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Ultimo aggiornamento venerdì 23 novembre 2018
Eric Laurent guida la battaglia di un gruppo di lavoratori determinati a difendere la propria dignità. In Italia al Box Office In Guerra ha incassato 84,3 mila euro .
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CONSIGLIATO SÌ
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La fabbrica Perrin, un'azienda specializzata in apparecchiature automobilistiche dove lavorano 1100 dipendenti che fa parte di un gruppo tedesco, firma un accordo nel quale viene chiesto ai dirigenti e ai lavoratori uno sforzo salariale per salvare l'azienda. Il sacrificio prevede, in cambio, la garanzia dell'occupazione per almeno i successivi 5 anni. Due anni dopo l'azienda annuncia di voler chiudere i battenti. Ma i lavoratori si organizzano, guidati dal portavoce Laurent Amédéo, per difendere il proprio lavoro.
Stéphane Brizé torna, a tre anni di distanza da La legge del mercato, al sodalizio con Vincent Lindon per affrontare nuovamente una tematica che gli sta particolarmente a cuore: quella delle condizioni di lavoro ai giorni nostri.
Ha dalla sua parte la garanzia della perfetta interazione, già sperimentata nel film citato, tra un attore di pregio come Lindon e interpreti non professionisti. La sceneggiatura è estremamente precisa, nulla è stato affidato al caso eppure l'esito finale è di una naturalezza straordinaria.
In questa occasione però la struttura è decisamente diversa: del privato del protagonista sappiamo poco, esattamente quanto basta. Perché al centro c'è Laurent come uomo di punta della protesta ma ci sono soprattutto le dinamiche che intercorrono tra i dipendenti della fabbrica che si vuole chiudere e la proprietà nonché quelle che si sviluppano all'interno del comitato di lotta.
Come afferma il sociologo Luciano Gallino le ideologie non sono finite, come qualcuno vorrebbe pretendere, ce n'è ancora una e dominante: la legge del mercato appunto. La lotta di classe, lungi dall'essere scomparsa, continua e a vincerla è il neoliberismo senza regole grazie a parole d'ordine come 'flessibilità' e 'delocalizzazione'. Dall'altra parte ci sono i Laurent Amédéo di questo 'mondo libero' come lo chiama Ken Loach. Che accettano, come quelli della Perrin, di lavorare per un certo numero di ore senza stipendio per garantirsi un futuro che verrà invece negato sulla base del fatto che un'azienda apre e chiude le proprie sedi quando vuole e anche se il dividendo azionario è del 25%.
Brizé conosce quel mondo in cui gli operai (che si vorrebbero scomparsi) invece esistono ancora ed hanno familiari a cui garantire che il loro lavoro (cioè i cosiddetti mezzi di sostentamento) ci sarà anche un domani. Sta loro accanto e ci impone di seguirli, trattativa dopo trattativa, riunione dopo riunione senza mai trasformare il suo lavoro in docufiction (anche se le riprese dei momenti più caldi potrebbero tranquillamente passare come realizzate dal vero). Li vediamo pretendere una sola cosa: il rispetto dei patti.
Rispetto appunto: un vocabolo che sembra non avere più alcun valore perché le persone diventano 'cose' nei confronti delle quali non si ha più alcun dovere, tantomeno un dovere morale. È una guerra impari quella che Brizé ci mostra, in cui chi ha, dalla sua, la forza del denaro finalizzata al profitto privo di regole si ammanta di una democrazia di facciata mentre sta instaurando una feroce tirannia transnazionale le cui vittime si nascondono nelle case di chi perde il lavoro.
... Ma colui che non combatte ha già perso Dopo la parentesi, se così si può chiamarla, di Una vie, Brizé ritorna ad affrontare tematiche affini a quelle del suo La legge del mercato, costruendo un film del reale talmente efficace da lasciar faticosamente spazio a critiche che non si rivelino pretestuose. Ciò, ovviamente, non significa che si tratti [...] Vai alla recensione »
“En guerre” – in originale - è un film militante, impegnato e impegnativo, che tratta delle lotte operaie dei lavoratori della fabbrica Perrin ad Agen, capoluogo di Lot-et-Garonne nel Sud Ovest della Francia. La fabbrica sta per essere chiusa per essere delocalizzata in Romania e 1100 lavoratori stanno per essere licenziati, in una Regione economicamente in crisi.
