stefanocapasso
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venerdì 14 dicembre 2018
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il rapporto con la malattia e la sofferenza
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In un piccolo paese della montagna friulana viene ritrovata morta una giovane donna in riva al lago. Il commissario Sanzio comincia ad indagare sulla morte di Anna e poco a poco entrerà in contatto con le parti intime del tessuto sociale che si riveleranno nelle loro fragilità e gli daranno modo di ricostruire la vicenda.
Si muove al confine tra la fiction televisiva e il noir la regia di Molaioli che riesce a sviluppare un discorso credibile sul lavoro di ricerca nel dolore. Tutti i soggetti del film sono coinvolti in storie di malattie che procurano sofferenze incredibili alle persone in causa e all’ambiente che li circonda. Il lavoro sulla reazione di fronte a questo tipo di dolore porta a sondare le diverse fragilità umane e i diversi modi di rapportarsi a alla malattia, attraversando un arco che va dalla negazione al totale annichilimento.
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In un piccolo paese della montagna friulana viene ritrovata morta una giovane donna in riva al lago. Il commissario Sanzio comincia ad indagare sulla morte di Anna e poco a poco entrerà in contatto con le parti intime del tessuto sociale che si riveleranno nelle loro fragilità e gli daranno modo di ricostruire la vicenda.
Si muove al confine tra la fiction televisiva e il noir la regia di Molaioli che riesce a sviluppare un discorso credibile sul lavoro di ricerca nel dolore. Tutti i soggetti del film sono coinvolti in storie di malattie che procurano sofferenze incredibili alle persone in causa e all’ambiente che li circonda. Il lavoro sulla reazione di fronte a questo tipo di dolore porta a sondare le diverse fragilità umane e i diversi modi di rapportarsi a alla malattia, attraversando un arco che va dalla negazione al totale annichilimento. Solo riuscendo a guardare in faccia la malattia e il dolore che questo comporta è possibile trarre qualcosa di utile per se e in fin dei conti per la comunità intorno.
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cri
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sabato 25 agosto 2018
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la golino devasta il film altrimenti molto buono
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La , secondo me, totalmente incapace attrice Valeria Golino sprofonda il film negli spazi a lei dedicati. Quell'inutile filo di voce che non ti fa capire le parole ed aumentare a dismisura audio, la sua inespressività sono una grossa palla al piede per un film altrimenti molto interessante e magistralmente interpretato, agli antipodi, da Toni Servillo
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elgatoloco
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lunedì 13 agosto 2018
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film "fuori dai binari consueti"
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"La ragazza del lago"che, ritengo, all'epoca(2007, di Andrea Molaioli)non abbia avuto un successo travolgente, è veramente nel senso migliore del termine, un"thriller psicologico", anche se la definizione è abusata. Paese di montagna(siamo in Carnia, forse, almeno così sembra, ma il fatto ha poca importanza), lago, ragazza morta, anzi uccisa in maniera atipica, vari indiziati, un commissario inviato colà dopo vent'anni di indagini più importanti, come lamenta un suo collaboratore, in piena crisi esistenziale-familiare. Ma non è questo che conta, né la rivelazione finale di uno degli indiziati: importante, invece, è il clima, appunto psicologico-esistenziale che letteralmente"percorre"il film in ogni sua piega.
