great steven
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lunedì 7 ottobre 2019
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la mannaia e la provvidenza sul popoloso villaggio
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GANGS OF NEW YORK (USA, 2002) diretto da MARTIN SCORSESE. Interpretato da LEONARDO DICAPRIO, DANIEL DAY-LEWIS, CAMERON DIAZ, LIAM NEESON, BRENDAN GLEESON, JOHN C. REILLY, JIM BROADBENT, HENRY THOMAS, GARY LEWIS
Dal 1846 al 1863, a Manhattan. Scorsese lo descrisse così: «è la storia di un ragazzo che cerca un padre e di un padre che desidera un figlio, sullo sfondo della Frontiera che diventa città, del western che diventa un gangster movie, con in più un tocco di Guerra Civile e di abolizione della schiavitù. Tutto in un film!». Sceneggiato da Jay Cocks, Steven Zaillian e Kenneth Lonergan, dal libro (1928) di Herbert Asbury. Sintesi estetica e ideologica di trent’anni di cinema, è il film più politico di Scorsese e, malgrado le sue analogie con l’opera lirica, il più storico nel suggerire che il cuore di tenebra della nazione statunitense è impregnato fin nei più reconditi recessi di sangue, tribolazione, violenza, paura, odio razziale.
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GANGS OF NEW YORK (USA, 2002) diretto da MARTIN SCORSESE. Interpretato da LEONARDO DICAPRIO, DANIEL DAY-LEWIS, CAMERON DIAZ, LIAM NEESON, BRENDAN GLEESON, JOHN C. REILLY, JIM BROADBENT, HENRY THOMAS, GARY LEWIS
Dal 1846 al 1863, a Manhattan. Scorsese lo descrisse così: «è la storia di un ragazzo che cerca un padre e di un padre che desidera un figlio, sullo sfondo della Frontiera che diventa città, del western che diventa un gangster movie, con in più un tocco di Guerra Civile e di abolizione della schiavitù. Tutto in un film!». Sceneggiato da Jay Cocks, Steven Zaillian e Kenneth Lonergan, dal libro (1928) di Herbert Asbury. Sintesi estetica e ideologica di trent’anni di cinema, è il film più politico di Scorsese e, malgrado le sue analogie con l’opera lirica, il più storico nel suggerire che il cuore di tenebra della nazione statunitense è impregnato fin nei più reconditi recessi di sangue, tribolazione, violenza, paura, odio razziale. Per quanto riguarda le sue fonti culturali, è il suo film più europeo (Shakespeare specialmente, Dickens, Hugo, ecc.), ma anche un’appassionata meditazione sul cinema del passato, coinvolgendo il pensiero di maestri quali Griffith, Fuller, Sternberg e Visconti. È il suo film meno cattolico e più laico (o precristiano?) nel suo transfert dagli emigrati italiani agli irlandesi. Nella stratificata contaminazione di mitologia fantastica e documentazione storica (i draft riots contro la coscrizione obbligatoria sul servizio militare che nel 1863 misero a fuoco Manhattan), è infine il suo film più coraggioso e attuale sul piano sociologico. In postproduzione lo dovettero tagliare parecchio, in quanto il primo director’s out durava quasi quattro ore. Dramma edipico sull’identità dei cittadini di un paese di orfani in cui s’imprime il simbolo ufficiale degli USA – l’aquila sull’occhio vitreo, dunque cieco, di Bill il Macellaio. Nonostante l’audacia della messinscena, risulta una pellicola antropologica imperfetta e ricca di bagliori che rappresenta probabilmente il capolavoro mancato del più grande regista americano vivente. Affrontando però dapprima i connotati del messaggio che la vicenda intende lanciare, non va dimenticato che alla base v’è una storia assai interessante che aiuta a veicolare l’importante morale politica ed educativa di fondo: sedici anni dopo la morte del padre, Priest Vallon, sacerdote a capo della famiglia spirituale dei Conigli Morti, immigrati acerrimi nemici dei Nativi, capitanati da William Cutting (il summenzionato Bill il Macellaio), Amsterdam Vallon ritorna nei luoghi dove si svolse quell’epica battaglia assetato di vendetta e determinato a fare giustizia contro il Macellaio, colui che eliminò suo padre. Frequentando i bassifondi e venendo a contatto con banditi e gente dei quartieri poveri dei Five Points, fa amicizia con Johnny Sirocco e assolda la simpatia di Jenny Everdeane, scaltra borseggiatrice ingaggiata molto tempo prima da Cutting. Fingendosi