Nel film In Guerra Stéphane Brizé torna a trattare il tema del lavoro. Perdiana, non ascoltatelo, si permette di dire certe cose, è un uomo pericoloso! State tranquilli, niente ingiustificate inquietudini, accendete la televisione e guardatevi rilassati l’ultima puntata del grande fratello. Questo Stéphane Brizé è un veterocomunista! Dal dizionario Treccani: [...] Vai alla recensione »
Torna al cinema, dopo “La Legge del Mercato”, nuovamente la coppia Stephane Brizé e Vincent Lindon con il film “In Guerra” dove, ancora una volta viene affrontato un tema sociale e, precisamente, quello dello sciopero, sfociato in rivolta, degli operai di una fabbrica, minacciati di un quanto mai prossimo e certo licenziamento.
IN GUERRA di Stéphane Brizé Laurent (lo straordinario Vincent Lindon) è un sindacalista della CGT, organizzazione francese analoga alla CGIL italiana, che fronteggia il direttore di una azienda metalmeccanica, la Perrin, che appartiene al gruppo multinazionale tedesco Dinke: la Perrin non rispetta il patto di un accordo firmato 2 anni prima e vuole spostare la produzione [...] Vai alla recensione »
Vincent Lindon prosegue nella sua personale ricerca dal retrogusto antropologico e riguardante gli ultimi della specie. Dopo aver sondato il tema degli immigrati e quelli di un uomo che pur di lavorare è disposto a essere guardia giurata all’interno di supermercato, questa volta l’attore francese, ancora una volta diretto dal registaStéphane Brizé, letteralmente rappresenta [...] Vai alla recensione »
Film claustrofobico con immersione totale, dall’inizio alla fine e senza un attimo di tregua, in un collettivo di lavoratori che lottano per difendere il posto di lavoro. Chiusura della fabbrica da parte di una multinazionale, delocalizzazione in un altro Paese dove la manodopera costa meno, scioperi e manifestazioni pubbliche di operai, il potere politico che fa da mediatore impotente, [...] Vai alla recensione »
En guerre è un film di impatto poderoso, dal ritmo martellante e dalla tensione inesausta, con pochissime distensioni e parentesi personali, che non cerca appigli per piacere, ma che emoziona e coinvolge con la giustezza di una posizione morale e ideologica chiara e giusta, ma allo stesso tempo trattata con intelligenza anti-propagandistica. Il francese Stéphane Brizé è [...] Vai alla recensione »
Stéphane Brizé (regista) e Vincent Lindon (attore) , dopo “La legge del mercato” (NdC del 2015.11.02), ci danno un altro intenso film. Lotta di classe; capitale contro lavoro; legge del mercato contro la disperazione di chi lotta per la dignità di un lavoro e non per l’elemosina di una buonuscita. Una sceneggiatura che vi aggancia fin dall’inizio [...] Vai alla recensione »
"La Legge del Mercato", "In Guerra", film molto belli, ma, forse, ancor più, film necessari. Più difficile probabilmente il secondo, che i medesimi aspri temi della realtà attuale del mondo del lavoro, della perdita dei diritti, proprio in quelle che sono state le patrie storiche dell'affermazione della dignità del lavoro, sottrae alla dimensione [...] Vai alla recensione »
Ottimo nei cineforum con dibatti finale, il film tratta di temi attuali, delocalizzazioni, costi benefici, offre spunti noti di riflessione e confronto; forse un po lungo e troppe strilla, mi pareva un lungometraggio, le inquadrature devono piacere.
È la terza volta che Vincent Lindon fa coppia con il regista Stéphane Brizé per raccontare il mondo di oggi nelle sue contraddizioni e nella sua ferocia. Dopo aver vinto la Palma d'Oro a Cannes per la sua interpretazione del cinquantenne messo a guardia di un supermercato ne La legge del mercato, in In guerra Lindon è un sindacalista che deve cercare di evitare la chiusura di una fabbrica francese ed è pronto a qualsiasi cosa pur di non perdere il lavoro insieme ai suoi colleghi.
"Una perfetta interazione tra Lindon e interpreti non professionisti al servizio di una sceneggiatura precisa che parla di rispetto dei patti".
Ci può spiegare il suo rapporto con Brizé?
Parliamo pochissimo dei personaggi, anche perché non li consideriamo ruoli cinematografici, ma esseri umani. Invece discutiamo animatamente di tutto il resto: la vita, il cinema, le donne, i figli. Quanto alla trama, Stéphane mi fa notare al massimo due o tre dettagli, il resto si sviluppa da solo secondo il nostro comune sentire.
Secondo lei siamo in guerra, come afferma il titolo?
