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Ultimo aggiornamento venerdì 7 aprile 2017
Un'opera prima che guarda ai thriller paranoici degli anni '70.
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CONSIGLIATO SÌ
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Duval è un contabile molto preciso nel proprio lavoro, finché viene licenziato a causa di esuberi aziendali. Dopo alcune ricerche di lavoro infruttuose viene contattato da un certo Clément, un tipo misterioso che gli offre un nuovo impiego: Duval dovrà trascrivere, velocemente e senza errori, alcune registrazioni su cassetta ogni giorno, in cambio di uno stipendio ragguardevole. Ben presto Duval si rende conto che il contenuto di queste cassette "scotta" politicamente, ma tirarsi fuori dall'impegno non è un'opzione prevista.
Al lungamente invocato e raramente incontrato cinema medio qualcuno crede ancora. Senza azzardare innovazioni velleitarie o inseguire la contemporaneità, Thomas Kruithof gira un film sostanzialmente non databile al carbonio-14, che avrebbe potuto essere tranquillamente girato negli anni '70, in tempi in cui una buona sceneggiatura, scene di azione curate e colpi di scena assortiti potevano bastare.
Oggi che quel cinema medio non esiste più, è difficile dire quanto spazio possa trovare il film di Kruithof presso il pubblico. Ma la passione profusa in La meccanica delle ombre è tale da poterne mutare il destino, forse.
Dalla sua il regista belga ha un cast di qualità, una certa attenzione al dettaglio da giallista e un epilogo che non disdegna di menare fendenti alla situazione politica attuale in Francia. Kruithof la presenta come ambigua e attraversata da disegni oscuri, quasi eversivi, con un candidato emergente e senza scrupoli che molto assomiglia a una versione maschile di Marine Le Pen. Sembrano gli anni '30 di Daladier e Chamberlain, titubanti nell'arginare i fanatismi politici del totalitarismo, o i '70 della strategia della tensione, ma invece sono gli anni Dieci del terzo millennio. Un'epoca confusa e inquietante, in cui la sensazione di instabilità politica è quasi palpabile. Kruithof ben individua questo feeling e se ne avvale per dare forza a un'opera che, seppur non esente da difetti - tra cui il ruolo (minore) affidato ad Alba Rohrwacher, scritto superficialmente - vale, sempre come si diceva un tempo, il prezzo del biglietto.
“La meccanica delle ombre” (La mecanique de l’ombre, 2016) è il primo lungometraggio del regista-attore Thomas Kruithof. Tasti ingranditi e sfuocati di una macchina per scrivere, un fruscio di sottofondo, i gesti delle dita che alzano il tono musicale, la ripresa che avvolge lo schermo e che ruota su se stessa [...] Vai alla recensione »
"La Meccanica delle Ombre" è un thriller in cui il protagonista (Francois Cluzet), diligente contabile presso una società, viene licenziato per un ridimensionamento del personale e, poichè non riesce più ad inserirsi nel mondo del lavoro, inizia a bere ed a cadere nella spirale dell'alcolismo. Superata appena questa sua debolezza, un giorno egli viene [...] Vai alla recensione »
il film francece ha per assoluto protagonista François Cluzet nel ruolo di Duvall un contabile serio e preciso di una società che si ritrova disoccupato e che accetta dal misterioso Clément il lavoro di sbobbinare delle cassettine numerate e di tracrivere il contenuto delle intercettazioni con una macchina da scrivere in un appartamento vuoto con la sola scrivania, la macchina [...] Vai alla recensione »
Noir d'atmosfera di stampo classico, giocato abilmente sulle paranoie di spionaggio e controspionaggio e diretto con buona mano, senza fronzoli. Francois Cluzet, nell’infinità di personaggi che gli affibbiano a destra e a manca, spesso è fuori ruolo, ma in questo caso funziona perfettamente. I ritmi appaiono blandi, coerenti con le caratteristiche del soggetto, ma cammin facendo [...] Vai alla recensione »
Thriller francese, abbastanza riuscito, essenziale nell’inserirsi tra le pieghe dello spionaggio e controspionaggio. Credibile nel suo protagonista e c’e’ pure Alba Rohrwacher, deliziosa come sempre.
Guadagnare con un lavoro semplice e ripetitivo a una condizione: non farsi mai domande né rispondere a quelle altrui. Ne è attratto Duval, uomo di mezza età disoccupato per un lungo esaurimento nervoso: accettare è un attimo, dovuto e voluto. Dietro a tanto silenzio, però, si cela la mala fra criminalità e servizi segreti sotterraneamente complici. Mantenere l'omertà nonostante le implicazioni etiche [...] Vai alla recensione »
L'incubo dell'uomo qualunque stritolato da una macchinazione è spunto hitchcockiano ma l'opera prima di questo cineasta belga fa appello anche ad altre fonti di ispirazione, dai classici della New Hollywood anni 70 come La conversazione e I tre giorni del Condor al magistero di Le Carré, adattati al clima politico francese contemporaneo. Duval, il personaggio di Cluzet, è un oscuro impiegato che però [...] Vai alla recensione »
Bizzarro thriller fantapolitico, dotato di una discreta tensione, ma a dir poco inverosimile. Il maturo contabile assicurativo Duval resta a spasso. Riceve subito un'offerta di lavoro da un tale, ambiguo Clément: chiuso in una stanza dovrà trascrivere su cassetta svariate registrazioni telefoniche. Orario rigido: 9-18, stipendio ragguardevole: 1500 alla settimana.