Titolo originale | Bardo, falsa crónica de unas cuantas verdades |
Anno | 2022 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Messico |
Regia di | Alejandro G. Iñárritu |
Attori | Daniel Giménez Cacho, Griselda Siciliani, Ximena Lamadrid, Íker Sánchez Solano Andrés Almeida, Francisco Rubio, Grantham Coleman, Omar Leyva, Grace Shen, Misha Arias De La Cantolla, Jorge Gidi, Mar Carrera, Edison Ruíz, Meteora Fontana. |
Uscita | mercoledì 16 novembre 2022 |
Tag | Da vedere 2022 |
Distribuzione | Lucky Red |
MYmonetro | 3,07 su 25 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 14 novembre 2022
Un giornalista torna dopo tanti anni in Messico per superare una crisi esistenziale. Il film ha ottenuto 1 candidatura a Premi Oscar, 1 candidatura a Critics Choice Award,
CONSIGLIATO SÌ
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Silverio Gama, giornalista e documentarista messicano, si è perso nel mezzo del cammino, da qualche parte tra il paese natio e quello di adozione. Eternamente diviso tra Messico e Stati Uniti, dove ha fatto crescere i suoi figli, Silverio Gama è il primo periodista latino-americano a vincere un prestigioso premio internazionale. Nel tempo che lo separa dalla premiazione ufficiale a Los Angeles, passa in rassegna la sua vita, quella professionale e quella personale, segnata dalla morte di Mateo, il figlio che ha vissuto una manciata di ore prima di decidere che il mondo era un brutto posto. Tra presente e passato cerca un senso e trova il capolinea.
Con 21 grammi, Alejandro González Iñárritu si era già interessato alla morte. Più precisamente, aveva indagato quell'intervallo in cui un uomo non è più vivo ma non è ancora morto, quando il corpo cade e da filmare rimane soltanto l'anima e il suo presunto peso.
Dodici anni dopo, replica l'esperienza con Leonardo DiCaprio, sfruttando quella sua vocazione naturale per le esperienze al limite. Nell'inverno di Revenant, l'attore 'pesa' 21 grammi. Attaccato e gravemente ferito da un orso, viene abbandonato dai suoi compagni. A terra, restano le spoglie mortali di un divo pesante e pesto in cui riconosciamo a stento l'elfo di Titanic. Ieri come oggi il cinema di Iñárritu incomincia dall'ultimo respiro dei suoi eroi incarnati a turno da Sean Penn, Javier Bardem, Leonardo DiCaprio e Daniel Giménez-Cacho, a cui affida addirittura la 'sua' vita e il territorio in cui si sente più a suo agio, il sogno.
E in quello spazio onirico lascia emergere le sue domande, le sue angosce, le sue immagini. E mai come in Bardo quelle immagini sono intime e per questo forse inestricabili e sature. Ci sono voluti sette anni all'autore per uscire dal silenzio. Dopo Revenant, survival tragico ed estremo, Iñárritu riprende il cammino con un'opera più personale, ancorata al Paese natale, ai suoi complessi e alle sue ossessioni artistiche. Bardo è la storia di un ritorno a casa attraverso il personaggio di un giornalista che si reinventa regista. Un film di 'raccordi' ostinati tra due paesi e due dimensioni, di scavalcamenti (im)possibili di confini, che Amazon vuole spostare fino a 'invadere' la Bassa California, e di linee temporali dove presente e passato si superano, rallentano e poi si allacciano tra risonanze liete o drammatiche.
La morte si fa ancora una volta principio, paura, orizzonte, astrazione per dire la realtà di un regista che ha cercato di spiegarsi la morte del figlio, due giorni dopo la sua nascita, e di raccontare l'idea di non potersi più sentire a casa nel suo Paese e in quello in cui ha insediato il suo cinema. Bardo viene allora al mondo in una terra di mezzo, nel limbo del titolo, un territorio improbabile, sconosciuto alle carte geografiche, un deserto in cui la sua immaginazione prospera, esacerbata da una partitura dissonante di eventi, note, chiose, (auto)citazioni e referenze. L'epopea della sua vita d'artista si perde come Dante in una selva oscura, gironi infernali in cui vagano uomini e donne, coloni e colonizzati, esiliati e immigrati, ruffiani e rivoluzionari. Tutti dannati, tutti alla ricerca di un autore che travolge il racconto autobiografico con una dimostrazione di forza tecnica e una dismisura barocca.
