il fulcro del successo di critica e pubblico: una sceneggiatura calibrata a dovere e un cast d’interpreti uno più bravo dell’altro (spiccano, fra gli altri e per intensità artistica, Piccolo, Castellitto, Dapporto padre e figlio, Occhipinti, Cenci, Tognazzi e Noiret nell’unica scena in cui compare nelle vesti del baffuto professore francese nichilista), ma anche i contributi tecnici detengono un merito che nella maniera più assoluta non può passare in secondo piano: la fotografia armoniosa e artigianale di Riccardo Aronovitch, le quiete e sognanti musiche di Armando Trovajoli, il montaggio parco di Franco Malvestito, i costumi dell’insuperabile e sempre eccelsa Gabriella Pescucci, la scenografia di Cinzia Lo Fazio e Luciani Riccieri che fa dell’immobilismo statico un punto di forza da sfruttare tanto a livello cromatico quanto sul piano delle inquadrature e infine gli effetti scenici di Maurizio Pensa (controllati con un perfetto rigore stilistico). Il più bel film della parte centrale della carriera di Scola, candidato all’Oscar come migliore film straniero, un’opera cinematografica che non pretende saggiamente di inserirsi nel quadro della Storia con la S maiuscola, ma con maggior giustizia la mette in secondo piano per infilarvi quella di un gruppo di persone che non fuoriescono dalla normalità per essere raccontate secondo canoni che strabiliano per la modernità mentale della narrazione, il calcolo psicologico del passaggio dall’infanzia all’adolescenza e all’età adulta, per la riflessione arguta sull’anzianità, il metro adoperato per inquadrare al meglio il tema delicato del pensionamento e non ultimo lo sviluppo della cultura intellettualistica come mezzo di approvvigionamento pecuniario, ma soprattutto in veste di arte coltivata con passione e per il gusto di praticarla per arrecare bene a terzi. In conclusione, un elogio meritevole ad almeno ciascuno degli attori che svolgono un ruolo di delegazione drammatica nel contesto della costruzione accurata del dramma collettivo: una Cenci bionda e flemmatica; un’Ardant dalla passione inferocita e piangente con sorprendente efficacia; un Castellitto giovane ma già esperto nel lavoro di contorno del personaggio; un Noiret che fa ben più d’un semplice cameo interpretando il letterato con cui un losco Gassman intrattiene un confronto abbastanza aspro sulla rilevanza di temi alti e arguti; una D. Lassander parca e impreziosita da un carisma recitativo delicato e sereno; uno sbarbato Tognazzi jr. che tiene il giornale sulle ginocchia e recita il ruolo del figlio del professore ricoprendo di soddisfazione il padre, ma fornendogli anche vaghe preoccupazioni sul piano ideologico; il mingherlino Cederna che, con l’abituale mistura di recitazione sotto le righe e psicologia fragile, va sempre a segno; Dapporto padre e figlio di cui il primo compendia l’esuberanza del secondo, ricevendone in cambio l’accuratezza artistica; e un’infallibile Champa che primeggia negli scontri avendo spesso l’ultima parola, sfoggiando uno stile implacabilmente serioso. Un compendio filosofico davvero magnifico da condividere per più generazioni nello stesso momento e adatto a fare da caposcuola e capostipite per un innovativo metodo della settima arte di affrontare l’argomento delle relazioni tribolate ma pur sempre proficue fra parenti.
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luperco
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domenica 28 febbraio 2016
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bello, ma non oltre
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Giudicare questo film mi è personalmente difficile perchè, essendo cresciuto nel quartiere Prati di Roma, è intriso di un'ambiente che riecheggia nelle mie memorie più affettive. Il problema però è proprio questo! Si tratta di un nostalgismo che però non ha parimenti un corrispettivo contenutistico all'altezza. I dorati anni '70 del cinema di Scola sono finiti e questo film rappresenta in un certo senso l'impossibilità nei tardi anni '80 di tirare le somme ad una società che oramai è aldilà della semplice etichetta sul "crollo degli ideali". Vediamo un Gassman, oramai a fine carriera, che perde colpi in una parte "stanca" fin dalla sua apparizione anacronistica ( è evidentemente più vecchio al momento della sua apparizione, ambientata durante la guerra in cui dovrebbe avere circa 35 anni) all'interno del film, salvo nell'iniziale parte del nonno di Carlo.
