Anno | 2007 |
Genere | Commedia, |
Produzione | Francia |
Durata | 100 minuti |
Regia di | Djamel Bensalah |
Attori | Vincent Valladon, Paolina Biguine, Jérémy Denisty, Samy Seghir, Alexis Maah Samen Télesphore Teunou, Teco Celio, Georges Aguilar, Lydia Andréi, Ian Angelov, Lidia Aspridi, Anton Balekdjian, Antoneta Balkanska, Olivier Baroux, Karim Belkhadra, Julian Black Antelope, Nikola Borisov, Claire Borotra, Raphaël Boshart, Claire Bouanich. |
Uscita | venerdì 25 luglio 2008 |
Distribuzione | Videa |
MYmonetro | 2,61 su 4 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 30 gennaio 2015
Quando gli indiani attaccano una carovana, tutti gli adulti di Big City lasciano le loro case per andare a combattere i pellerossa. Rimasti soli, i bambini assumono il governo della città, replicando i ruoli e gli errori degli adulti. In Italia al Box Office Big City ha incassato 8,4 mila euro .
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CONSIGLIATO NÌ
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Attorno al 1889 nel lontano ovest d'America, la tranquilla cittadina di Big City attende l'arrivo di una carovana di emigranti. Ma gli indiani assaltano il convoglio lungo il cammino e lo sceriffo della città è costretto a richiamare alle armi tutti gli uomini per correre a difenderla. Dopo di loro, anche le donne partono per andare in soccorso dei mariti e, l'indomani, Big City si sveglia orfana dei suoi adulti. Ad abitarla sono rimasti solo i bambini, un vecchio ubriacone (Eddy Mitchell) e lo scemo del villaggio. Dopo una mattinata di pura anarchia, i ragazzini si organizzano facendosi carico ognuno del lavoro del genitore. Purtroppo, però, i bambini non mutuano dai grandi solo abiti e professioni, ma anche pregiudizi e errori.
Posizionandosi sotto l'ala protettrice del Signore delle mosche e ispirandosi ai Piccoli Gangster di Alan Parker, il regista Djamel Bensalah porta in scena una schiera di attori rigorosamente under 14 e dipinge, con i colori allegri del gioco e con le tinte forti dei sentimenti primari, un'allegoria del mondo moderno e dell'Europa stretta alle frontiere dalle nuove popolazioni, desiderose di integrazione ma ripudiate e temute in nome di vecchi e nuovi conati d'orgoglio.
Per farlo, si affida all'abbraccio di un genere tra i più codificati, il western: luogo cinematografico "adulto" ma anche patrimonio infantile delle sfide tra squadre rivali di cowboys e di pellerossa. Tutti i canoni sono gestiti con osservanza, dall'ambientazione post guerra di secessione a ridosso del progresso (il sindaco promette la ferrovia) alla categorizzazione di buoni e cattivi in base alle regole non scritte della generosità e della violenza, piuttosto che alla legge del libro, che si può aggirare o comprare. L'origine francese rende il quadro esotico e scevro dai complessi autocelebrativi di tante pellicole americane. .
Dentro la cornice del far west (situata all'interno di un'altra cornice in bianco e nero francamente inutile) si dipana una godibile lezione di educazione civica per immagini, né troppo edulcorata né forzatamente "a tesi".
Vedere i fratellini Jefferson e Independance fare le spese di un'abitudine alla schiavitù che si perpetua di generazione in generazione nonostante la messa al bando, o ripercorrere l'invidia e la sete di potere che hanno portato alla formazione del ku klux klan in un trio di undicenni che si divertono ad uccidere i gatti del paese per incolpare un coetaneo cinese, provoca il giusto shock e rinnova le responsabilità collettive.
Film per ragazzi, fatto dai ragazzi, con qualche scherzo diretto agli adulti (il piccolo James Wayne pensa a quando avrà un figlio e lo chiamerà John, perché "John Wayne" suona bene) Big City rinnova la speranza che, se i film possono riscrivere i generi, i futuri uomini possano riscrivere la storia.
Quando i bambini, lasciati soli in gruppo, si comportano da grandi, ne estremizzano le contraddizioni e - saltate le inibizioni sociali - presto gli eventi degenerano. Big city è un villaggio di coloni della frontiera Western dove tutti gli uomini e le donne, corsi in soccorso ad una carovana attaccata dai nativi, non sono più tornati. Per i loro marmocchi all'inizio è festa, ed anche il momento [...] Vai alla recensione »
Un western di produzione francese decisamente bizzarro. Il principio è quello di "Piccoli gangster": storie di "genere" interpretate da bambini anziché da adulti, e messe (parzialmente) in forma di musical. Big City, villaggio di Frontiera in territorio indiano, si spopola di adulti dopo una battaglia da cui fa ritorno solo James Wayne, un ragazzo di dodici anni.
Una parodia del western di produzione francese e con i bambini al posto degli adulti per miniaturizzare modelli e stereotipi. «Big City», diretto dal francese Djamel Bensalah, aveva tutte le premesse per deludere i fan del genere americano per eccellenza e così è stato. Quando una carovana viene attaccata da un gruppo di indiani e gli adulti abbandonano la città per soccorrerli, Big City si trova ad [...] Vai alla recensione »