Titolo originale | We the Animals |
Anno | 2018 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | USA |
Durata | 94 minuti |
Regia di | Jeremiah Zagar |
Attori | Evan Rosado, Isaiah Kristian, Josiah Gabriel, Raúl Castillo, Sheila Vand Terry Holland, Giovanni Pacciarelli, Moe Isaac, Michael Pemberton, Amelia Campbell, Mickey Anthony, Tom Malley. |
Uscita | giovedì 16 maggio 2019 |
Tag | Da vedere 2018 |
Distribuzione | I Wonder Pictures |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,03 su 18 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 10 aprile 2020
Manny, Joel e Jonah si fanno largo nell'infanzia e rispondono come possono al precario affetto dei loro genitori. La vita in casa è intensa e totalizzante, in un continuo oscillare tra lacrime ed euforia. Il film ha ottenuto 5 candidature a Spirit Awards, In Italia al Box Office Quando eravamo fratelli ha incassato 25,6 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Tratto da un libriccino di Justin Torres che nasce da un'esperienza di vita vera, il film dello statunitense Jeremiah Zagar ha come protagonisti tre fratelli portoricani Manny, Joel e Jonah, che vivono in una zona arretrata degli Stati Uniti chiamta Utica. La storia tratta della loro complicità e del rapporto con i loro genitori: un affetto spesso interrotto da litigi furibondi, dagli abbandoni e dai rientri di un padre impulsivo e manesco, e con tutte le ripercussioni che ciò ha sull'equilibrio di famiglia in casa. I bambini si fanno strada nella loro infanzia, ma Jonah rispetto ai suoi fratelli crescendo incomincia un suo percorso personale che si distacca dall'ideale mascolino incarnato dal padre e insegue la definizione di una sua sensibilità, aprendosi a ciò che sente. Un cammino che si preannuncia più impervio - e più appartato - ma sicuramente più libero.
Zagar vincitore nel 2009 del Biografilm Festival con il documentario, nonché opera prima, Into a Dream, dopo l'ottimo riscontro ottenuto dalla critica al Sundance Film Festival presenta all'edizione 2018 del Biografilm il suo secondo lungometraggio di finzione. Il film è la storia di un ricordo e in qualche modo ci dice che noi ricordiamo anche attraverso i media con cui siamo entrati in contatto, ne siamo influenzati.
Il regista è legato ai ricordi dei video 35mm o 16mm, in technicolor, mentre ora è tutto pulito, nitido, digitale. We the Animals invece è girato in pellicola 16mm, che con la sua grana spessa conferisce all'ottima fotografia un senso materico e di calore alle bellissime tinte delle albe, dei tramonti o della luce del sole che filtra dalle finestre e solca in maniera delicata i visi dei bambini. Questa luce suggestiva e avvolgente, insieme al lirismo dilagante e all'intimità (i sussurri, il ricorso frequente ai primi piani) che pervadono il racconto, così come i movimenti di macchina liberi e sinuosi, avvicinano questo film allo stile etereo di Terrence Malick.
Il lungometraggio è realizzato con una tecnica mista: riprese dal vero che si alternano a sequenze di animazione, nello stile delle riprese a passo uno. Ovvero, disegni su carta fotocopiati e ripetuti per circa 6500 disegni. Con la camera a spalla, Zagar riprende spesso in mezzo alla scena, fra i personaggi. C'è una forte empatia, quasi partecipazione, immedesimazione. La macchina da presa è sempre in mezzo. Non li perde mai di vista. Addirittura, rompe i confini della diegesi cinematografica e viene afferrata da uno dei bambini.
La vitalità e la creatività sono al centro di questo racconto sul rapporto fra crescita e sofferenza. Il piccolo Jonah ne è il principale portavoce: l'arte spesso è adoperata da lui come valvola di sfogo, come luogo in cui nascondersi, unico momento in cui sentirsi veramente liberi.