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Giudicare questo film mi è personalmente difficile perchè, essendo cresciuto nel quartiere Prati di Roma, è intriso di un'ambiente che riecheggia nelle mie memorie più affettive. Il problema però è proprio questo! Si tratta di un nostalgismo che però non ha parimenti un corrispettivo contenutistico all'altezza. I dorati anni '70 del cinema di Scola sono finiti e questo film rappresenta in un certo senso l'impossibilità nei tardi anni '80 di tirare le somme ad una società che oramai è aldilà della semplice etichetta sul "crollo degli ideali". Vediamo un Gassman, oramai a fine carriera, che perde colpi in una parte "stanca" fin dalla sua apparizione anacronistica ( è evidentemente più vecchio al momento della sua apparizione, ambientata durante la guerra in cui dovrebbe avere circa 35 anni) all'interno del film, salvo nell'iniziale parte del nonno di Carlo. Il forzato pluri-utilizzo di diversi attori per una stessa parte fa mancare di una certa organicità la narrazione che è pur di grande scorrevolezza e tempistica cinematografica, alcune scene, come quella del litigio tra Gassman e Noiret, le ho trovate strutturate non benissimo e le battute alcune volte un pò scontate. Bellissima l'idea dell'ambiente unico all'interno dell'appartamento e anche bella la ricostruzione degli arredamenti d'epoca, belli anche i movimenti di camera all'interno della casa. L'immissione di un giovane Castellitto alla fine del film, è un "trait d'union" tra il grande cinema italiano dei decenni anteriori e il cinema italiano post- seconda repubblica oramai avviato in una spirale di autoannientamento da cui non sarebbe più uscito, e questo incide fortissimamente nell'aria di decadenza che pervade questa pellicola. Nel complesso è un bel film, da vedere, ma, ripeto, è il film di un grande regista in decadenza, siamo lontani dai capolavori dello Scola di "Ci eravamo tanto amati" e vicini ai mostrousi anni "90 del 900 e, soprattutto, del cinema italiano.
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elgatoloco
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gioved� 14 dicembre 2017
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scola leader
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Ettore Scola, in questo"La famiglia"(1987), come in altri film("Le Bal", alias"BaLLANDO bALLANDO", "La Terrazza"etc.)tratteggia un arco storico di tempo, anche con riferimenti storico-politici, mai invasivi, però, concentrandosi su una famiglia in un determinato spazio, o meglio luogo(un interno borghese, meglio medio-alto-borghese ricostruito in modo eccelso), dove non mancano gli "scarti"(non dico-scrivo un'altra parola più usata in Italia, che sarebbe semanticamente più adatta, comunque diciamo"litigi", anzi, quasi al livello del sartriano"Familles, je vous haine!"(Famiglie, vi odio)ma sempre un po'prima, con un certo ritegno che comunque salva questa istituzione da molto tempo in crisi, che però resiste-persiste.
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Ettore Scola, in questo"La famiglia"(1987), come in altri film("Le Bal", alias"BaLLANDO bALLANDO", "La Terrazza"etc.)tratteggia un arco storico di tempo, anche con riferimenti storico-politici, mai invasivi, però, concentrandosi su una famiglia in un determinato spazio, o meglio luogo(un interno borghese, meglio medio-alto-borghese ricostruito in modo eccelso), dove non mancano gli "scarti"(non dico-scrivo un'altra parola più usata in Italia, che sarebbe semanticamente più adatta, comunque diciamo"litigi", anzi, quasi al livello del sartriano"Familles, je vous haine!"(Famiglie, vi odio)ma sempre un po'prima, con un certo ritegno che comunque salva questa istituzione da molto tempo in crisi, che però resiste-persiste. I sentimenti, ma anche le emozioni(quasi il grado primordiale dei sentimenti) nella loro complessità scatenano reazioni anche forti(l'incavolatura del prof.a tavola con il parente acquisito, un architetto francese, che pure sostiene, con qualche accezione diversa, le sue stesse tesi), ma poi le incomprensioni(per non dire altro)a livello di coppia e comunque familiare, sembrano rinetrare in un quadro di permanenza, dove tutto si rinnova per rimanere(quasi)uguale a sé... Scola, però, non fa riflessioni sociologiche(queste, semmai, si possono trarre, ricavare, indurre dal film, scritto con la solita ccuratezza dall'autore con Maccari e Scarpelli). Interpreti eccelsi, da un Gassman "serio"ma a tratti anche, quasi"ciclotimicamente"beffardo e aggressivo, sempre"the best", a un Massimo Dapporto altrimenti visto più a teatro che al cinema, a Stefania Sandrelli, cui bisognerebbe dedicare un peana che contemporaneamente sia un'elegia, a Philippe Noiret e Fanny Ardant, a un insolito Renzo Palmer, a Castellitto, a tanti/e altri/e, con un livello attorale decisamente al di sopra di ogni film odierno ma anche di ogni altro film italiano dell'epoca. QUando si rimpiangono film come questo, non si fa un'operazione di nostalgismo e neppure di velata nostalgia, ma si attribuiscono meriti più che meritati, appunto. Se"La famiglia"come altri film ci fa capire più della società italiana di un trattato sociologico e in parte di alcuni studi storiografici, la colpa non è nostra né del film... El Gato
