eugen
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domenica 12 marzo 2023
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sempre bellocchio
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"Buongiorno, notte"(Marco Bellocchio, ispirato anche dalle memorie di ANna. Laura Braghetti, brigatista"pentita", ma comunque opera dello stesso Bellocchio, 2003)precede"Esterno Notte", ma piu'di quel film di quasi vent'anni dopo e'incnentraot sulle vicende del rapimento di Aldo Moro e uccisione dellla scorta. L'ispirazione tratta dal libro della Braghetti )anche irpresa, ma fantasticamente, in un personaggio, che fonde in secaraterri, sembra, anche di Adriana Faranda, altra brigatista"pentita")viene trasformata fanaasticmanete, in un'ooepra che non narra fatt(quelli del 1978, rapimento , seuqestro, uccisione della scorta dle presidente dellla DC Moro, ma anche poi il compoeramento dlela DC e le prese di posizione degli altri partiti nei cnfronti della vicenda, reazioni estere etc.
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"Buongiorno, notte"(Marco Bellocchio, ispirato anche dalle memorie di ANna. Laura Braghetti, brigatista"pentita", ma comunque opera dello stesso Bellocchio, 2003)precede"Esterno Notte", ma piu'di quel film di quasi vent'anni dopo e'incnentraot sulle vicende del rapimento di Aldo Moro e uccisione dellla scorta. L'ispirazione tratta dal libro della Braghetti )anche irpresa, ma fantasticamente, in un personaggio, che fonde in secaraterri, sembra, anche di Adriana Faranda, altra brigatista"pentita")viene trasformata fanaasticmanete, in un'ooepra che non narra fatt(quelli del 1978, rapimento , seuqestro, uccisione della scorta dle presidente dellla DC Moro, ma anche poi il compoeramento dlela DC e le prese di posizione degli altri partiti nei cnfronti della vicenda, reazioni estere etc.)i, ma li rielabora nell'immaginazione e anche razionalmente, sia nelle crisi del personaggio femmjnile che si commuove(anche se lo nega)sentendo leggere da Moro(Roberto Herlitzka, in un'intensa interpretazione)la lettera dello stesso Moro a Papa Paolo VI, sia nel contrasto"dlaettico"I(ma non solo)tra Moro e i brigatisti"rossi". dove l'immaginario e la rielaborazione immaginaria hanno un roilo formidabile, con la sequenze onirica dlela brigatista che immagina un paesaggio innevato o quella dei brigatisti che allontanan un gatto(immaginario.immaginato?) dalla finestra per paura che mangi i cananrini, le sequenze della brigatista al lavoro in una biblioteca che afferisce al ministero degli Interni etc., l0ascensore e altro) ancora, in una rielaborazione orginalissima, che e'una riflessione sul fanatismo delle BR ma anche un'amara rfelssione sulla "politica politicante" e molto altro ancora. Herlitzka, s dceva, Giulio Bosetti in un cameo quale Paolo VI, Maya Sansa e Luigi Lo Cascio quali protaonist imperosnando due terroristi che riprendono tratti storici , ma appunto rielaborandoli in un film che giusamentne si stacca dalla cronca, anche se interceta giornali dell¿epoca e piuancora TG, in un' epoca nella quale, prima di Internet e dei social, era appunto la relevisone a dettar legge in Itaia e non solo tra i media. La scelta della musiche va da Verdi e Schubert ai Pink Floyd, passando per Jacques Offenbach. Eugen
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rmarci 05
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giovedì 18 luglio 2019
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storia e politica coniugate con la psicologia
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Marco Bellocchio affronta un avvenimento di fondamentale importanza all’interno della Storia d’Italia come solo i grandi del cinema italiano sanno fare, ovvero con lucidità ed ammirevole consapevolezza. Il regista, rimanendo coerente con la sua poetica, fa passare in secondo piano il versante politico del racconto, ma al contempo lo incorpora perfettamente nei risvolti psicanalitici del film, le cui introspezioni psicologiche dei personaggi approdano ad una profonda riflessione sui valori deliranti dei movimenti rivoluzionari (in questo caso le Brigate Rosse), la cui ossessione di affermarsi sul resto della società con lo scopo di soppiantare il sistema corrotto e di proteggere i deboli sfocia in un’incapacità di ribellarsi senza l’utilizzo della violenza.