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"La ragazza del lago"che, ritengo, all'epoca(2007, di Andrea Molaioli)non abbia avuto un successo travolgente, è veramente nel senso migliore del termine, un"thriller psicologico", anche se la definizione è abusata. Paese di montagna(siamo in Carnia, forse, almeno così sembra, ma il fatto ha poca importanza), lago, ragazza morta, anzi uccisa in maniera atipica, vari indiziati, un commissario inviato colà dopo vent'anni di indagini più importanti, come lamenta un suo collaboratore, in piena crisi esistenziale-familiare. Ma non è questo che conta, né la rivelazione finale di uno degli indiziati: importante, invece, è il clima, appunto psicologico-esistenziale che letteralmente"percorre"il film in ogni sua piega. che lo"domina", si parva licet... e se l'espressione non sembra esagerata e credo invece non lo sia. Efficacissimo, proprio in questa chiave, le interpretazioni di Toni Servillo, il commissario, dii Marco Baliani, Omero Antonutti, Valeria Golino, Fabrizio Gifuni e altri(altre), che sono appunto gli/le altri/e, sospettati(e)e non... Non conosco, altrimenti, la fimografia di Molaioli, ma evidentemente si tratta di un"autore"filmico in senso pieno: ha realizzato un'opera composta, apparentemente, da frammenti, da lacerti, che in realtà di ricompongono in un'unità narrativa reale, di grande efficacia, otlre il consueto(in particoalre, con tutto il rispetto ma in qualche caso anche altro, oltre la vugata del poliziesco TV, molte volte legate al bozzettismo e al"nulla"travestito da "qualcosa", a una produzione di senso o banalmente moralistica o invece assente, senza mai giocare neppre la carta del nonsense. El Gato
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rob8
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lunedì 23 luglio 2018
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tensione estetica e scavo psicologico
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Un fatto di cronaca trattato con l’apparenza di un giallo dà spunto all’autore, qui alla sua prima opera, di esercitarsi con il genere con originalità e perizia, sia nel trattamento registico sia nella direzione degli attori. Tra i quali si distingue naturalmente Toni Servillo, che dà misura e credibilità al suo commissario (che omaggia l’Ingravallo di Germi); ma vanno anche ricordati Fabrizio Gifuni in un ruolo tutt’altro che secondario e tutto il coro dei comprimari, dove ritroviamo Valeria Golino, Anna Bonaiuto ed un intenso Omero Antonutti.
Non ci sono in questo film arditezze stilistiche, né sperimentazioni narrative: eppure, non si ha mai la sensazione di un prodotto già visto, di una routine espressiva.
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Un fatto di cronaca trattato con l’apparenza di un giallo dà spunto all’autore, qui alla sua prima opera, di esercitarsi con il genere con originalità e perizia, sia nel trattamento registico sia nella direzione degli attori. Tra i quali si distingue naturalmente Toni Servillo, che dà misura e credibilità al suo commissario (che omaggia l’Ingravallo di Germi); ma vanno anche ricordati Fabrizio Gifuni in un ruolo tutt’altro che secondario e tutto il coro dei comprimari, dove ritroviamo Valeria Golino, Anna Bonaiuto ed un intenso Omero Antonutti.
Non ci sono in questo film arditezze stilistiche, né sperimentazioni narrative: eppure, non si ha mai la sensazione di un prodotto già visto, di una routine espressiva. Al contrario, tutti gli elementi, di forma e di contenuto, si giustappongono e si integrano in una trama coerente, al pari della trama dei tappeti persiani collezionati da uno dei protagonisti.
L’ambientazione lacustre e montana del Friuli, nonché la teoria geometrica delle villette del paese, spesso inquadrate dall’esterno delle finestre, come metaforiche gabbie, conferiscono all’insieme una tensione estetica che è la vera e propria cifra dell’opera: in un voluto raffreddamento dei toni cronachistici in favore dello scavo psicologico dei personaggi.
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danko188
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mercoledì 9 marzo 2016
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presuntuoso e maledettamente ordinario
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I numerosi consensi critici (recensioni da 4 stelle) a carico di questo film mi hanno incuriosito, peccato che dopo averlo visto non abbia potuto fare a meno di storcere il naso, ma procediamo per gradi.
E' tratto da un romanzo norvegese la cui vicenda ha da sfondo i fiordi della scandinavia, l'elaborazione di Molaioli tenta, con il contributo della regione Friuli, di trasportare il racconto nella nostra Italia, per farne quello che è da molti considerato un giallo vero e proprio.
Per quanto il genere possa coinvolgere una fascia larga di spettatori, mi assumo la responsabilità di ravvederli, perchè ciò che ho visto di thriller ha solo uno discreto incipit, subito dopo prende la piega (comune purtroppo) da fiction all'italiana in cui ogni famiglia ha i suoi problemi, tutti sono tristi, la vita fa schifo, ecc ecc.
