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Ultimo aggiornamento giovedì 11 novembre 2021
Il docu-film indaga gli aspetti più intimi e umani della figura del geniale musicista di Baltimora. In Italia al Box Office Zappa ha incassato nelle prime 11 settimane di programmazione 124 mila euro e 123 mila euro nel primo weekend.
CONSIGLIATO SÌ
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Si attendeva da decenni un documentario che mettesse il punto su una delle personalità più sfuggenti e inafferrabili della galassia rock - dove rock è inteso in senso molto lato, visto che si potrebbe definire Zappa anche compositore di musica contemporanea o classica. Zappa assomiglia molto al raggiungimento di quell'obiettivo, grazie alla possibilità privilegiata di accesso al materiale della Zappa Family di cui ha goduto il regista Alex Winter. Oltre ad aver composto una quantità enorme di musica, infatti, Frank Zappa ha anche collezionato e conservato filmini, video, registrazioni e ogni genere di documentazione audiovisiva. Grazie a questa miniera di opportunità, Winter ha potuto lavorare su un montaggio serrato di materiali e testimonianze, per raccontare la storia della vita di Zappa e unire i puntini dove manca una linea ben marcata.
A emergere è il ritratto di un "coacervo di contraddizioni coerente con le sue stesse contraddizioni", come lo definisce l'ex collaboratrice Ruth Underwood. Zappa l'istrione, Zappa il genio, Zappa il misogino, Zappa il tiranno, Zappa l'umorista e Zappa il cinico sono tutte componenti della stessa vulcanica personalità.
Di fatto nessuno ha compreso l'assurdità del mondo come Zappa, che ha cercato di restituirla attraverso la musica, in un autolesionistico percorso di assoluta intransigenza artistica.
Sono troppi i Frank Zappa conosciuti per poterli elencare tutti, ma Zappa prova a sondare il mistero e a trovare un filo logico nel caos, partendo dallo storico incontro con Vaclav Havel dopo la caduta del Muro di Berlino, per tornare all'infanzia di Frank e scorrere cronologicamente le tappe della vita del musicista, dagli inizi in miseria all'incisione di "Freak Out!", il primo album.
Attraverso la fondazione delle Mothers of Invention scopriamo lo Zappa dei 60, anarchico e corrosivo rivoluzionario del sound, mentre i 70 tra alti e bassi vertiginosi si dimostrano il suo decennio di maggior successo commerciale. Gli 80 lo vedono schierato in politica, mentre ingaggia una lotta contro il governo sulla censura dei testi musicali e coltiva l'idea di candidarsi alle elezioni per il Presidente degli Stati Uniti.
Infine il sopraggiungere della malattia, che domina l'ultima struggente sezione del documentario, mostra come Zappa - benché consapevole del proprio destino imminente - ricerchi fino all'ultimo e maniacalmente la perfezione della propria arte.
Winter esegue, con i migliori mezzi possibili e una dedizione incrollabile, un lavoro convenzionale ma meticoloso, senza violare le regole non scritte del documentario musicale. È come se volesse introdurre Zappa alle masse, cercando di raccogliere tutte le sfaccettature di una personalità unica, ma anche il fan del musicista troverà qualche aneddoto e curiosità mai sentito prima.
Idealmente Zappa avrebbe meritato un testamento anarchico quanto lui, imprevedibile e irricevibile, eccentrico e irriducibile nella forma oltre che nel contenuto. Non è il caso del film di Winter, che sceglie deliberatamente un profilo più basso per accostarsi umilmente al soggetto e lasciargli tutto lo spazio che merita.
La pecca maggiore che ho rilevato è che, a parte per la sua opposizione alla censura e al parental advisory, il film non parla assolutamente dei suoi testi, satirici umoristici urticanti critici verso la società la politica il consumismo statunitense
«Faremo un po' di casino», dice Frank Zappa mentre sale sul palco a Praga nel 1991, uno dei primi concerti di una rockstar nell'Europa dell'est dopo la caduta del Muro. Zappa si apre sulla fine di un'epoca che tragicamente (e simbolicamente) coincide con gli ultimi anni di vita del musicista (muore nel 1993). Poi si torna subito all'infanzia e all'incredibile formazione musicale da autodidatta, seguendo [...] Vai alla recensione »
L'archivio è vastissimo. Con il materiale a disposizione poteva venir fuori un documentario anche di 8 ore. Il cineasta londinese, che aveva già firmato lavori come Downloaded (2013) e The Panama Papers (2018) - ha avuto l'accesso illimitato al caveau personale di Frank Zappa dove sono conservati progetti incompiuti, registrazioni di concerti e interviste inedite, film.