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elgatoloco
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gioved� 23 luglio 2020
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quasi celebrativo film di scola con gassman
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Questo"La Famiglia"(Ettore Scola, come sempre anche soggettista e cosceneggiatore, con Ruffero Maccari e Furio ScarpellI, 1987)è in qualche modo un film"celbrativo"(nell'accezione nobile, però, del termine)ossia un omaggio a una cultura, di sinitra, certamente e notoriamente, come quella di Scola, come anche alla sua lunga amiczia-collaborazione con Vittorio Gassman, attraverso i cui ricordi(è un professore di lettere in pensione)passano settant'anni di storia italiana e, indirettaemnte(nessuna storia è solo"nazionale", ovviamente)europea e mondiale-. Film dihciaratamente"colto", senza bisogno di "cacher la chose", di nasconderla con chissà qualis stratagemmi, "La Famiglia"; riprende un po' un film di sette anni precedente"La Terrazza", ma qui i decenni passati in rassegna sono ben sette, dunque quasi dando fondo al famoso"secolo breve".
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Questo"La Famiglia"(Ettore Scola, come sempre anche soggettista e cosceneggiatore, con Ruffero Maccari e Furio ScarpellI, 1987)è in qualche modo un film"celbrativo"(nell'accezione nobile, però, del termine)ossia un omaggio a una cultura, di sinitra, certamente e notoriamente, come quella di Scola, come anche alla sua lunga amiczia-collaborazione con Vittorio Gassman, attraverso i cui ricordi(è un professore di lettere in pensione)passano settant'anni di storia italiana e, indirettaemnte(nessuna storia è solo"nazionale", ovviamente)europea e mondiale-. Film dihciaratamente"colto", senza bisogno di "cacher la chose", di nasconderla con chissà qualis stratagemmi, "La Famiglia"; riprende un po' un film di sette anni precedente"La Terrazza", ma qui i decenni passati in rassegna sono ben sette, dunque quasi dando fondo al famoso"secolo breve". Fascismo versus antifascismo, morale tradizionale versus morale"nuova"(sul significato esatto di ciò si può naturalemnte ragionare e discutere, cosa che il film sa fare, essneod di Scola, regista e scrittore di cinema notevolissimo , intelligente e colto), dove il carattere"molto parlato"del film(anche questo un costume del migliore cinema italiano, quando era tale)non stona, anzi risponde a un'esigenza profonda, decisamente sentita, importante, dove il rapporto uomo-donna, nell'evoluzione storica del costume è un tema forte, anzi portante(Stefania Sandrelli, Fanny Ardant, le interpreti femminili princicpali, tanto per dire che non è"utto un monologo di Gassman, cosa che infastirebbe qualcuno/a, anche se non chi scrive, lo confesso,..), come lo è la passione politica, che si lega diretttamente alla cultura(dove non c'è cultura in genere non si ha seria passione politica, non, ovviamente"fanatismo da stadio"e viceversa vale la stessa reciproca implicazione), come lo è la considerazione del fluire del tempo, senza necessariamente essere o divenire"proustiani"al 100 per %100. Altri(e)intepreti, prettamente scoliani/e, perlatro sono Ricky Tognazzi, Philippe Noiret, Renzo Palmer, Carlo Dapporto in una sua delle ultime prove interpretative(commovente, peraltro), il figlio Massimo, Athina Cenci, Memé Perlini(sempre stato anche attore, non solo brillatnissimo regista teatrale), altri/e ancora., sempre a livello dei film di Scola, appunto. El Gato
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giomo891
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marted� 13 settembre 2022
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interminabile "interno", cast superlativo giomo891
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Dopo il capolavoro C'eravamo tanti amati e la Terrazza, Scola intendeva ripercorrere un periodo storico ancora più lungo (80 anni) del nostro Paese, affrontandolo dall'interno (molto "interno"- visto che non c'è nemmeno una scena in esterni) di una famiglia della media-borghesia romana del quartiere Prati.
