figliounico
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martedì 3 dicembre 2024
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anatomia di un giallo
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Il successo di pubblico e di critica che il film ebbe all’uscita nelle sale italiane del lontano 1975, mantenutosi costante nel tempo fino a farne un cult, non è dovuto di certo al soggetto, che ricalca in modo sfacciato quello del primo film di Argento, che del resto fu preso in prestito da’ La statua che urla di Brown, o alla sceneggiatura, inficiata da qualche dialogo di troppo e da molte incongruenze, su cui si stende un velo pietoso e su cui comunque si sarebbe sorvolato per non spoilerare il plot a quei pochi al mondo che ancora non l’hanno visto; Profondo rosso è un capolavoro per tutto il resto, dalla colonna sonora dei Goblin agli effetti speciali curati da Carlo Rambaldi, fino al montaggio di Franco Fraticelli e alla fotografia di Luigi Kuveiller, per non parlare del cast, che vanta, a parte David Hemmings, già protagonista in Italia di Blow-up di Antonioni, la presenza di grandissimi attori teatrali, Glauco Mauri, Eros Pagni e Gabriele Lavia, e di una diva del cinema degli anni ’30, Clara Calamai, e last not least la straordinaria Daria Nicolodi.
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Il successo di pubblico e di critica che il film ebbe all’uscita nelle sale italiane del lontano 1975, mantenutosi costante nel tempo fino a farne un cult, non è dovuto di certo al soggetto, che ricalca in modo sfacciato quello del primo film di Argento, che del resto fu preso in prestito da’ La statua che urla di Brown, o alla sceneggiatura, inficiata da qualche dialogo di troppo e da molte incongruenze, su cui si stende un velo pietoso e su cui comunque si sarebbe sorvolato per non spoilerare il plot a quei pochi al mondo che ancora non l’hanno visto; Profondo rosso è un capolavoro per tutto il resto, dalla colonna sonora dei Goblin agli effetti speciali curati da Carlo Rambaldi, fino al montaggio di Franco Fraticelli e alla fotografia di Luigi Kuveiller, per non parlare del cast, che vanta, a parte David Hemmings, già protagonista in Italia di Blow-up di Antonioni, la presenza di grandissimi attori teatrali, Glauco Mauri, Eros Pagni e Gabriele Lavia, e di una diva del cinema degli anni ’30, Clara Calamai, e last not least la straordinaria Daria Nicolodi. Suggestiva l’inquadratura del bar, chiaro omaggio a Hopper, nella sequenza girata in piazza C.L.N. a Torino che non c’entra niente con il film ma rientra in quella particolare genialità di Argento che consisteva nell’abilità di mettere a frutto l’arte altrui, che è poi una delle caratteristiche indispensabili per essere un grande regista.
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luca g
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martedì 1 ottobre 2024
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una pagliacciata e nient''altro
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DA era appena uscito dal flop delle 5 giornate, sperava come il suo maestro Sergio Leone, di emanciparsi dal genere che lo aveva tratto dall'oscurità - che ingrati, erano stati baciati dalla fortuna ... ,
era credo la primavera del 75 e sulle locandine e i manifesti c'era scritto 'Dario Argento torna al thrilling' ... 'explicatio non petita culpa manifesta',
siccome da 4 mosche a questo c'era stato l'intermezzo infelice delle giornate A mise qui una serie di violenze efferatezze effettacci "che ad Hitchock sarebbero bastati per dieci film" scrisse Kezich ma io dico che al grande regista ... no, non A ... erano necessari cento film per consumarle tutte;
la Giuliana Calandra ficcata con la faccia nella vasca con l'acqua bollente, la testa di Lavia mozzata dalle catene dell'ascensore.