Incontinente e dominato dall'ambizione come il suo personaggio, Iñárritu avanza nel deserto del reale inciampando in memorie e trasfigurazioni. Con accanimento espone le basi barbariche degli Stati Uniti e filma il Messico per potervi ritornare. A guidarlo è una furia creativa incontrollabile, uno slancio tragico più fatalista che politico. Lontano dal sogno proustiano di Alfonso Cuarón (Roma), Bardo guarda costantemente il cielo e mai negli occhi degli uomini. Eppure in filigrana possiamo sentire quanto manchi a Iñárritu il "tempo perduto". Quanto avrebbe voluto raccontarsi a degli sconosciuti, coltivando una prossimità che non diventa mai intimità.
È difficile parlare di un’opera simile, definirla e categorizzarla in modo da renderla il più possibile comprensibile alla nostra razionalità, in primo luogo per l’inesistenza di un intreccio narrativo. A questo riguardo mi vengono subito in mente alcune scene del film, in cui il nostro protagonista, Silverio Gama - per quanto desideri ancora apparire al mondo (e quindi a noi spettatori) come un pensatore [...] Vai alla recensione »
È difficile parlare di un’opera simile, definirla e categorizzarla in modo da renderla il più possibile comprensibile alla nostra razionalità, in primo luogo per l’inesistenza di un intreccio narrativo. A questo riguardo mi vengono subito in mente alcune scene del film, in cui il nostro protagonista, Silverio Gama - per quanto desideri ancora apparire al mondo (e quindi [...] Vai alla recensione »
C'è un genere cinematografico che, per un regista affermato, è diventato quasi un obbligo: il grande-affresco-a-metà-strada-fra-realtà-e-fantasia, ovvero il grande film-metafora che riflette sulla vita e sull'arte. Illustre capostipite di questo genere è ovviamente l'"8 e mezzo" felliniano (ma a quella data un film del genere era veramente e [...] Vai alla recensione »
Ordinare la filmografia di Iñárritu, autore da sempre e per sempre ostinato amante del virtuosismo (in)giustificato, è impresa fin troppo semplice. Così come Amores perros, 21 grammi e Babel andavano a costituire la dichiarata Trilogia della morte, Bardo, con Birdman e Revenant, potrebbe chiudere (?) un'ideale trilogia sul confine, su uno stato perennemente transitorio tra la vita e la morte, tra la [...] Vai alla recensione »
Che coraggio Netflix a programmare un film del genere, sotto Natale. Protagonista è il giornalista Silverio che ha lasciato il suo Messico per andare negli Usa. Sta per essere premiato, occasione per ripensare alle sue scelte di vita (imposte alla famiglia) e alla politica messicana. Un lungometraggio difficile quello di Iñárritu, da cinefilo duro e puro.
Una figura che corre, forse vola, al di sopra della superficie scabra e aggrovigliata del deserto. Linee che si inseguono, inciampano e decollano, esitano, si fermano, riprendono energia e movimento. È questo il suggestivo incipit di Bardo, l'ultimo film di Alejandro González Iñárritu, presentato all'ultima Mostra del cinema di Venezia. Protagonista è una sorta di alter ego del regista messicano, che [...] Vai alla recensione »
A 22 anni di distanza da Amores Perros, l'opera prima che gli assicurò il passaporto per Hollywood, Alejandro G. Iñarritu torna a girare in patria e firma una sorta di surreale autoritratto, rimmergendosi fra passato e presente nel cuore profondo del suo Paese. Da oggi nelle sale, Bardo arriverà su Netflix il 16 dicembre, ma il nostro consiglio è di vederlo su grande schermo per godere al meglio la [...] Vai alla recensione »
Sostiene Iñárritu che siamo fatti di carne, ossa, e storie. Ma che una storia può anche essere un bias, un modo involuto di guardare, e raccontare, il mondo. Ed è quanto accade in Bardo, zibaldone autofiction come da trend recente (Sorrentino, Branagh, Spielberg), un ritorno alle radici mentre l'industria e la magia della sala agonizzano. Iñárritu incorpora le sue storie e quelle altrui (c'è immancabilmente [...] Vai alla recensione »
Autofiction, new sincerity, narcisismo, falsi movimenti, fughe da fermo. Sapere dire e cogliere lo spirito del tempo, di questo tempo in cui l'io è una prigione da cui è faticosissimo evadere, può essere un sintomo non volontario, anche un merito cercato, ma non sempre finisce per essere anche il pregio di un'opera. Un film giusto, sia chiaro, non è necessariamente un film riuscito.