amico di quest’ultimo, Amsterdam lo accompagna negli scontri con la polizia e nei tentativi di repulisti etnici per le strade dei Five Points e nel frattempo medita il momento migliore per tendergli un agguato, ma quando tale momento si presenta, ad Amsterdam le cose si rovesciano a suo estremo sfavore. Marchiato a fuoco dal temibile avversario, l’intrepido giovane organizza una nuova battaglia contro la Federazione Americana dei Nativi raccogliendo tutti gli oppositori a tale setta, proprio nel periodo in cui le autorità legislative della metropoli concordano i termini delle votazioni presidenziali e istituiscono la leva coercitiva per continuare il conflitto di Secessione. Ne esce un’ecatombe senza precedenti che dura quattro giorni, nei quali New York City viene costantemente bombardata e perde moltissimi abitanti. Amsterdam riesce a vendicarsi, e non perde Jenny, che si è innamorata di lui ed è ricambiata. Un kolossal dalle enormi aspettative che finisce per bastare a sé stesso e si realizza per tre quarti, poiché l’ultimo quarto rimane irrisolto per via della troppa violenza e di un simbolismo teso all’esagerazione e all’accumulazione. Ma in compenso le interpretazioni offrono un ampio quadro di respiro fenomenale su una struttura robusta che contiene in sé più di un elemento epico: DiCaprio impiega la mistura di impegno e passione nel recitare i ruoli che già allora gli riusciva abituale; Day-Lewis interpreta un antagonista tanto malvagio quanto istrionico, e fra tutti i personaggi inventati dalla trama è senza dubbio quello più storicamente verosimile; la Diaz fa la ladra di portafogli per i vicoli newyorkesi col piglio dell’attrice furba, un po’ irriverente ma tagliata per una parte non semplice; Gleeson si cala nei panni dello sceriffo McGinn con simpatica avversione per chi tiranneggia gli indifesi; Neeson, troppo sacrificato in un esordio stringato che non gli rende giustizia, è comunque un esempio di padre guerriero valido anche come carattere in un’opera della settima arte; Reilly impersona con efficacia il traditore Happy Jack Mulraney evidenziando il passaggio da fedele servitore di Priest Vallon a poliziotto in combutta con le forze eversive; e infine J. Broadbent si fa valere nei panni di William Tweed, futuro senatore degli Stati Uniti e numero uno dell’associazione democratica Tammany Hall, determinato anch’egli ad arginare il potere in rapida ascesa dei Nativi. Nessuna forzatura ideologica, pesante qua e là a causa di una ridondanza musicale e immaginifica, riluttante a raffigurare un percorso di crescita collettiva condiviso senza rilevanti incidenti. Ricco di sequenze da antologia e popolato da battute taglienti e ardimentose. Prodotto da Alberto Grimaldi e Harvey Weinstein e distribuito dalla Fox. Fotografia di Michael Balthaus, scene di Dante Ferretti, costumi di Sandy Powell e colonna sonora di Howard Shore.
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fabio
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lunedì 3 settembre 2018
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una storia ben raccontata
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Ai curiosi di storia piacerà quest'opera; Scorsese riesce a raccontare senza ipocrisie un' epoca dimenticata.
Ma il film vuole dire di più: sull'animo umano, sul cuore degli uomini, le debolezze e il coraggio.
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knodala
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lunedì 12 febbraio 2018
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sorgi nell'ora del crepuscolo new york
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Leopardi si lanciava in spericolati versi interrogando la Luna e i suoi misteri esistenziali; Martin Scorsese, con la medesima accoratezza e disincanto, interroga New York; il suo cuore che pulsa e sanguina dà il la ad intensi interrogativi su quale sia l'origine e il senso comune dell'America. Da dove nasce l'impetuoso sentimento a stelle e strisce? In che modo la carne marcescente, che viviamo costantemente come un'acuta metafora nella figura grottesca e sublime di Bill il Macellaio, sia stata terreno fertile per la grande e democraticissima nazione americana?