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DA era appena uscito dal flop delle 5 giornate, sperava come il suo maestro Sergio Leone, di emanciparsi dal genere che lo aveva tratto dall'oscurità - che ingrati, erano stati baciati dalla fortuna ... ,
era credo la primavera del 75 e sulle locandine e i manifesti c'era scritto 'Dario Argento torna al thrilling' ... 'explicatio non petita culpa manifesta',
siccome da 4 mosche a questo c'era stato l'intermezzo infelice delle giornate A mise qui una serie di violenze efferatezze effettacci "che ad Hitchock sarebbero bastati per dieci film" scrisse Kezich ma io dico che al grande regista ... no, non A ... erano necessari cento film per consumarle tutte;
la Giuliana Calandra ficcata con la faccia nella vasca con l'acqua bollente, la testa di Lavia mozzata dalle catene dell'ascensore...
ma andiamo era una pagliacciata;
il thrilling di A era privo di qualsiasi serietà, 'là dove H. è perspicuo ...' e ricordo solo quest'aggettivo, A getta in faccia una serie di situazioni assurde, anche molto efficaci, ma s'infischia totalmente se la vicenda è credibile, se abbia una logica... ma è possibile che 'l'assassino' sia la sig.ra Clara Calamai??
qualche idiota aveva scritto, sui manifesti posti all'entrata del Capitol di Bologna,'il colpevole è la madre di Carlo' ...
c'è una sequenza eccezionale all'inizio ... 'vorrei precisare che i i miei poteri non hanno nulla a che fare con la magìa ...' dice MM a fianco di Glauco Mauri e allora chiede a uno spettatore 'lei ... lei è di ...Bologna ... ha le chiavi di casa nella tasca destra' e questo 'massì è vero soccia' e le tira fuori... e poi grida 'ahh ahh tu hai ucciso e ucciderai ancora' infatti dopo tre minuti a fare una brutta fine è proprio lei,
gli intermezzi giallo rosa di Hemmings con Daria Nicolodi sono demenziali, A era incapace di dirigere una scena sentimentale seria;
all'uscita andai con i miei genitori in un ristorante e, al tavolo a fianco, c'era uno che raccontava il film alla sua ragazza 'sai a un certo punto...' quelli erano i tempi in cui si usciva talmente eccitati dai film di A che bisognava 'condividerli' con qualcuno,
nei film di A la vicenda contava zero perché altrimenti lo spettatore si sarebbe dovuto applicare, pensare, sforzarsi di capire ... troppa fatica;
A non divenne mai l'H italiano e io penso che non gl'importasse niente perché sapeva che al pubblico non sarebbe importato nulla,
aahhhh che errore appassionarsi di quei film ... quanto facevo meglio a studiare, a fare sport .... fossero stati film come la finestra sul cortile, caccia al ladro...
ma questi...erano veramente delle cialtronate.
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giovanni morandi
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martedì 1 novembre 2022
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il giallo più importante di argento giovanni moran
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Marc (David Hemmings) suona il pianoforte ed è insegnante musica a Roma, e una sera va a trovare in un bar l'amico Carlo (Gabriele Lavia) anche lui, parzialmente alcolizzato, fa il pianista in quel locale.
Quando escono, per una pausa, Marc sente delle urla provenienti da un appartamento vicino.
In quell'appartamento, infatti si verifica il primo assassinio di una sensitiva una certa Helga, che nel pomeriggio aveva tenuto una conferenza di medium, durante la quale, aveva percepito tra il pubblico in sala una" presenza malefica", preceduta da una canzoncina strana, infantile, che cerca di descrivere al collega Giordani.
Marc, interrogato dalla Polizia, dato che si era precipitato nell'appartamento del delitto, sostiene di aver visto qualcosa di strano, forse, un quadr Gianna, (Daria Nicolodi) una reporter di nera, con la quale farà amicizia.
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Marc (David Hemmings) suona il pianoforte ed è insegnante musica a Roma, e una sera va a trovare in un bar l'amico Carlo (Gabriele Lavia) anche lui, parzialmente alcolizzato, fa il pianista in quel locale.
Quando escono, per una pausa, Marc sente delle urla provenienti da un appartamento vicino.
In quell'appartamento, infatti si verifica il primo assassinio di una sensitiva una certa Helga, che nel pomeriggio aveva tenuto una conferenza di medium, durante la quale, aveva percepito tra il pubblico in sala una" presenza malefica", preceduta da una canzoncina strana, infantile, che cerca di descrivere al collega Giordani.
Marc, interrogato dalla Polizia, dato che si era precipitato nell'appartamento del delitto, sostiene di aver visto qualcosa di strano, forse, un quadr Gianna, (Daria Nicolodi) una reporter di nera, con la quale farà amicizia.