Sì, ma è una guerra moderna, dove non si combatte con le armi e non si uccide fisicamente. Invece si sbattono le persone in mezzo ad una strada e le si priva della possibilità di mantenere la propria famiglia. Cammina e crepa, è il motto contemporaneo. Una rinuncia alla civiltà, l'ingiustizia e l'ipocrisia elevate al quadrato: il che è peggio di una guerra.
L'orrore economico, capitolo 2. Dopo la crisi vissuta da un disoccupato mite e ostinato ("La legge del mercato"), la coppia Brizé-Lindon torna al gran teatro dello scontro di classe ma ribalta le premesse. Basta solitudine, rassegnazione, silenzi. Stavolta Vincent Lindon è un operaio in lotta con decine di compagni per salvare il posto. Il gruppo vuole chiudere e riaprire altrove: la loro sede non [...] Vai alla recensione »
I profitti sono aumentati, i lavoratori hanno mantenuto i patti rinunciando a una parte di stipendio, ma la fabbrica della Perrin Industries chiuderà, lasciando a casa 1.100 dipendenti. Che, guidati dal loro rappresentante Laurent, non accettano la drastica decisione, occupando la sede. Le settimane passano e la tensione, anche fra scioperanti, sale.
En guerre, presentato al Festiva di Cannes, vede nuovamente uniti il regista Stéphane Brizé e Vincent Lindon, che, nel 2015, grazie a La lois du marché, ottenne la palma come migliore attore. Cinema militante, tema infuocato. Un operaio sindacalista combatte contro la chiusura e la delocalizzazione della fabbrica, in cui lavorano lui e 1100 operai: in un precedente accordo con la dirigenza, hanno accettato [...] Vai alla recensione »
Tre anni fa, Vincent Lindon vinse a Cannes il premio come migliore attore (scrollandosi per sempre di dosso l'etichetta "ex fidanzato di Carolina di Monaco"). Il film era intitolato "La legge del mercato". Sulla carta faceva fuggire: cinquantenne alla ricerca di un nuovo lavoro, addestrato da consulenti che gli insegnano come presentarsi ai colloqui.
Manifestazioni a striscioni e megafoni, concitate riunioni, sgombri di polizia e nuove occupazioni di fabbrica. Non si va a casa neanche una volta a capire chi sono e da dove vengono operai e impiegati (attori non professionisti), a eccezione di una telefonata con la figlia incinta del sindacalista Laurent (un Lindon disperso in un ruolo totale). Dallo sciopero a oltranza, con blocco della produzione, [...] Vai alla recensione »
I profitti aumentano ma la fabbrica chiude. Provate a dirlo ai 1100 dipendenti francesi ivi impiegati. La risposta non può che sortire in una dichiarazione di guerra. Lapidario, diretto, indignato al punto giusto, In guerra è quel che promette, e non esiste spettatore "pensante" incapace di apprezzarne la logica stringente laddove chi subisce un torto ed è nella ragione sia autorizzato a ribellarsi. [...] Vai alla recensione »
Come raccontare oggi ciò che resta della lotta di classe? Domanda impegnativa che Stéphane Brizé prova a mettere in scena adottando uno stile fisico e restando attaccato alla pelle e ai corpi dei suoi protagonisti. In fondo questa scelta è anche la cifra formale di tutto il film che per il resto si regge sulla registrazione della parola come arena ultima dove mettere in campo un conflitto il cui esito [...] Vai alla recensione »
Applauditissimo all'ultimo festival di Cannes, il film di Brizé prosegue idealmente il racconto delle difficoltà dei lavoratori d'oggi contenuto in La legge del mercato. Anche qui c'è Vincent Lindon, ma nei panni di un carismatico e deciso operaio, che porta avanti le rivendicazioni dei colleghi contro i padroni (tedeschi), che nonostante le promesse vorrebbero chiudere la fabbrica.
La lotta di classe si è trasformata in una vera e propria guerra: lo racconta benissimo "In guerra", un film provocatorio, più incisivo di un reportage giornalistico, assolutamente realistico, perché, e può sembrare un paradosso, possiede una grande sceneggiatura alle spalle. Il risultato è appassionante, oltre che sorprendente nello svolgimento. Tutto ruota attorno a uno stabilimento metalmeccanico [...] Vai alla recensione »
Al tempo della recessione globale da crisi economica è l'uomo senza lavoro (e, dunque, senza soldi) l'inquietante immagine della morte e della dignità calpestata. Per difendere i diritti e la fatica quotidiana spesso non resta che un conflitto radicale. Come una guerra. E "In guerra", da giovedì nelle sale per Academy Two, racconta di una battaglia aspra, spasmodica e lacerante che Stéphane Brizé, [...] Vai alla recensione »