Ma in realtà il film, a differenza di C'eravamo tanto amati, che, a mio avviso, è il capolavoro di Scola,non è altettanto riuscito, né dal punto di vista artistico né da quello dei contenuti.
Anche perché la famiglia qui rappresentata, anche alla fine del film, di tipo patriarcale apparentemente lineare, in realtà difficile da descrivere, nei suoi profondi aspetti.
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Dopo il capolavoro C'eravamo tanti amati e la Terrazza, Scola intendeva ripercorrere un periodo storico ancora più lungo (80 anni) del nostro Paese, affrontandolo dall'interno (molto "interno"- visto che non c'è nemmeno una scena in esterni) di una famiglia della media-borghesia romana del quartiere Prati.
Ma in realtà il film, a differenza di C'eravamo tanto amati, che, a mio avviso, è il capolavoro di Scola,non è altettanto riuscito, né dal punto di vista artistico né da quello dei contenuti.
Anche perché la famiglia qui rappresentata, anche alla fine del film, di tipo patriarcale apparentemente lineare, in realtà difficile da descrivere, nei suoi profondi aspetti.
Esistono molteplici tipologie di famiglie: composte e ricomposte, allargate, monoparentali, omogenitoriali, e così via. Lo stesso concetto di famiglia è al centro di accesi dibattiti che, al di là delle differenti posizioni, segnalano come gli individui oggi ritengano che a determinare la nascita e lo sviluppo di una famiglia siano il legame e il vincolo affettivo con un’altra persona, e non per forza la celebrazione di un matrimonio.
Certo la motivazione deĺ film è molto lontana da nostri tempi e rispetto a C'eravamo tanto amati anche il cast che gira intorno a Gassman (qui relegato ad un personaggio piuttosto pedante) non pare dare il suo meglio.
La parte migliore forse è quella verso la fine, (1956): "estate, la famiglia si prepara per partire per Santa Marinella. Non c'è più la zia Millina, morta, né Giulio, che ha sposato Adelina (i due hanno adottato la piccola Marina); Giulio si presenta per chiedere al fratello un parere su un romanzo autobiografico che intenderebbe pubblicare, ma Carlo (Gassman) non dà molto peso alla cosa. Adriana (Fanny Ardant) di passaggio a Roma, passa una notte nella casa rimasta vuota per l'estate, ma incontra Carlo che vorrebbe riannodare la loro antica relazione. Adriana rifiuta di ricoprire il ruolo dell'amante, immaginando anche il dolore che darebbe alla sorella Beatrice (Stefania Sandrelli); del resto neanche Carlo riuscirebbe a fare a meno della presenza discreta e affettuosa di Beatrice. Maddalena, poco più che ventenne, si innamora di un sindacalista, Armando, e insiste per sposarlo malgrado il parere negativo del padre. L'inverno successivo, in una nottata caratterizzata da una copiosa nevicata insolita per Roma, Carlo confida a Beatrice l'amore e il rispetto che ha per lei, mentre nella camera attigua Armando e Maddalena, appena sposati, appaiono già in crisi. L'ultima scena congeda lo spettatore da Luisa, Margherita e Susanna, che, tutte affette da demenza senile, in un'altra stanza passano il tempo declamando libretti d'opera..."
Poi la scena finale, dopo la morte della moglie Beatrice, i due mancati amanti (Gassman e l' Ardant) da vecchi (quando non c'è più l'attrazione sessuale) si dicono le peggiori cose...quindi la pellicola giunge finalmente alla fine, con l'ottantesimo compleanno del protagonista e la puntuale fotografia della famiglia.
Ma forse, nonostante il ricco cast, la protagonista è "la Casa", che, nonostante gli 80 anni, è sempre uguale in ogni sua parte.
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