Una sera mentre suona
pianoforte, l'assassino riesce a entrare in casa sua. Marc avverte la sua presenza sentendo la stessa canzoncina che aveva preceduto la morte di Helga, sta per essere aggredito, ma una telefonata di Gianna gli permette di barricarsi nella sala approfittando dell'effetto sorpresa. Il killer fugge, non prima di averlo minacciato di morte.
Il giorno seguente, Giordani dichiara che si tratta probabilmente di un paziente schizofrenico, che si serve della nenia per ricreare il clima di un precedente omicidio. Il brano tra l'altro avrebbe un collegamento con la leggenda della villa del bambino urlante, come riportato nel saggio "Fantasmi di oggi e leggende nere dell'età moderna". Attraverso il libro, Marc risale all'autrice Amanda Righetti, ma l'assassino, che sembra spiare i suoi movimenti, la rintraccia prima di lui. La sventurata scrittrice viene brutalmente assassinata in casa sua e il suo volto è stato ustionato nell'acqua bollente della vasca da bagno. Marc troverà il cadavere qualche ora dopo. Avvertita Gianna, inizia a temere che si possa sospettare di lui e lei gli consiglia di scappare, ma lui non ne vuole sapere e tra il pianista e la giornalista inizia a nascere qualcosa. Marc avverte Giordani, che il giorno successivo, in un sopralluogo sulla scena, riesce con un'intuizione a ricostruire la dinamica della morte di Amanda: prima di morire, la donna aveva scritto sul muro il nome di chi l'aveva uccisa sfruttando il vapore prodotto dall'acqua calda.
Ma anche Giordani viene barbaramente ucciso.
Marc riesce a rintracciare la villa della leggenda, disabitata da molti anni,è introdotto dentro, sembra di non trovare niente, ma, osservando meglio una foto della villa, nota che una finestra è stata murata. Cerca di avvisare Carlo e lascia un messaggio a Gianna e si reca nuovamente nell'inquietante struttura, abbattendo a colpi di piccone un muro e scoprendo una stanza segreta dove giace un corpo mummificato. Sconvolto, Marc indietreggia e viene tramortito. Quando si risveglia è all'esterno, Gianna è al suo capezzale mentre la residenza è in fiamme. Recatisi in casa del custode, i due notano un disegno identico a quello nella villa eseguito dalla figlia, la quale confida di essersi ispirata a un altro, rinvenuto nell'archivio della sua scuola. Giunti sul posto, Gianna decide di avvertire la polizia dopo aver sentito un rumore, ma viene chiamata da una voce. Quando Marc la va a cercare scopre che è stata pugnalata. Marc però ha capito chi è l'autore del disegno, risalente al 1950: Carlo, allora bambino. Questi gli si presenta finalmente e gli punta una pistola, rinfacciandogli di non avergli dato retta quando gli aveva detto di scappare, così ora è costretto a ucciderlo, pur volendogli bene. L'arrivo delle forze dell'ordine mette in fuga il giovane, ma una volta in strada questi muore brutalmente, investito da un'auto, dopo essere stato trascinato per diversi metri da un camion.Dopo aver saputo che Gianna è fuori pericolo nonostante la coltellata, Marc torna a casa: camminando per la piazza si rende conto dell'estraneità di Carlo durante l'omicidio della sensitiva, in quanto si trovava con lui in quel momento. Gli tornano in mente le parole dell'amico riguardo al quadro scomparso, sicché torna sulla scena del delitto, per rendersi conto che non c'è mai stato un quadro in quel punto, ma uno specchio, e che quello che aveva visto era il volto dell'assassino, ovvero l'anziana madre di Carlo, che lo ha seguito e appare davanti a lui per ucciderlo e vendicare la morte del figlio. Ella, malata di mente, aveva assassinato suo marito, che voleva riportarla in clinica contro la sua volontà, davanti a suo figlio piccolo, nascondendo il cadavere nella villa. Carlo, traumatizzato, l'aveva coperta in tutti quegli anni e realizzato dei disegni raffiguranti il delitto. Marc tenta la fuga, ma viene raggiunto e ferito alla spalla dalla donna con una mannaia. Durante la colluttazione, il medaglione di lei s'impiglia nell'inferriata dell'ascensore. L'uomo sanguinante preme il pulsante di rimando e la cabina, tirando con sé la collana, decapita la donna, ponendo fine alla catena degli efferati omicidi.