I bambini sono sorprendentemente attori non professionisti e le scene sono spesso frutto di improvvisazione, senza dialoghi scritti e affidate alla loro irresistibile spontaneità. La natura li sovrasta continuamente, a partire dalla vegetazione dei campi e delle fitte chiome degli alberi che si stagliano dietro alle loro teste, fino alla presenza dell'acqua, elemento molto importante perché associato al distacco da sé stessi e paradossalmente anche quello di riconciliazione con sé, momento di sospensione per eccellenza. Nuotare è un po' come volare. Zagar dimostra una capacità fuori dal comune nel costruire un racconto così autentico e così pieno di vita sull'infanzia riuscendo in maniera molto delicata - ma schietta - a introdurre il tema della scoperta in tenera età della propria sessualità.
Sono due le storie che si intrecciano in Quando eravamo fratelli. Da un lato, quella corale di una famiglia apparentemente perfetta ma in realtà lacerata al suo interno, con tre giovani fratelli, Jonah, Manny e Joel, costretti a cavarsela da soli di fronte alle mancanze dei genitori; dall'altro quella più introspettiva dello stesso Jonah (Evan Rosado), il più piccolo dei fratelli, ma anche il più ricettivo [...] Vai alla recensione »
Ricordando il sottovalutato (anche dal sottoscritto) «Re della terra selvaggia», non vorremmo fare lo stesso errore con l'affine «Quando eravamo fratelli», opera prima del trentottenne Zagar tratta dal bestseller Noi, gli animali e girato in 16 mm alla maniera delle docufiction d'autore. La voce narrante, quella del più piccolo di tre fratellini inseparabili nonostante lo sgangherato e burrascoso rapporto [...] Vai alla recensione »
Mentre Terrence Malick smette per un po' di fare Terrence Malick - nel senso delle inquadrature liricheggianti, e degli eterni tramonti, e delle colonne sonore ruffianissime, ma niente trama - Jeremiah Zagar cerca di imitarlo. Il regista di "The Tree of Life" (circondato dalla sua filosofica aura, basta nominare Heidegger e i giornalisti in conferenza stampa ammutoliscono) porta al festival di Cannes [...] Vai alla recensione »
Il primo lungometraggio di finzione del filmmaker Jeremiah Zagar è una piccola gemma grezza. Ha perfettamente senso che la trama del film sia subordinata alla definizione dei personaggi e all'osservazione. Jonah (Evan Rosado) è il più piccolo di tre fratellini di una famiglia della classe operaia che vive nello stato di New York. La maggior parte del film segue il suo punto di vista.
Famiglia disfunzionale portoricana a Utica, la più infelice zona dello stato di New York, padre sulle montagne russe tra affetto e violenza, povertà massima, condizioni sociali disperate, eppure con un respiro vitale. Vista dalla parte di tre fratelli, tra cui spicca lo sguardo sensibile, speciale, di Jonah, diverso e opposto a ciò che ci si aspetta da lui, dovrebbe diventare la cronaca di una educazione [...] Vai alla recensione »
Una famiglia portoricana di dropout, in un sobborgo nel Nord dello Stato di New York. Tre fratelli, la madre, il padre. I bambini li guardano, come sempre: i genitori si picchiano, fanno sesso, vanno via di casa, ritornano. Un film di maniera, derivativo e in fondo prevedibile in ogni scelta estetica, dal montaggio sfranto alla voce poetica fuori campo, dall'insistere sulla fisicità promiscua alle [...] Vai alla recensione »
Manny, Joel e Jonah, protagonisti di Quando eravamo fratelli - secondo e intenso film dell'americano Jeremiah Zagar dopo il documentario Il caso Pamela Smart con Nicole Kidman, Joaquin Phoenix e Helen Hunt - sono tre ragazzini abituati a cavarsela da soli. Il padre portoricano fatica a tenersi un lavoro e anche a tenersi lontano dalla bottiglia. Quando è sobrio, è un genitore sorridente, un marito [...] Vai alla recensione »
Film che al Sundance ha spopolato, proprio per il tipo di storia fuori dai canoni. Protagonisti sono, infatti, tre fratelli che devono crescere in una famiglia dall'affetto precario. Il padre, portoricano, mena la madre, bianca. Si prendono, si lasciano, condizionando anche la vita dei loro eredi. In più, il piccolo è attratto dai maschi, come dimostrano i suoi disegni, fatti di nascosto.