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Marco Bellocchio affronta un avvenimento di fondamentale importanza all’interno della Storia d’Italia come solo i grandi del cinema italiano sanno fare, ovvero con lucidità ed ammirevole consapevolezza. Il regista, rimanendo coerente con la sua poetica, fa passare in secondo piano il versante politico del racconto, ma al contempo lo incorpora perfettamente nei risvolti psicanalitici del film, le cui introspezioni psicologiche dei personaggi approdano ad una profonda riflessione sui valori deliranti dei movimenti rivoluzionari (in questo caso le Brigate Rosse), la cui ossessione di affermarsi sul resto della società con lo scopo di soppiantare il sistema corrotto e di proteggere i deboli sfocia in un’incapacità di ribellarsi senza l’utilizzo della violenza. In una realtà sempre più contraddittoria in cui si è costantemente indecisi sulla posizione da prendere, l’autore suggerisce la finzione, in particolare il sogno, come unica via d’uscita e di evasione. Altre linee tematiche sono il rapporto tra l’uomo e la Fede e la fiducia riposta nell’essere umano in quanto dotato di grande potenziale con cui rendere il mondo un posto migliore. Tutte riflessioni interessanti e, a tratti, ragionevolmente ottimiste che, però, vengono quasi sempre raccontate con un tono piuttosto freddo e distaccato, che causa quasi totale mancanza di una componente drammatica e, quindi, di un coinvolgimento emotivo. Purtroppo non giovano al risultato finale neanche le bellissime musiche dei Pink Floyd, che qui risultano invadenti e fuori luogo. Molto azzeccate invece quelle di Verdi e Schubert. In conclusione, un film sicuramente di buona fattura, in cui Bellocchio coniuga abilmente i riferimenti storico-politici alla sua personale idea di cinema, senza riuscire a trovare, però, il tono e la cifra stilistica ideali per dare maggiore spinta al racconto.
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theophilus
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giovedì 20 marzo 2014
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un'utopia coraggiosa
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BUONGIORNO, NOTTE
Lasciate alle spalle le polemiche per il mancato Leone alla 60. mostra internazionale del cinema di Venezia, abbiamo ammirato il film di Bellocchio per le sue qualità umane e registiche e per l’intenso coinvolgimento civile e morale che sono, di per sé, garanti del felice esito di un’opera che, invece, un pur solido approccio di parte non avrebbe probabilmente saputo assicurare. Buongiorno, notte ha saputo trovare un solido equilibrio fra rappresentazione storica e immaginazione, fra dolore e dovere, sofferenza e dubbio, svelando delle crepe umane in quella apparentemente non scalfibile e irriducibile macchina da guerra allo stato che, così sembra, furono le Br: è stato probabilmente questo approccio umanistico che ha favorito l’unanime giudizio positivo di tutte le parti politiche, senza, per questo, scandalizzare nessuno.
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BUONGIORNO, NOTTE
Lasciate alle spalle le polemiche per il mancato Leone alla 60. mostra internazionale del cinema di Venezia, abbiamo ammirato il film di Bellocchio per le sue qualità umane e registiche e per l’intenso coinvolgimento civile e morale che sono, di per sé, garanti del felice esito di un’opera che, invece, un pur solido approccio di parte non avrebbe probabilmente saputo assicurare. Buongiorno, notte ha saputo trovare un solido equilibrio fra rappresentazione storica e immaginazione, fra dolore e dovere, sofferenza e dubbio, svelando delle crepe umane in quella apparentemente non scalfibile e irriducibile macchina da guerra allo stato che, così sembra, furono le Br: è stato probabilmente questo approccio umanistico che ha favorito l’unanime giudizio positivo di tutte le parti politiche, senza, per questo, scandalizzare nessuno.
Bellocchio ha dato il giusto spazio al processo intentato alla figura di Moro, alla sua autodifesa – personale prima che politica – alla teorizzazione assoluta, avulsa da ogni concessione, legame popolare o dipendenza con la situazione storico/politica di allora, della lotta armata da parte di un manipolo di che cosa? Macchinette disperate? Combattenti in nome di una fede appresa dai libri? Non è questa la sede per rifare il processo ai brigatisti, che si sono già dissociati e sciolti. Rimane, però, in chi scrive, il dubbio sull’accadimento dei fatti di allora, sugl’intenti dichiarati e, di conseguenza, sull’attendibilità delle fonti storiche da cui il film prende le mosse, un libro scritto dalla brigatista Braghetti.