Definizione del Dizionario Treccani: Bardo 1.Nome che designa gli antichi poeti cantori dei popoli celti, simili agli aedi dei Greci; 2. estens. Poeta, cantore in genere. Ps.: Ma mi si suggerisce anche che "Bardo" è un termine buddista per indicare la fase intermedia tra due esistenze nel ciclo della reincarnazione. Chissà che il sottotitolo "cronaca falsa di alcune verità" si riferisca a questa altra [...] Vai alla recensione »
Alejandro González lñárritu torna in Messico per realizzare epopea autobiografica proiettata su un paesaggio onirico e magico-realistico in cui finzione e realtà si traformano I'una nell'altra in modi tecnicamente eleganti ma a tratti quasi insopportabili. Incredibilmente autoindulgente e compiaciuto -una specie di continuum tra Federico Fellini e Terrence Malick Bardo ruota intorno a Silverio (un [...] Vai alla recensione »
Autore del determinismo, della struttura ineluttabile per definire il mondo e dimostrare le tesi (Babel), Iñárritu vince l'Oscar con un film (a tesi) sull'incerto, ovvero Birdman o (l'imprevedibile virtù dell'ignoranza), operetta in pianosequenza (che è la figura retorica del vero) sì, ma farlocco, per dar forma allo scacco del reale al tempo del digitale, la perdita del confine tra autentico e inautentico. [...] Vai alla recensione »
Alejandro G. Iñárritu è un regista disorientante. Lui che sin dai principi della sua carriera ha raccontato storie di personaggi intenti a fare ordine nelle loro vite, a comprendere tutto ciò che li circonda, è invece il portavoce di un cinema labirintico (la narrazione di Amores perros), ingannevole (il finto piano sequenza di Birdman), incomprensibile (gli ostacoli comunicativi in Babel).
Sono innegabili il talento e la notevole perizia tecnico-artistica di Alejandro Gonzalez Iñarritu, ma già lo sapevamo ampiamente. Al di là dei giudizi complessivi sulle opere, film come Birdman (o L'imprevedibile virtù dell'ignoranza) e Revenant - Redivivo sfoggiano infatti una messa in scena fuori dal comune, complessa, perfetta, étonnante. Una messa in scena che, anche con Bardo, o falsa crónica [...] Vai alla recensione »
Nel mezzo e un tot del cammin di sua vita, Alejandro G. Iñárritu (classe 1963) mette in scena quasi se stesso, la sua immaginazione, il suo percorso ideologico emotivo, soprattutto le sue paure e incertezze. Lo fa in forma di "falsa cronica", inventandosi un personaggio che pure fisicamente lo ricorda, il giornalista e acclamato documentarista Silverio Gama (del resto Fellini ha pensato a Mastroianni [...] Vai alla recensione »
Sollevarsi da terra, dal deserto, prendere il volo. È la chimera di Bardo, il nuovo, atteso film di Alejandro G. In~a´rritu (anche sceneggiatore con Nicolás Giacobone), presentato in concorso alla 79ma Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia. Ed è con questo volo (o la sua ipotesi? O il suo sogno?) che si apre il film-flusso onirico di tre ore: ma l'Icaro della scena lo vediamo solo [...] Vai alla recensione »
Alejandro Iñárritu è nato a Città del Messico il 15 agosto 1963: a 59 anni e 4 Oscar vinti ha realizzato, come capita a molti di noi, di avere più tempo dietro di sé che davanti a sé. Con l'aiuto decisivo di Netflix, che sta monopolizzando Venezia 79, ha "sintetizzato" la scoperta in un film di tre ore, Bardo (o falsa crónica de unas cuantas verdades).
