Anno | 2016 |
Genere | Commedia |
Produzione | Gran Bretagna |
Durata | 27 minuti |
Regia di | Harry Bradbeer, Tim Kirkby |
Attori | Phoebe Waller-Bridge, Sian Clifford, Bill Paterson, Olivia Colman, Brett Gelman Jenny Rainsford, Andrew Scott, Kristin Scott Thomas, Fiona Shaw, Hugh Dennis, Anthony Welsh, Hugh Skinner, Kae Alexander (I). |
MYmonetro | 3,75 su 6 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 30 luglio 2019
La serie ha ottenuto 3 candidature e vinto 2 Golden Globes, 8 candidature e vinto 4 Emmy Awards, 4 candidature e vinto 3 Critics Choice Award, 2 candidature e vinto un premio ai SAG Awards, 1 candidatura a CDG Awards, ha vinto un premio ai Producers Guild, La serie è stato premiato a AFI Awards, 1 candidatura a ADG Awards,
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CONSIGLIATO SÌ
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Una giovane (Fleabag, interpretata da Phoebe Waller-Bridge) cerca di ricominciare la sua vita a Londra dopo esser stata colpita da una tragedia. Dall'omonima e pluripremiata commedia.
Fleabag cresce, senza smettere mai di esercitare il suo feroce sarcasmo. Sempre sicura del sostegno del pubblico
Recensione
di Andrea Fornasiero
Poco più di un anno dopo la catastrofica conclusione della prima stagione, e la rivelazione sui sensi di colpa della protagonista, ritroviamo tutta la famiglia intorno a un tavolo, pronta a festeggiare il prossimo matrimonio del padre con la futura matrigna. Insieme a loro c'è anche un prete cattolico, giovane e di bell'aspetto, che non ha problemi con le parolacce mentre ha qualche difficoltà con il celibato. Nonostante sia passato del tempo Claire sembra rifiutarsi di parlare con la sorella, ma un terribile incidente la costringerà ad accettarne l'aiuto, dando inizio a una sorta di riavvicinamento. È solo l'inizio di una serie di prove che Fleabag attraversa per dimostrare di essere diventata una persona più matura.
Torna e si conclude la tragicomedy di Phoebe Waller-Bridge che passa da una prima stagione di autodistruzione a mo' di espiazione, a una seconda annata alla ricerca della speranza e persino della grazia divina ma senza inganni sulla ironica crudeltà del fato.
Il tentativo di rimettere insieme i cocci della vita della protagonista, una serie qualunque, sarebbe destinato a esplodere, ma Phoebe Waller-Bridge non vuole semplicemente riproporre un personaggio di successo e le sue situazioni, bensì vuole davvero andare oltre, tanto che questa stagione è l'ultima nonostante il fenomenale apprezzamento di pubblico e critica. Forse Fleabag tornerà, dice l'autrice, ma solo tra qualche decennio. Ora non è cosa e del resto a Waller-Bridge non mancano gli impegni: sta persino rivedendo la sceneggiatura del venticinquesimo Bond! Niente male davvero per un fenomeno nato come one-woman show teatrale e capace di proiettarla in pochi anni fino alla galassia lontana lontana di Star Wars, dove ha interpretato la cosa migliore di Solo, il robot rivoluzionario L3-37. E Waller-Bridge si conferma una grande attrice e autrice, con i suoi sguardi oltre la quarta parete e con la sua imprevedibilità, capace di farci ridere per venti minuti di persone orribili per poi mostrarne con un colpo allo stomaco l'umanità e vulnerabilità.
Qui condivide generosamente la scena con una star maschile degna di lei, l'irlandese Andrew Scott, amatissimo dai fan di Sherlock per il suo Moriarty, ora nei panni del Prete cattolico di cui la protagonista si innamora. Da una parte incarna una sorta di assoluzione vivente e una speranza di rinascita, dall'altra però è l'ennesima scelta che autodistruttiva, perché in questa relazione non c'è in fondo modo di uscirne bene se non distruggendo il ruolo di lui oppure frustrando i desideri di lei. Un'impasse risolta letteralmente con grazia, in un fine equilibrismo sia psicologico sia di registro, schivando il lieto fine eppure chiudendo in levare - ma non senza il sinistro presagio dell'autobus che non arriverà mai, forse come l'amore. Perché, come le dice il confuso padre forse prossimo alla demenza, e quindi in un momento di nuovo sottilmente bilanciato tra il sentimentalismo e la farsa: «Credo che tu sappia amare più di tutti noi, per questo lo trovi così doloroso».