In che modalità l'intersezione perfetta fra violenza e potere genera i mostri della società moderna?
Il film propone delle scene potenti, a volte si cade nel cliché, però quello che resta della visione, oltre agli interrogativi già citat,i è una pregnanza visiva che riempie i cuori e catarticamente li colma di un sentimento di sconcerto e meraviglia.
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Leopardi si lanciava in spericolati versi interrogando la Luna e i suoi misteri esistenziali; Martin Scorsese, con la medesima accoratezza e disincanto, interroga New York; il suo cuore che pulsa e sanguina dà il la ad intensi interrogativi su quale sia l'origine e il senso comune dell'America. Da dove nasce l'impetuoso sentimento a stelle e strisce? In che modo la carne marcescente, che viviamo costantemente come un'acuta metafora nella figura grottesca e sublime di Bill il Macellaio, sia stata terreno fertile per la grande e democraticissima nazione americana?
In che modalità l'intersezione perfetta fra violenza e potere genera i mostri della società moderna?
Il film propone delle scene potenti, a volte si cade nel cliché, però quello che resta della visione, oltre agli interrogativi già citat,i è una pregnanza visiva che riempie i cuori e catarticamente li colma di un sentimento di sconcerto e meraviglia.
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mercoledì 7 settembre 2016
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un gioiello
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Tra i migliori film di Scorsese, sicuramente uno dei miei preferiti in assoluto. Si entra subito nel vivo, siamo a New York nell'800, quartiere five points. Durante una epica battaglia, i nativi capeggiati da Bill il macellaio (interpretato in modo straordinario da D.D. Lewis) hanno la meglio sui "conigli morti" (gang di immigrati irlandesi) capeggiati da padre Vallon. Il piccolo Amsterdam, figlio del prete, assiste alla uccisione del padre da parte del macellaio. La vita del ragazzo viene risparmiata dal macellaio per onorare il degno rivale appena ucciso. Molti anni dopo, Amsterdam(Di Caprio), ormai maturo fa ritorno ai Five points in cerca di vendetta riuscendo addirittura ad intrufolarsi tra le fila del macellaio e guadagnandosi la sua simpatia e stima.
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Tra i migliori film di Scorsese, sicuramente uno dei miei preferiti in assoluto. Si entra subito nel vivo, siamo a New York nell'800, quartiere five points. Durante una epica battaglia, i nativi capeggiati da Bill il macellaio (interpretato in modo straordinario da D.D. Lewis) hanno la meglio sui "conigli morti" (gang di immigrati irlandesi) capeggiati da padre Vallon. Il piccolo Amsterdam, figlio del prete, assiste alla uccisione del padre da parte del macellaio. La vita del ragazzo viene risparmiata dal macellaio per onorare il degno rivale appena ucciso. Molti anni dopo, Amsterdam(Di Caprio), ormai maturo fa ritorno ai Five points in cerca di vendetta riuscendo addirittura ad intrufolarsi tra le fila del macellaio e guadagnandosi la sua simpatia e stima. Una New York ottocentesca riprodotta in maniera fantastica e fedele sia per quanto riguarda i luoghi che i vestiti, fa da sfondo alle vicende. La battaglia finale poi è la degna conclusione di una pellicola crudele ed emozionante allo stesso tempo.
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franco pupeschi
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mercoledì 22 giugno 2016
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commento disinteressato ... da neofita !!!
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Non m'intendo molto di cinema ... ! Ho appena cominciato ed ho solamente ... 1.200 film in collezione, molti dei quali ancora da vedere ....! Sicuramente tutti voi avrete più esperienza di me ...!
Comunque, per quel poco che ho visto, mi sembra un ottimo film ! (4 stelle)
Mi riservo di dare un giudizio migliore o peggiore, non appena avrò osservato e valutato tutti i dettagli ...
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jollyroger27488
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domenica 24 aprile 2016
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perchè era anche più lungo?