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I numerosi consensi critici (recensioni da 4 stelle) a carico di questo film mi hanno incuriosito, peccato che dopo averlo visto non abbia potuto fare a meno di storcere il naso, ma procediamo per gradi.
E' tratto da un romanzo norvegese la cui vicenda ha da sfondo i fiordi della scandinavia, l'elaborazione di Molaioli tenta, con il contributo della regione Friuli, di trasportare il racconto nella nostra Italia, per farne quello che è da molti considerato un giallo vero e proprio.
Per quanto il genere possa coinvolgere una fascia larga di spettatori, mi assumo la responsabilità di ravvederli, perchè ciò che ho visto di thriller ha solo uno discreto incipit, subito dopo prende la piega (comune purtroppo) da fiction all'italiana in cui ogni famiglia ha i suoi problemi, tutti sono tristi, la vita fa schifo, ecc ecc...
Gli elementi caratteristici della regia da poliziesco autentico sono deboli e a tratti si ha veramente l'impressione di guardare una serie tv di Canale 5, ma credo sia anche a causa della recitazione che tutto sommato non è la cosa peggiore dell'opera prima di Molaioli. Ho trovato la sua regia abbastanza discreta, c'è da dire che con una sceneggiatura simile, capace di creare personaggi privi di una loro effettiva dignità cinematografica come la bambina all'inizio o il matto con il padre pazzoide, sarebbe stato difficile per chiunque dare una prospettiva più misteriosa e coinvolgente, tutto si risolve da sè e sottolineo che la componente investigative è ridotta miseramente all'osso. I movimenti di macchina sono scolastici e ripetitivi, la fotografia in un contesto simile avrebbe potuto dare un contributo più rilevante di quello che invece ha dato, questa sufficienza non mi ha per niente entusiasmato.
Voto 6.5
Danko188
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danygor
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giovedì 13 settembre 2012
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malaioli inaugura il giallo italiano al cinema
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"Finalmente anche in Italia un giallo arriva sul grande schermo!Questo verrebbe da dire vedendo 'La ragazza del lago'. Grazie a Molaioli infatti riusciamo a goderci un film di genere che non sia una delle milioni di fiction televisive con protagonisti un delitto e l'indagine poliziesca, girate spesso in digitale, con un cast televisivo ed intrighi che debbono essere per forza sciolti nel giro di un'ora (la durata della puntata!) o, quando si tratta di film tv che durano 2-3 serate, volutamente dilungati con scene superflue. Premesso questo, il film si fa apprezzare anzitutto per scelta delle location e della fotografia, nonché per il fatto che la trama è pienamente coerente con lo storico filone del noir, dove fino alla fine non si capisce chi sia realmente il colpevole.
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"Finalmente anche in Italia un giallo arriva sul grande schermo!Questo verrebbe da dire vedendo 'La ragazza del lago'. Grazie a Molaioli infatti riusciamo a goderci un film di genere che non sia una delle milioni di fiction televisive con protagonisti un delitto e l'indagine poliziesca, girate spesso in digitale, con un cast televisivo ed intrighi che debbono essere per forza sciolti nel giro di un'ora (la durata della puntata!) o, quando si tratta di film tv che durano 2-3 serate, volutamente dilungati con scene superflue. Premesso questo, il film si fa apprezzare anzitutto per scelta delle location e della fotografia, nonché per il fatto che la trama è pienamente coerente con lo storico filone del noir, dove fino alla fine non si capisce chi sia realmente il colpevole. Quando un fatto di cronaca è ambientato in paesello di provincia, è abbastanza normale che tutti sanno tutto di tutti, tutti sono colpevoli di qualcosa, tutti hanno i loro scheletri nell'armadio, tutti potevano avere un movente per uccidere, ma allo stesso tempo tutti hanno un alibi. Perché questa non è finzione, invenzione dello sceneggiatore o dello scrittore autore del romanzo da cui il fim è tratto, pur con le differenze dovute all'ambientazione infatti, la vicenda ed i personaggi de 'La ragazza del lago' sembrano molto somiglianti a quelli riportati dalle cronache recentemente sui fatti di Gravina di Puglia.