Forse prima o poi non ci sarà più nessuno a riconoscere ad Alejandro G. Iñárritu talento e credibilità, via via dilapidate dal regista messicano dai tempi, rispetto a oggi assai più convincenti, di "Amores perros", film d'esordio e a tutt'oggi il suo migliore, mostrando soprattutto con "Babel" e "Biutiful" la capacità di sciupare soggetti interessanti, dentro al suo cinema architettonicamente ingombrante [...] Vai alla recensione »
Venezia nel destino, esattamente come il compatriota e amico Cuarón con «Roma» (2018). Anche Alejandro González Iñárritu sceglie il Lido per il suo ritorno a una produzione autarchicamente messicana, a ventidue anni dal magnifico «Amores Perros», che lo lanciò in orbita. «Bardo: falsa crónica de unas cuantas verdades» («Limbo: cronaca falsa di alcune verità»; dal 16 dicembre su Netflix) è ambientato [...] Vai alla recensione »
Giornalista televisivo che ha lasciato il suo posto per essere libero da censura e controlli, documentarista di successo, pensiero e voce critica nel mondo del suo Messico, emi- grato a Los Angeles dove sta per ricevere il più importante premio di giornalismo americano, Silverio ha paura dei momenti di felicità e si lascia sopraffare dai sensi di colpa dei fallimenti e degli «atti mancati» negli affetti, [...] Vai alla recensione »
Il re del virtuosismo Iñárritu riatterra in Concorso a 8 anni da Birdman e 7 da Revenant con DiCaprio. Il fanta-autobiografico Bardo vede il documentarista di successo Silveiro Gama tornare nel suo Messico dagli Usa, in bilico tra sogno e realtà. Genitori nei ricordi giganteschi, figli incavolati, mogli sagge, sogni erotici con uova al tegamino al posto dei capezzoli, patria («La mia nazionalità è [...] Vai alla recensione »
A sette anni da "Revenant" Alejandro G. Iñárritu vira verso il racconto intimo, pressocché autobiografico. Il protagonista di "Bardo", giornalista-documentarista messicano che vive a Los Angeles, coronato dal successo, ma che non ha mai rescisso le radici della cultura da cui proviene, porta le stimmate del regista. La crisi di mezza età, il desiderio di esplorare a ritroso la propria vita, la memoria [...] Vai alla recensione »
A sette anni dalla grande affermazione hollywoodiana di Revenant - Redivivo, perfetto (e fruttuoso) veicolo per le ambizioni da Oscar di Leonardo DiCaprio, Alejandro González Iñárritu torna con questo Bardo (or False Chronicle of a Handful of Truths) nel "suo" Messico, con quello che può essere considerato il suo film più autobiografico. Ci torna, il regista, utilizzando di nuovo la platea della Mostra [...] Vai alla recensione »
Doveva chiamarsi "Limbo" il nuovo film del messicano Alejandro G. Iñárritu, accolto oggi in concorso alla Mostra, e forse sarebbe stato meglio. "BARDO, cronaca fittizia di una manciata di verità" suona invece più astruso, pure difficile da ricordare (c'è di mezzo un concetto buddista). Alla proiezione mattutina per la stampa c'era parecchi vuoti in platea, nonostante l'aura da evento imperdibile; magari [...] Vai alla recensione »
"Il mio fallimento più grande è stato il successo". Lo dice apertamente il protagonista Silverio Gama, un giornalista e documentarista di fama mondiale, in preda alle sue visioni, alle sue allucinazioni e sensi di colpa da artista affermato che vive a Los Angeles ma è di ritorno nella sua Città del Messico per incontrare/evitare amici, rilasciare/rifiutare interviste, ritirare premi alla carriera. Vai alla recensione »
Dopo cinque premi Oscar e a sette anni da The Revenant, Alejandro G. Iñárritu torna con il nuovo, rutilante film Bardo, False Chronicle of a Handful of Truths: in Concorso a Venezia 79, arriverà su Netflix entro la fine dell'anno. Scritto da Iñárritu e Nicolás Giacobone (Birdman o L'inaspettata virtù dell'ignoranza e Biutiful), girato in 65 mm e magnificamente fotografato da Darius Khondji, interpretato [...] Vai alla recensione »
Tra gli appuntamenti imperdibili della mostra del cinema di Venezia iniziata ieri, c'è senza ombra di dubbio quello odierno della proiezione del nuovo film di Alejandro Inarritu, Bardo. Il regista, già premio Oscar per "Revenant" e "Birdman" (quest'ultimo presentato qui in concorso), non dava alle sale un film da sette anni. Proprio come già avvenuto con "Roma" di Alfonso Cuaron, pellicola d'ispirazione [...] Vai alla recensione »