L'ultimo fotogramma, su cui parte la sigla di coda, mostra l'immagine di uno sgomento Marc riflessa nella pozza di sangue conseguente alla decapitazione della donna.
Il film segna il passaggio tra la fase thriller del regista, iniziata con L'uccello dalle piume di cristallo (1970) e quella horror intrapresa con Suspiria (1977). Inizialmente il ruolo di Marc doveva essere assegnato a Lino Capolicchio, che rifiutò in seguito a un incidente automobilistico che lo bloccò in una lunga convalescenza.
Le mani dell'assassino, coperte dai guanti, sono in realtà le mani di Dario Argento. Nella scena in cui Marc chiama Gianna dal bar, lei si trova nella redazione del giornale e ferma una comparsa per prendere appunti: si tratta di Fabio Pignatelli, bassista della band dei Goblin che ha firmato la colonna sonora del film.
Per i 25 anni dall'uscita del film nei nelle sale italiane, Dario Argento e il gruppo dei Daemonia realizzarono un cortometraggio ispirato alla pellicola (2000). Il film è stato adattato a musical teatrale, con la supervisione artistica di Argento, musicato da Claudio Simonetti e diretto da Marco Calindri (2007).
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mik
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lunedì 21 dicembre 2020
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cult italiano
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Profondo Rosso: uno dei miglior horror italiani diretto dal maestro del brivido Dario Argento. Da aggiungere alla collezione dei film migliori del genere
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elgatoloco
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venerdì 11 settembre 2020
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capolavoro, comunque
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Lo si voglia o no, lo si ammetta o meno, "Profondo Rosso"(Dario Argento, anche autore di soggetto e sceneggiatura con Bernardino Zapponi, 1975)è, insieme con"Inferno"(1980)e in parte già con"Suspiria"(1977, irruzione nel fantastico dell'autore, poi completata-compiuta con "Inferno"), il capolvaoro di Dario Argento, il fikm nek quale: A)é perfetta la "sincronia"-sintestesia con la musica di Claudio Simonetti alias Golbin, diove si realizza una vera"fusione", quale-per trovare un pendant-soko quella di Alfred Htchock con Bernard Herrmann, se non in questo caso anche di oiù...; B ) se è vero che propiuamente Argento entra nel"fantastico"solo con "SUspria", già qui gli elmenmti"fantastici"sìoo oienamentem present, col l'cinipi al congresso di"parapsicologia", come certe esperienze vengono anche dfinite(la definizione, peraltro è tale già in Freud.
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Lo si voglia o no, lo si ammetta o meno, "Profondo Rosso"(Dario Argento, anche autore di soggetto e sceneggiatura con Bernardino Zapponi, 1975)è, insieme con"Inferno"(1980)e in parte già con"Suspiria"(1977, irruzione nel fantastico dell'autore, poi completata-compiuta con "Inferno"), il capolvaoro di Dario Argento, il fikm nek quale: A)é perfetta la "sincronia"-sintestesia con la musica di Claudio Simonetti alias Golbin, diove si realizza una vera"fusione", quale-per trovare un pendant-soko quella di Alfred Htchock con Bernard Herrmann, se non in questo caso anche di oiù...; B ) se è vero che propiuamente Argento entra nel"fantastico"solo con "SUspria", già qui gli elmenmti"fantastici"sìoo oienamentem present, col l'cinipi al congresso di"parapsicologia", come certe esperienze vengono anche dfinite(la definizione, peraltro è tale già in Freud...).ma anche con la presenza"aggettante"del tema foillia nel fi,m etc. ;C) Anche l'archietterua d'esterni è "lovecraftiana", per dire del più grnade scrittore fantastico o meglio di horror fnatastico dopo Edgar Allan Poe... Complessivamente, unfilm, che si"serve"(nell'accezione positiva del lemma)di grand interoreti teatrlai, come Glauco Mauri, Gabriele Lavia, Eros Pagni, insieme ad attori/attici/nuovi"/e.allora, come David Hemmings e Macha Méril, della stessa Daria Nicolodi, come anche di una"gloria"del cinema d'antan(persino muto)come Clara Calamai.Argento, in seugito se non i film citati, tenderà a ripercorrere vecchi stilemi, rimanendo in qualche caso"bloccato", forse anche perché"spaventato"da certe "fughe in avanti ompiute nel terreno del"Parnanormale"o dell'"Occulto"o comunque si vogliano definire dinesiioni finora poco note algi umani...La ricerca di questo film è, in qualche modo, quella che orelude al'Argento migliore, a quello decisamente rivolto più alla scoperta di quantl fiora è ignoto o consierato tale... El Gato"