Il film, fatto anche di momenti di silenzio, di riflessione e contemplazione del paesaggio alla ricerca della verità, scorre via senza accorgersene, con lo spettatore, totalmente immedesimato nel commissario, il sempre eccelso Tony Servillo, che procede tappa dopo tappa, svelando mistero dopo mistero, personaggio dopo personaggio. Il tutto senza mai turbare la tranquillità di quei paesaggi montani in riva al lago, che potrebbero ricordare la verde Svizzera cara all'Argento di 'Phenomena', un'atmosfera dove, una scena d'azione come l'inseguimento del fidanzato della ragazza e primo indiziato da parte della polizia quasi stona. Un'atmosfera, che si respira per tutto il film, di sospeso mistero ed elegante stile registico mai eccessivo nelle inquadrature, rafforzata soprattutto dalla colonna sonora, funzionalmente efficace.
Infine il film, pur procedendo nella strada scelta e comunque imposta dalla trama della vicenda, riesce a lanciare qua e là qualche spunto di riflessione su quanto possa essere amara la vita. La malattia mentale della moglie del protagonista, costretto suo malgrado a crescere una figlia da solo ed a sua volta il punto di vista della figlia che vive sola con il padre, una ragazza nel fiore degli anni condannata a morte da un tumore, la difficoltà nell'accettare il 'diverso': il 'ritardo' mentale del bambino lasciato morire, come quella di Mario, visto un po' come 'lo scemo del villaggio', ma anche i meccanismi innescati all'interno di una famiglia quando un padre dimostra molto più affetto per una figlia rispetto all'altra.
Da vedere assolutamente.
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cenox
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martedì 4 ottobre 2011
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non eccezionale ma finalmente un giallo italiano
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In un piccolo paesino del nord Italia, immerso tra le montagne, viene convocato un commissario di polizia (Servillo) , perchè possa far luce sulla morte di una giovane ragazza, trovata morta sulla sponta di un lago. Il cadavere non presenta ferite, ed è stato trovato completamente nudo, in una posizione simile a quella che si assume quando si dorme. Questo giallo italiano rappresenta, quasi, una novità per il panorama dei film prodotti nello stivale, in quanto la maggior parte degli investimenti vengono spesi interamente per la produzione di semplici e, solo a volte interessanti, commediole. Già questo è sicuramente un fattore positivo, anche se vi sono diverse cose che si potrebbero migliorare nel film stesso, ma ciò non gli ha comunque impedito di accaparrarsi ben 10 David di Donatello.
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In un piccolo paesino del nord Italia, immerso tra le montagne, viene convocato un commissario di polizia (Servillo) , perchè possa far luce sulla morte di una giovane ragazza, trovata morta sulla sponta di un lago. Il cadavere non presenta ferite, ed è stato trovato completamente nudo, in una posizione simile a quella che si assume quando si dorme. Questo giallo italiano rappresenta, quasi, una novità per il panorama dei film prodotti nello stivale, in quanto la maggior parte degli investimenti vengono spesi interamente per la produzione di semplici e, solo a volte interessanti, commediole. Già questo è sicuramente un fattore positivo, anche se vi sono diverse cose che si potrebbero migliorare nel film stesso, ma ciò non gli ha comunque impedito di accaparrarsi ben 10 David di Donatello. Ma veniamo ai fattori migliorabili del film: al primo posto vi è la colonna sonora, che invece di aiutare a decollare il film, lo affossa, rendendo odiose diverse scene ed assordando lo spettatore; al secondo, il finale, che dopo una buona ricerca di prove e colpevoli, tende a rendere tutto un pò troppo semplicistico, lasciando alcuni particolari in sospeso; infine la velocità del film che, invece di rendersi incalzante ed emozionante, viene rallentato da diverse scene inutili o da dialoghi poco interessanti ai fini del caso in questione.