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il film mi è piaciuto abbastanza, ma due ore e mezzo sono eccessive, le senti tutte
e non è una lunghezza che scorre su una trama ben precisa.. è una lunghezza fatta di aneddoti, senza un fine vero e proprio per la trama se non quello di ribadire concetti
e so che esprimere critiche a un film che non sia palesemente obbrobrioso su mymovies equivale ricevere una marea di "disaccordo", come se ogni singolo film fosse uscito al cinema fosse necessariamente un bel film
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nike22
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martedì 8 dicembre 2015
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violento,cruento,epico..semplicemente scorzese
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Siamo nell'800 nel quartiere "five points" di New York, la gang dei "Nativi" capitanati da Bill,meglio noto come il Macellaio, sconfigge "i conigli morti" uccidendo Padre Vallon e lasciando orfanello il figlio Amsterdam. Ben sedici anni dopo Amsterdam torna, dopo anni di esilio in Irlanda,bramoso di vendetta in una New york corrotta e abbruttita dalla gestione tirannica di Bill.
Una scenografia da oscar e delle interpretazioni eccellenti(Daniel Day-Lewis su tutti) fanno di questo film un autentico capolavoro, se poi aggiungiamo uno Scorzese, che non si risparmia tutto il suo estro nell'intrecciare il drammatico e il violento ad una cornice storica come la Guerra di Secessione .. beh il piatto è servito.
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Siamo nell'800 nel quartiere "five points" di New York, la gang dei "Nativi" capitanati da Bill,meglio noto come il Macellaio, sconfigge "i conigli morti" uccidendo Padre Vallon e lasciando orfanello il figlio Amsterdam. Ben sedici anni dopo Amsterdam torna, dopo anni di esilio in Irlanda,bramoso di vendetta in una New york corrotta e abbruttita dalla gestione tirannica di Bill.
Una scenografia da oscar e delle interpretazioni eccellenti(Daniel Day-Lewis su tutti) fanno di questo film un autentico capolavoro, se poi aggiungiamo uno Scorzese, che non si risparmia tutto il suo estro nell'intrecciare il drammatico e il violento ad una cornice storica come la Guerra di Secessione .. beh il piatto è servito. Il film non annoia mai è un calderone ricco di tanti ingredienti che rivela lo stato d'animo di Scorsese, il suo rapporto di odi et amo con la "Grande Mela" è complesso e sfaccettato.
"Gangs of New York" non piacerà agli americani, perché ricorderà loro un passato scomodo, e perché non è un film che possiede il ritmo giusto per coinvolgere un pubblico a volte superficiale come quello a stelle e strisce, ma è indubbio che sia un grande film. Sicuramente non è equilibrato in tutte le sua fasi, non sempre le soluzioni narrative sembrano perfettamente omogenee con il racconto, ma sono degli aspetti sui quali, focalizzando l'attenzione sul prodotto finale, si può chiudere un occhio. Un'opera sofferta, attesa, ma che alla fine ripagherà chi avrà il coraggio di vederla senza pregiudizi.
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noia1
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domenica 6 dicembre 2015
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bisogna venirne fuori!
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Un ragazzo cerca di rifarsi una vita dopo anni in riformatorio dopo la morte del padre, malgrado tutto però, dovrà fare i conti col destino.
Film enorme, diretto magistralmente soprattutto nella messa in scena. Daniel Day Lewis lotta a suon di bravure contro Leonardo Di Caprio mentre Cameron Diaz fa la sua figura vista e stravista coi suoi occhi grandi e i sorrisi ormai chiaramente di plastica.
Peccato per come è gestito, barocco è e barocco resta, un film intrappolato nei milioni che sono stati investiti. Nessun virtuosismo, nessun rischio stilistico, tutto perfetto, tanto perfetto che sarebbe stato banale già vent’anni fa. Per non parlare dei combattimenti, gestiti come fossero le coreografie spettacolari dei raffinati prodotti d’oriente; le risse da bar sparse per strada prendono la verve delle gradi guerre in costume.
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Un ragazzo cerca di rifarsi una vita dopo anni in riformatorio dopo la morte del padre, malgrado tutto però, dovrà fare i conti col destino.
Film enorme, diretto magistralmente soprattutto nella messa in scena. Daniel Day Lewis lotta a suon di bravure contro Leonardo Di Caprio mentre Cameron Diaz fa la sua figura vista e stravista coi suoi occhi grandi e i sorrisi ormai chiaramente di plastica.