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paolafilm
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domenica 29 marzo 2020
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belloo
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Capolavoro assoluto in cui l' interpretazione dei protagonisti svolge un ruolo peculiare e l' atmosfera incalzante e tenebrosa avvolge lo spettatore sino all' ultima inquadratura dove una emblematica cornice funge da sfondo per risolvere il rebus che sta dietro il killer
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elgatoloco
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sabato 7 settembre 2019
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capolavoro assoluto
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"Profondo Rosso"(Dario Argento, 1975), curiosamente(e stando attenti, lo si vede, anche nei siparietti comici)Argento lo ha scritto con Bernardino Zapponi, sceneggiatore "tradizionale", spesso autore o meglio coautore anche di vari film di Fellini(il che è di per sé significativo): Capolavoro sospeso tra il tema del ricordo traumatico(si veda l'inizio che poi viene ripreso, come nell'ouoboros -serpente che si morde la coda, nel finale)e l'allucinazione, che sconfina nella parapsicologia(il tema quasi iniziale del congresso parapsicologico non è per nulla meramente pretestuoso ma è invece pre-testuale, anche perché prelude ad altri due successi capolavori di Argento, "Suspiria"e"Inferno").
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"Profondo Rosso"(Dario Argento, 1975), curiosamente(e stando attenti, lo si vede, anche nei siparietti comici)Argento lo ha scritto con Bernardino Zapponi, sceneggiatore "tradizionale", spesso autore o meglio coautore anche di vari film di Fellini(il che è di per sé significativo): Capolavoro sospeso tra il tema del ricordo traumatico(si veda l'inizio che poi viene ripreso, come nell'ouoboros -serpente che si morde la coda, nel finale)e l'allucinazione, che sconfina nella parapsicologia(il tema quasi iniziale del congresso parapsicologico non è per nulla meramente pretestuoso ma è invece pre-testuale, anche perché prelude ad altri due successi capolavori di Argento, "Suspiria"e"Inferno"). Film dalle continue sorprese, dalle variazioni(anche musicali, con l'alternanza tra il particolarissimo rock dei"Goblin", compositore Claudio SImonetti e gli"intermezzi"jazz del genaile Giorgio Gaslini)straordinarie, veramente da allievo(diverisissimo, però)si sir Alfred Hitchcock, a livello di De Palma e forse sopra Claude Chabrol, "Profondo Rosso"non è film dall'horror"facile", ma sempre straordinariamente intelligente. E qui, anche a livello di interpreti, Argento aveva scelto, a parte David Hemmings, che era già un'icona, i grandi anche del teatro: Gabriele Lavia, irriconoscibile se lo confrontiamo con il Lavia di oggi, Eros Pagni, Glauco Mauri, ma anche un'icona del cinema d'antan(anche rispetto ad allora)Clara Calamai, l'immancabile brava compagna del tempoo, Daria Nicolodi, Macha Méril, forse irrimediabilmente poi legata a quel personaggio, altri ancora. Scelte intelligenti e foriere della grandezza di un Argento che, dopo gli anni Ottanta, non avrebbe pià ritrovato tale straordinaria creatività"mirata" e ben finalizzata. El Gato
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maurizio biondo
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venerdì 12 luglio 2019
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..se questo é un capolavoro..
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Se questo è un capolavoro,io non ho capito nulla della vita. Non avevo mai visto un film di Argento,ho preso questo in biblioteca e lo ritengo una grossa ciofeca di film. Fatto male,per nulla coinvolgente ,non mi ha suscitato nessuna suggestione...anzi l'ho trovato un filo grottesco. Sono stupito sul fatto che ha riscosso un grosso successo e consenso...a me ha schifato,ma evidentemente sono io che capisco nulla.
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fabio
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martedì 3 luglio 2018
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capolavoro.