Non c'è però solo Fleabag al centro della serie, anzi condivide spesso la scena con la sorella Claire, interpretata da Sian Clifford, vittima di un marito alcolizzato, bugiardo e arrogante. Sicuramente la sua trama è più prevedibile, in linea con le storie di emancipazione femminile che abbondano di questi tempi, ma anche qui c'è la farsa a riequilibrare gli slanci di ottimismo, tanto che l'interesse sentimentale di Claire (per altro l'unica della famiglia con un nome proprio) è un finlandese che si chiama Klare e la loro storia è piuttosto ridicola. Al femminile sono poi le due guest star della stagione: Fiona Shaw, nel ruolo della psicanalista la cui seduta è il regalo di compleanno del padre a Fleabag, e Kristin Scott Thomas che interpreta una donna in carriera di cui la protagonista si invaghisce. E naturalmente si conferma fenomenale Olivia Colman, nei panni di una matrigna così egocentrica da non ricordare nemmeno il nome dell'uomo che sta per sposare. È lei la prova più difficile da superare per la protagonista, che non ha mai superato la scomparsa della madre e non accetta per il padre una compagna tanto mostruosa.
Da una cena in famiglia a un matrimonio, passando per premi aziendali, confessioni in Chiesa e scene in un bar, dove un giorno alla settimana la gente è incentivata a parlarsi, Fleabag offre una gran varietà di situazioni in cui la protagonista ha modo di crescere, senza smettere mai di esercitare il suo feroce sarcasmo. Sempre sicura del sostegno del pubblico cui gettare sguardi di complicità.
Guai su guai. Per Fleabag sembra non esserci una via d'uscita
La seconda serie di sei episodi si segnala subito per una certa "normalizzazione" e non intendo solo la ricerca di un modus vivendi di Fleabag, ma proprio come scelta degli sceneggiatori e della regia. Aver abbandonato certi eccessi sia verbali che sessual/ginnici giova molto alla "rotondità" della narrazione che infatti scivola elegantemente di episodio in episodio.
Diversa, innovativa, originale; già ad un primo sguardo la dark comedy "Fleabag" promette tanto. L'impressione iniziale è quella di essersi finalmente imbattuti in qualcosa di nuovo: dalla fotografia ai dialoghi, dalla trama all'interpretazione, tutto convince in questa serie breve - conta due stagioni per dodici episodi - e tanto intensa. Fleabag è il nome della protagonista, tradotto letteralmente [...] Vai alla recensione »
Non è facile per un uomo approcciarsi al commento di una serie come Fleabag. Innanzitutto perché suonerebbe inappropriato utilizzare la definizione più comunemente adoperata per definirla: "la serie femminista dell'anno", a meno di non volersi mettere nella ridicola condizione dell'uomo che vuole spiegare il femminismo. A dirla tutta, è limitante incasellare questa serie in una qualunque delle definizioni [...] Vai alla recensione »
Londra, interno sera: l'elegante toilette di un ristorante molto chic. Una donna in abito da sera, allo specchio, si asciuga il volto, per metà coperto di sangue, poi passa un asciugamano a una ragazza inginocchiata, nelle sue stesse condizioni. Si volta verso la camera, ci guarda e sorride: «Questa è una storia d'amore». Non ne dubitiamo. Nella vita di Phoebe Waller-Brigde, autrice sceneggiatrice [...] Vai alla recensione »
Una serie da guardare per riconoscere un talento. Perché Fleabag (schifezza, sacco di pulci, qualcosa di scorretto) è scritta e interpretata da Phoebe Waller-Bridge, londinese, 39 anni il 15 luglio, un fenomeno. Due stagioni, la seconda appena uscita in Italia, ognuna di sei episodi da 25 minuti che radono al suolo anni di personaggi femminili stereotipati.
Che Phoebe Waller-Bridge giochi un altro campionato lo sospettavamo fin dalla prima stagione di Fleabag, un colpo di fulmine. Se poi consideriamo Solo: A Star Wars Story, spin-off non proprio riuscito di Guerre Stellari, le menzioni speciali erano solo due: quella per il Lando Calrissian di Donald Glover e per il suo scontroso e amatissimo droide L3-37, impersonato in motion capture e doppiato indovinate [...] Vai alla recensione »