Peccato per come è gestito, barocco è e barocco resta, un film intrappolato nei milioni che sono stati investiti. Nessun virtuosismo, nessun rischio stilistico, tutto perfetto, tanto perfetto che sarebbe stato banale già vent’anni fa. Per non parlare dei combattimenti, gestiti come fossero le coreografie spettacolari dei raffinati prodotti d’oriente; le risse da bar sparse per strada prendono la verve delle gradi guerre in costume. Ridicolo, un combattimento rozzo è rozzo, le tremila inquadrature per enfatizzarlo sembrano una presa in giro.
La storia d’amore ci sta, è giusta data la natura epica del film, infatti è giusta ma non voluta. Le si vuol dare peso, il ritmo rallenta, le inquadrature stringono, ci sono solo loro due, loro due come altre tremiliardi di volte nel cinema, come non si fossero già viste due persone sole che discutono su loro stessi, come non fossero discorsi scopiazzati da questo o quell’altro film che ci ha fatto i soldi. Insomma, una storia d’amore dovuta, sofferta più da chi ha girato che da chi è costretto a sorbirsela.
Il giovanotto di turno deve vedersela coi fantasmi del passato, come non metterci una bella vendetta, la solita, certo, un film tanto grande non poteva avere un protagonista carogna, non poteva avere un protagonista idealista che punta a portare fino alla morte le sue (probabilmente troppo rischiose) idee. Meglio metterci lo sterile tema della vendetta, come fosse giusto, come il cattivo carogna di turno potesse sempre e comunque giustificare qualsiasi atto dell’eroe.
Infine c’è il solito finale alla Scorzese, bello a dir la verità, capace di lasciare ogni volta in maniera diversa quella sensazione di desolazione, tutto sfuma e prende un sapore diverso, assurdo a dir la verità se si pensa all’intera storia di per sé.
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mr. f
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mercoledì 18 novembre 2015
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uno dei migliori film di sempre
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Una sola parola lo racchiude: epico!
Senza romanzare troppo i termini e le analisi, questo film del grande Scorsese racconta, in maniera superba, uno spaccato quasi sconosciuto della società americana del XIX secolo.
Un cast decisamente indovinato, ambientazioni perfette, costumi fedelissimi, scenografia davvero ben realizzata.
Ci sono tutti gli ingredienti per vederlo e comprarlo in dvd (ovviamente consiglio la versione blu ray).
Appassionante, mai banale, poca retorica, le tre ore di film scorrono fluide.
Grande interpretazione di tutte le figure centrali, inizio in grande stile e finale da applausi.
Meglio non si poteva.
Grazie Martin!
[+] le tre ore di film scorrono fluide
(di jollyroger27488)
[ - ] le tre ore di film scorrono fluide
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aristoteles
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domenica 15 novembre 2015
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five points
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Veramente un bel film questo di Scorsese,non fosse altro per la splendida rappresentazione dei quartieri e costumi da favola.
A tratti davvero cruento,sopratutto attraverso il personaggio di Billy il Macellaio che non lesina letteralmente a tagliare la testa a chi si frappone tra lui e l'agognato potere del "Re dei quartieri"
Un uomo di rara bestialità e crudeltà che incute timore anche allo spettatore più coraggioso.
Il buon DiCaprio, in cerca di vendetta personale,"lotta col cuore" ma non riesce a entrare nei nostri cuori.
Stesso discorso per Cameron Diaz che reputo(gusti personali ovviamente)una delle attrici più sopravvalutate di sempre.
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Veramente un bel film questo di Scorsese,non fosse altro per la splendida rappresentazione dei quartieri e costumi da favola.
A tratti davvero cruento,sopratutto attraverso il personaggio di Billy il Macellaio che non lesina letteralmente a tagliare la testa a chi si frappone tra lui e l'agognato potere del "Re dei quartieri"
Un uomo di rara bestialità e crudeltà che incute timore anche allo spettatore più coraggioso.
Il buon DiCaprio, in cerca di vendetta personale,"lotta col cuore" ma non riesce a entrare nei nostri cuori.
Stesso discorso per Cameron Diaz che reputo(gusti personali ovviamente)una delle attrici più sopravvalutate di sempre.
Così si rimane affascinati da una fotografia semplicemente eccezionale e fantastica ma non si va oltre,non si raggiunge il capolavoro.
Anche perchè il duello tra i protagonisti,non è favorito da quasi tre ore di visione e a un certo punto "stanca".
Comunque da vedere.
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