Detto questo e supponendo un analogo scetticismo nel regista, si ha – proprio grazie a ciò – una più ampia libertà di giudizio critico sul film in sé, così come Bellocchio deve aver avuto le mani più libere nella sua costruzione. Se così per alcuni la figura di Moro non esce dal film, noi riteniamo che ciò si debba ascrivere al fatto che quel processo allora si svolse in modo molto diverso o, addirittura, non ci fu affatto. Abbiamo, pertanto, potuto ammirare più serenamente e più particolarmente apprezzare quelle scene in cui Chiara (una bravissima Maya Sansa) osserva il carcerato dallo spioncino della porta che lo tiene prigioniero: la macchina da presa ha il pretesto per concentrarsi su quegli occhi dallo sguardo intensissimo che rivelano l’insanabile lacerazione fra la missione politica da non tradire e l’assurdità di quella tragedia umana. Questo ci è parso il succo del film di Bellocchio che, di fatti, ha come sperato un epilogo differente, affiancandolo a quello storico. La possibile liberazione di Moro sta forse a significare non solo un non prestare fede alla dichiarata guerra allo stato, come sostenuto dalle brigate rosse, ma anche un trionfo delle ragioni dell’umanità, come di quelle politiche – che ne sarebbe stato allora della D.C. che avesse dovuto vedere il ritorno del suo Presidente? – della ragione tout court – basti pensare alle facili parole profetiche messe in bocca allo stesso Moro, secondo le quali, uccidendolo, le BR ne avrebbero fatto un martire e si sarebbero tirato addosso l’odio, anziché il consenso popolare. La scritta murale che si vede nel film – Si crepa per l’eroina, si crepa nel lavoro, che cosa c’importa se crepa anche Moro? – non era certo indice di consenso per le Br, bensì era il termometro di un’estraneità sociale, di una disillusione politico ideologica. Centrale, nell’economia del film, la presenza esterna della figura del collega di lavoro di Chiara; un bel pretesto, una metafora, con il suo manoscritto che dà il titolo al film – che non avrebbe saputo meglio esprimere il lacerante contrasto della vicenda – introdotta da Bellocchio forse per affermare l’esistenza, allora, di altre presenze esterne: una sorta di bilanciamento, di compensazione a stimolare la coscienza buona in lotta con quella cattiva e che ha dato luogo al doppio finale.
Enzo Vignoli
30 settembre 2003.
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onufrio
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mercoledì 8 maggio 2013
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buonanotte bellocchio
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Bellocchio ci racconta gli "anni di piombo", nel particolare il rapimento di Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse, visto con gli occhi di Chiara (M.Sansa) una militante brigatista che partecipa al rapimento del politico assieme ai suoi compagni. Sicuramente visionario, il regista ci mette molto del suo, ma il film a lunghi tratti è molto noioso, pur avendo una storia di tutto interesse ma sviluppata e concepita in un modo diversa dai fatti reali dell'epoca. Non comprendo i numerosi commenti positivi, solo perchè sia firmato Bellocchio..
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lady libro
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venerdì 29 aprile 2011
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deludente
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Non mi è proprio piaciuto: è un film noiosissimo, pesantissimo e non suscita alcun interesse ed emozione (tranne un forte senso di delusione che mi è rimasto appiccicato addosso). Mi aspettavo un film più drammatico e toccante che rivelasse un pochino di più i sentimenti e le sensazioni provate da Aldo Moro durante il suo periodo di prigionia, e invece l'unica cosa che ho ottenuto vedendo questo film è un attacco di sonnolenza. E inoltre, con tutte queste visioni oniriche della protagonista miste alla realtà, non ci si capisce praticamente nulla.
[+] un po' di pudore per cortesia!
(di luanaa)
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francescol82
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martedì 14 settembre 2010
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utile per farsi un'idea sui fatti..
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Utile per farsi un'idea dei fatti realmente accaduti negli anni di piombo anche grazie all'inserimento degli interessanti filmati di repertorio.