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lauraama
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lunedì 26 settembre 2011
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tanto clamore per nulla
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non capisco il clamore, i david di donatello vinti da questo film, ben recitato dai vari interpreti, ma quello che non riesco a a capire il senso del film, del perche'
e' accaduto l'omicidio, una storia basata su tanti controsensi, che porta il film al nulla, al dire che esiste una provincia dove tutti sanno tutto di tutti, dove i problemi di qualche famiglia, esiste ed e' stata riportata in questo film, ma er dire cosa?
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stolencar
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venerdì 23 settembre 2011
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imperdibile fra le opere prime
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Se il buon giorno si vede dal mattino non possiamo altro che attendere il regista ad altre prove che giocoforza si confronteranno con questo splendido esordio. Si potrebbe essere indotti a credere che con un Servillo misurato e pienamente inserito nel ruolo di commissario sia stato tutto in discesa. In relatà i meriti vanno ricercati anche in una validissima sceneggiatura in parte penalizzata da una sonorizzazione discutibile con musiche di sottofondo troppo alte e modaiole: tra qualche hanno strideranno e eticheteranno il film nella prima decade del nuovo millennio.
L'intreccio è convincente e pure l'ambientazione. Un giallo con una ricerca di analisi psicologica di molti personaggi davvero inusuale.
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Se il buon giorno si vede dal mattino non possiamo altro che attendere il regista ad altre prove che giocoforza si confronteranno con questo splendido esordio. Si potrebbe essere indotti a credere che con un Servillo misurato e pienamente inserito nel ruolo di commissario sia stato tutto in discesa. In relatà i meriti vanno ricercati anche in una validissima sceneggiatura in parte penalizzata da una sonorizzazione discutibile con musiche di sottofondo troppo alte e modaiole: tra qualche hanno strideranno e eticheteranno il film nella prima decade del nuovo millennio.
L'intreccio è convincente e pure l'ambientazione. Un giallo con una ricerca di analisi psicologica di molti personaggi davvero inusuale.
Bene avanti tutta.
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bruno leonardini
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martedì 7 giugno 2011
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molaioli imita bene sorrentino
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Non è un film esaltante, ma è un buon film. Veramente eccessivi i David di Donatello vinti. In effetti, aver consegnato il David di Donatello anche per ruoli secondari, fa pensare che la giuria fosse di parte, non regalando nemmeno un premio di consolazione ad altri film in lizza, pur meritevoli. Il debuttante regista, Andrea Molaioli imita chiaramente le atmosfere tipiche di Paolo Sorrentino (anche nei movimenti di camera). Addirittura sceglie Tony Servillo (attore feticcio di Sorrentino), per rappresentare la figura dell'introverso commissario di polizia, protagonista del film. E Molaioli, costruisce attorno a Servillo, un personaggio a metà strada tra il cantante napoletano Tony Pisapia de L'uomo in più e Titta di Girolamo, commercialista recluso in un albergo svizzero in Le conseguenze dell'amore, entrambi film di Sorrentino.
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Non è un film esaltante, ma è un buon film. Veramente eccessivi i David di Donatello vinti. In effetti, aver consegnato il David di Donatello anche per ruoli secondari, fa pensare che la giuria fosse di parte, non regalando nemmeno un premio di consolazione ad altri film in lizza, pur meritevoli. Il debuttante regista, Andrea Molaioli imita chiaramente le atmosfere tipiche di Paolo Sorrentino (anche nei movimenti di camera). Addirittura sceglie Tony Servillo (attore feticcio di Sorrentino), per rappresentare la figura dell'introverso commissario di polizia, protagonista del film. E Molaioli, costruisce attorno a Servillo, un personaggio a metà strada tra il cantante napoletano Tony Pisapia de L'uomo in più e Titta di Girolamo, commercialista recluso in un albergo svizzero in Le conseguenze dell'amore, entrambi film di Sorrentino. C'è qualcosa che non torna nel finale, non tutto appare così lineare e sembra che la verità, nella confessione dell'omicida, sia in qualche modo troppo calcata e quindi, strana. Non avendo letto il libro da cui è stato tratto il film, non so dire se anche nel testo letterario, più complesso, ci fosse una spiegazione più logica al delitto. In ogni caso, il film è senza dubbio, più che discreto.
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