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Ultimo aggiornamento martedì 7 luglio 2015
Un dirigente bancario viene condannato a un mese di carcere ingiustamente, così decide di assoldare un uomo di strada perché gli insegni a essere un vero duro durante la prigionia. In Italia al Box Office Duri si diventa ha incassato 147 mila euro .
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CONSIGLIATO NÌ
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James è un ricco professionista della finanza che sta per sposare la figlia del proprio capo e vive con lei in una villa di Beverly Hills. Darnell ha una piccola ditta di lavaggio auto nei sotterranei del medesimo palazzo in cui lavora James e sogna il sogno americano per uscire dal quartiere malfamato in cui vive con la sua famiglia. Quando James viene incastrato e condannato a 10 anni di carcere, in una prigione di massima sicurezza, si rivolge a Darnell convinto che, in quanto afroamericano, abbia esperienza di galera e lo possa allenare nei 30 giorni che lo separano dall'inizio della condanna così da non soccombere di fronte alla vita dietro alle sbarre. Darnell non è mai stato in prigione e non sa niente di cosa significhi essere un duro ma per soldi fingerà e diventerà il suo allenatore di vita da teppista.
Quel che Duri si diventa poteva essere sta tutto nella prima scena, nella quale in una casa grande ed opulenta di Beverly Hills una coppia si sveglia, mentre si aprono automaticamente le serrande lei apre gli occhi e la prima cosa che vede è la propria mano sul cuscino con un paradossale anello gigantesco, la sola visione la fa sorridere soddisfatta. Gli stereotipi sulle classi sociali sono quanto di più abusato esista e nel suo attacco il primo film di Etan Cohen sembra promettere una maniera più sveglia e originale della media di prenderli di petto. Invece in questa commedia pensata come un buddy movie, in cui Will Ferrell incarna l'alto e Kevin Hart il basso (del resto la dicotomia bianco/nero se rispettata e non presa per contrasto questo impone), lo stile è quello della lunga parodia dello stile di vita distaccato delle classi più abbienti, una che però raramente affonda colpi centrati sfruttando la sceneggiatura ed è tenuta invece in piedi dalla potenza attoriale di Will Ferrell.
Coproduttore assieme al sodale di una vita, Adam McKay (regista e sceneggiatore con il quale ha realizzato i suoi film migliori), Ferrell padroneggia tutto il film nel ruolo sia della vittima che del carnefice, scandisce i tempi anche ad un navigato comico come Kevin Hart (mai troppo a suo agio nel cinema) e catalizza tutto l'umorismo più sensato e corrosivo, lasciando agli altri le briciole.
Lo stesso Duri si diventa sembra non riuscire a rendere un buon servizio al proprio protagonista. La sua trama, prima centrata su un conto alla rovescia verso la galera, poi spostata sull'amicizia con le gang criminali e infine su un finale d'azione, è l'esatto opposto di quelle strutture molto semplici in cui Ferrell ha dimostrato di trovarsi più a suo agio (da Anchorman a Old school).
Genio dell'umorismo di parola, come quello di pura interpretazione o fisico (la scena in cui controvoglia provoca dei teppisti per scatenare una rissa è un gioiello di rigore e minimalismo comico), Will Ferrell è decisamente più grande, ingombrante e prepotente di Duri si diventa, già dai primi minuti si mangia il film a cui impone i suoi ritmi e i suoi tempi. Questo assicura un livello di godibilità e originalità più che sufficiente ma purtroppo non è gestito con l'abilità necessaria a dirigere un cavallo di razza come Ferrell per fargli dare il meglio, di fatto ammazzando qualsiasi possibilità di un livello di lettura superiore a quello più elementare.
Che ci sia la mano di un Cohen, Etan in questo caso, si capisce; questa volta non è un fatto di qualità, ma di quantità: le risate incredibili assicurate allo spettatore dalla visione di questo film. Un bianco, James, ed un nero, Darnell. Lui, il bianco, è ricco, è bello, è un uomo di successo; il nero, per il bianco, non può che essere [...] Vai alla recensione »
Comicità demenziale di basso livello, mediocre
Impossibile pensare a un personaggio tanto stupido quantgo quello impersonato da Ferrell. Dialoghi assurdi, volgarità a go-go del tutto inutili, stupidità a ogni inquadratura, prevedibilità e regia infantile. Tempo perso. Ferrell è gigantesco di statura.
James King ha tutto dalla vita, fino a quando non viene arrestato per frode e appropriazione indebita. Condannato a dieci anni di carcere di massima sicurezza, ha solo trenta giorni di tempo, prima di entrarci, per farsi trasformare in un duro da chi sappia come sopravvivere in galera. Peccato che la scelta cada su Darnell, il suo fantasioso lavamacchine.
Ogni tanto fa bene vedere un film americano di pura comicità: serve a ricordare che, anche oltreoceano, pur non chiamandosi cinepanettoni, esistono pellicole di pura evasione che non sono blockbuster infarciti di effetti speciali, né commedie di sentimenti perfettamente orchestrate, né tantomeno opere d'autore con grandi attori e grandi pretese. Diretto da Etan Cohen, che debutta alla regia dopo diversi [...] Vai alla recensione »
La star comica Will Ferrell, passato da Austin Powers a Zoolander , e dalla collaborazione con Mike Myers e Steve Carell, Owen Wilson e Ben Stiller, insomma tutti campioni del divertimento un po' demenziale e zuzzurellone, si trova qui al centro di una trama che ripropone, in chiave squinternata, il cliché dell'accusato ingiustamente che deve trovare il bandolo della matassa per uscirne; per essere [...] Vai alla recensione »
La star comica Will Ferrell, passato da Austin Powers a Zoolander , e dalla collaborazione con Mike Myers e Steve Carell, Owen Wilson e Ben Stiller, insomma tutti campioni del divertimento un po' demenziale e zuzzurellone, si trova qui al centro di una trama che ripropone, in chiave squinternata, il cliché dell'accusato ingiustamente che deve trovare il bandolo della matassa per uscirne; per essere [...] Vai alla recensione »