Quando vogliono sentirsi ancora più vicini, Manny, Joel e Jonah si accucciano sotto una coperta, accendono una torcia e ripetono insieme: «Calore! Calore! Calore!». Siamo negli anni Novanta negli Stati Uniti e i tre fratelli crescono inseparabili in campagna. Non sono ricchi, ma la loro esistenza potrebbe essere felice, soprattutto perché vivono immersi in una natura che è fonte ogni giorno di nuove [...] Vai alla recensione »
Manny, Joel e Jonah sono tre fratelli, inseparabili, che affrontano l'infanzia nella loro città natale nella campagna di New York, rispondendo come possono al precario affetto dei loro genitori, afflitti, per conto loro, dalle pesanti difficoltà economiche. Crescendo, Manny e Joel diventano sempre più simili al padre, mentre la mamma cerca di tenere il più piccolo, Jonah, nel "bozzolo" di casa.
Gli americani lo definirebbero un film con un'atmosfera da "poor-but-happy-family". In Italia faremmo fatica ad uscire dal generico "dramma familiare". Quando eravamo fratelli, in originale We the animals, è semmai un groviglio emotivo realistico e pulsante di un corpo/famiglia continuamente scomposto e ricomposto nella trama, ma terribilmente magnetico per lo spettatore.
Stato di New York, tre bimbi, figli di un portoricano e di una statunitense, frutti di un un amore molesto, prole di un proletariato disperato. «Quando eravamo fratelli», dice il minore. Una frase al passato, a introdurre un commentario di poesiola facile facile, come tratta da pagine di un diario. È Jonah che parla, nove anni, quasi nove + uno, e non importa che quella frase sia il titolo italiano [...] Vai alla recensione »
Manny, Joel e Jonah sono tre fratelli inseparabili che con i genitori - padre portoricano e madre bianca - formano una famiglia turbolenta ma vitale della working class americana in un sobborgo rigoglioso della Pennsylvania rurale. Tra litigi furibondi, abbandoni e riconciliazioni dei genitori, Manny e Joel crescono a immagine del loro amato padre, mentre il piccolo e introverso Jonah, cocco di mamma, [...] Vai alla recensione »
Jonah, the dreamily watchful young protagonist of "We the Animals," is the youngest of three brothers living with their parents in a cramped working-class household in Upstate New York. With their parents either working or fighting or playing out volatile sexual games, the boys are mostly left on their own, leading a feral, wild-child existence of invented private languages, knowing glances and the [...] Vai alla recensione »
Words matter. This week, the United States president called a woman a "dog," in an attempt to reduce her to something contemptible and subhuman. Meanwhile, in the country's most fortunate art houses, meticulously scripted, micro-budgeted Sundance discovery "We the Animals" flips such language on its head, deploying the word "animals" not as an epithet but as a mark of uncommon empowerment as it celebrates [...] Vai alla recensione »
A tender and sometimes terrifying story of a young boy's discovery of his identity and artistic ability, "We the Animals" unfolds almost as a dream, albeit it one that never shies away from the often hopeless reality of what it's like to grow up poor in America. Documentary filmmaker Jeremiah Zagar's first foray into narrative storytelling finds a natural fit with Justin Torres' slim, loosely structured [...] Vai alla recensione »
Justin Torres' expressively pithy 2011 debut novel, We the Animals, conjured a tough childhood similar to that of the author, about a boy inseparable from his two brothers while their parents fought and reconciled and fought some more as they grappled with a seemingly inescapable reality of blue-collar hopelessness. Informed by a culture of violence and anger, the preteen narrator's voice shifts fluidly [...] Vai alla recensione »