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g. romagna
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sabato 23 gennaio 2010
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buongiorno, notte
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Il sequestro Moro ed i giorni della prigionia, sino all'uccisione, visti e narrati da una giovane brigatista del plotone che compì il gesto. Il suo entusiasmo iniziale per l'"impresa" compiuta vien man mano scemando e si affaccia in lei, con sempre più prepotenza, un atroce dubbio sulla legittimità di quanto sta realizzando, anche alla luce di come si stanno evolvendo gli eventi, con la più totale inoperosità dei membri di governo che spinge i brigatisti suoi compagni a propendere (al culmine di una delirante escalation in cui Moro viene condannato a morte in nome dell'universale giustizia proletaria), per l'uccisione del politico democristiano (interpretato con grande efficacia ed umanità da Roberto Herlitzka).
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Il sequestro Moro ed i giorni della prigionia, sino all'uccisione, visti e narrati da una giovane brigatista del plotone che compì il gesto. Il suo entusiasmo iniziale per l'"impresa" compiuta vien man mano scemando e si affaccia in lei, con sempre più prepotenza, un atroce dubbio sulla legittimità di quanto sta realizzando, anche alla luce di come si stanno evolvendo gli eventi, con la più totale inoperosità dei membri di governo che spinge i brigatisti suoi compagni a propendere (al culmine di una delirante escalation in cui Moro viene condannato a morte in nome dell'universale giustizia proletaria), per l'uccisione del politico democristiano (interpretato con grande efficacia ed umanità da Roberto Herlitzka). Film di sicuro impatto, ben fatto, ben diretto e ben capace di scandagliare gli animi dei personaggi in prima persona coinvolti in uno degli eventi più bui della storia repubblicana. Così come nel successivo Vincere, anche qui Bellocchio costruisce una pellicola che alterna alla narrazione gli autentici filmati storici con cui i telegiornali dell'epoca raccontarono la vicenda fino alla sua tragica conclusione. Menzione d'onore alla scelta delle musiche, con Schubert e i Pink Floyd (The Great Gig in the Sky e, soprattutto, Shine on You Crazy Diamond) efficacissimi, nella loro bellezza, nel sottolineare la drammaticità degli eventi di volta in volta ritratti. Il titolo è tratto da una poesia di Emily Dickinson, a sottolineare forse la messa in atto di un gesto grazie al quale, non essendo più possibile tornare indietro, si entra compiutamente in una fase di buio non soltanto della psiche, definitivamente ottenebrata, dei suoi autori, ma di tutto il paese, che già aveva subìto e che ancora dovette continuare in quegli anni subire i terribili contraccolpi del brigatismo rosso e dello stragismo fascista dagli alti mandanti. Tre stelle e mezzo.
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kronos
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sabato 27 giugno 2009
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una lezione di cinema
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E' impressionante la distanza che separa questa pellicola da una qualunque fiction televisiva su argomenti simili.
Bellocchio rinuncia all'iperrealismo didattico-scolastico ed eleva un mediocre libello dell'ex terrorista di turno, a vette omeriche.
Ovviamente c'è il rischio che chi nel didatticismo d'accatto c'è annegato non apprezzi.
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estremista di sinistra
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martedì 3 marzo 2009
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un film psicoanalitico e molto, molto puerile
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"Buongiorno, notte" di Marco Bellocchio non è un film completamente sbagliato. Elimina completamente qualsiasi astrusità fantapolitica, ma non colloca storicamente e sociologicamente il fatto. Non lo "critica" storicizzandolo, non lo analizza sociologicamente inserendolo in un chiaro contesto storico. Usa la psicoanalisi, mezzo fuorviantissimo, e intimizza, personalizzando sul proprio ombelico: Aldo Moro era molto peggio di come si vede nel film, e Bellocchio, scaricandosi sulle BR (dei criminali, ovvio), fa del presidente DC un santino martire, dimenticandosi che ha rovinato l'Italia con anni di governo democristiano.
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dulcinea
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martedì 20 gennaio 2009
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che senso ha un film inventato??
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Che senso ha prenderci in giro con un fantasia??. Penso che Mary ha ragione..il libro della Braghetti l'ho letto pure io...e non una briciola di quel libro è finita in questo film, dove i brigatisti appaiono angeli..e scusa Mary..ci vado più pesante..la crudeltà, il fanatismo si volatilizzano in mezzo a dei grumi di intelligenza che pure c'erano. E quanto al Moro accusato e ammazzato..con che coraggio ha Bellocchio di parlare in un film falso e pretenzioso.
Dulcinea.
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