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massima espressione del cinema di Dario Argento. un perfetto equilibrio di ritmo, recitazione, commento sonoro. Il soggetto supera il triller tradizionale ed entra nell'horror magistralmente per diventare un classico che ancora oggi non mostra segni di invecchiamento.
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paolopace
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sabato 17 settembre 2016
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viaggio nelle grotte di trifonio
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Con questo film Argento chiarisce le ricerche, le indagini sui tempi narrativi e sulla tensione, gli studi sulla rappresentazione immaginaria dell'irrazionale e del delirio che aveva intrapreso nei film precedenti, che fanno vacillare le convinzioni, le tranquillità, i modi di vivere e banali e le false sicurezze degli spettatori. Un cinema moderno, sfrenato e selvaggio, con la tecnica che diventa uno strumento fondamentale di una nuova poesia cinematografica, come lo scandaglio macroscopico con moto maestoso di piccoli oggetti che sembrano immensi, che come in altre scene fa diventare l'insignificante prodromo dell'accadimento mortale. Il momento migliore del film è forse la visita alla villa del bambino urlante, in cui il protagonista entra in stanze abbandonate da anni, sature di una desolazione sinistra.
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Con questo film Argento chiarisce le ricerche, le indagini sui tempi narrativi e sulla tensione, gli studi sulla rappresentazione immaginaria dell'irrazionale e del delirio che aveva intrapreso nei film precedenti, che fanno vacillare le convinzioni, le tranquillità, i modi di vivere e banali e le false sicurezze degli spettatori. Un cinema moderno, sfrenato e selvaggio, con la tecnica che diventa uno strumento fondamentale di una nuova poesia cinematografica, come lo scandaglio macroscopico con moto maestoso di piccoli oggetti che sembrano immensi, che come in altre scene fa diventare l'insignificante prodromo dell'accadimento mortale. Il momento migliore del film è forse la visita alla villa del bambino urlante, in cui il protagonista entra in stanze abbandonate da anni, sature di una desolazione sinistra. In questa sequenza è particolarmente suggestivo ed evocativo il commento musicale di Giorgio Gaslini, come la musica dei Goblin rende meravigliosamente la tensione di sequenze come quella dei feticci dell'assassino. Una tensione allucinatoria; in entrambi i casi più che andando incontro venendoci incontro il delirio, attraverso una mente sconvolta o in case dove dimorano mortali segreti. La realtà con le sue sicurezze viene derisa, la verosimiglianza, la costruzione narrativa viene violentata nella sua logica e proiettata in una dimensione spaventosa. Il suspence diventa l'elemento costitutivo della narrazione, così che un'ansia sinistra si estende negli ambienti e nelle situazioni. Guardiamo con gli occhi irreali che si spalancano nel sonno per fissare un incubo. Le ambientazioni dei film di Argento sono costruite a partire da un'angoscia dalla quale i personaggi fuggono (o che inseguono). E' la paura a plasmare palazzi, strade, scorci che diventano macabri e ostili. Mentre molta critica manifesta i suoi dubbi accusando Argento di voler mettere insieme Dio e mammona, il suo cinema fa scuola anche oltre oceano. Particolarmente emblematica del suddetto studio matematico, calibrato al millimetro, è la sequenza dell'omicidio di Giordani, in cui fa la comparsa il pupazzo meccanico, un elemento irrazionale tra le altre audacie che Argento ha mantenuto, nonostante i consigli contrari, nel film, e ha avuto ragione. Ha scritto Algernon Blacwood: "Le avventure capitano agli avventurosi, le cose misteriose accadono a quelli che le cercano, ma nella stragrande maggioranza gli individui passano accanto alle porte semiaperte, credendole chiuse, e non notano i lievi fremiti del grande velo che, sotto la forma delle apparenze sta sempre tra loro e il mondo delle cause." Argento entra in quelle porte semiaperte dal quale attinge l'orrido, la paura, il fantastico. Più che a Hitchcock Argento può essere paragonato a Edgar Allan Poe il quale scrisse: "Il terrore dei miei racconti viene dalle profonde oscurità del mio cuore". E Argento: "Faccio cinema perchè amo e voglio essere amato, e dico benvenuti ai sanguinosi fantasmi della mia coscienza".
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