Anno | 2008 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Italia, Brasile |
Durata | 108 minuti |
Regia di | Marco Bechis |
Attori | Abrisio da Silva Pedro, Alicelia Batista Cabreira, Ademilson Concianza Verga, Ambrosio Vilhava, Claudio Santamaria Matheus Nachtergaele, Fabiane Pereira da Silva, Chiara Caselli, Eliane Juca Da Silva, Inéia Arce Gonçalves, Luciane Da Silva, Nelson Concianza, Poli Fernandez Souza, Leonardo Medeiros. |
Uscita | martedì 2 settembre 2008 |
Distribuzione | 01 Distribution |
MYmonetro | 3,12 su 5 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 14 settembre 2015
Un suicidio scatena la ribellione degli indio di Mato Grosso do Sul contro i locali fazendeiros. A guidarla sono Nadio e uno sciamano. Il film ha ottenuto 1 candidatura ai Nastri d'Argento, In Italia al Box Office La terra degli uomini rossi - Birdwatchers ha incassato 347 mila euro .
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CONSIGLIATO SÌ
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2008, Mato Grosso do Sul (Brasile). Le attività economiche della zona sono legate allo sfruttamento in coltivazioni transgeniche dei terreni che in passato appartenevano agli indios e nelle visite guidate a turisti interessati al birdwatching. Lo status quo viene bruscamente interrotto quando Nádio, la guida ascoltata di una comunità indio decide di non poter sopportare lo stillicidio di suicidi di giovani senza più speranza. Inizia così una ribellione pacifica finalizzata a ottenere una restituzione delle terre indebitamente confiscate. Accanto a lui ci sono suo figlio e il giovane apprendista sciamano Osvaldo. I fazenderos inizialmente reagiscono cercando di frenare le spinte più estremiste del loro campo ma comunque ben decisi a non cedere neppure un ettaro di terra agli indios.
I Guarani Kaiowá sono un popolo indio che fin dal '600 (ricordate Mission?) hanno subito persecuzioni per non aver accettato l'opera di evangelizzazione dei gesuiti. Ancora oggi, nel Brasile di Lula, la loro sorte è quella di sopravvivere nel degrado delle riserve senza alcuna speranza nel futuro. Così come nelle riserve vivono gli splendidi neoattori di questo film che Bechis ha realizzato con la consueta passione civile unita a una grande lucidità intellettuale.
Il futuro che rischia di trasformarsi per molti giovani in un corpo che penzola da un cappio appeso a un albero sta all'origine di una vicenda che ha nella prima sequenza la sua chiave di lettura. Dei birdwatchers percorrono un fiume su una barca a motore quando, all'improvviso, su una riva compaiono degli indios con archi e frecce. Una volta che i turisti si sono allontanati quegli stessi indios...(Non è bene togliere la sorpresa su quanto accade ma chi vedrà il film potrà comprendere quanto il senso che deriva dal prosieguo dell'azione offra al film una marca molto forte). Bechis osserva sia i fazenderos che gli indios quasi come se fosse a sua volta un birdwatcher, cioè qualcuno che guarda da lontano. L'intento è evidentemente quello di non voler forzare la mano sul piano di una facile adesione emotiva richiedendo allo spettatore un più complesso lavoro di adesione alla lotta contro un'ingiustizia che si perpetua da secoli.
La terra degli uomini rossi diventa così un film di forte denuncia morale e politica senza assumere mai la dimensione del pamphlet. Proprio in questo procedere, che permette alla ragione di prevalere sulla passione, sta la forza di un film che Bechis ha saputo costruire 'ascoltando' nel senso più pieno del termine coloro che ogni giorno vivono l'umiliazione di non possedere più una terra che per loro non significa solo cibo ma anche (e soprattutto) radici e cultura.
Brasile, Mato Grosso do Sul. I Guarani Kaiowa sono un popolo Indio spodestato delle proprie terre, dell’acqua, delle foreste, in luogo di coltivazioni transgeniche che affondano progressivamente le proprie radici in Amazzonia. Gli Indios sono confinati, ridotti alla fame, utilizzati come lavoratori per spodestare il verde che rimane in cambio di un boccone, sfruttati come animali da giardino per [...] Vai alla recensione »
Non si può definire un capolavoro, nonostante l'impegno e la forza del messaggio (Mato Grosso do Sul, coltivazioni transgeniche sulle terre degli indios spodestati e ghettizzati, ricchi turisti birdwatchers in cerca di visioni esotiche e fazenderos troppo affaccendati per dar retta ai Guarani Kaiowà, quelli che nemmeno i gesuiti riuscirono, nel ‘600, a convincere al loro dio).
una vicenda raccontata che riesce a racchiudere i temi cardine del problema, Un buon lavoro che focalizza un conflitto mai veramente finito senza tra l'altro (come giustamente fa notare mymovies) esasperare i toni. A tratti intenso e drammatico riesce a non assumere mai i toni da commedia. 3 stelle meritate
Mi spiace non poter dare un'altra stella a questo film di Marco Bechis che con tanta passione ha afrontato un tema non facile in un ambiente difficile. Interessante ed istruttivo manca però di pathos e si svolge quasi al ritmo di un documentario. Non coinvolge più di tanto e a volte risulta frammentario.Forse gli indigeni scelti come attori non hanno saputo essere all'altezza.
Dire che e' un film e' esagerare.A mio parere un film/documentario interpretato da gente indigena e da pochi altri attori poco noti.La trama e' praticamente incentrata su la popolazione del luogo del brasile che sembra sia ancora arretrata ai tempi degli indigeni.Riti magici,sete,fame,poverta',miseria.Nel complesso un film...che non lascia nulla quindi da dimenticare.Voto 6
Non ho visto per disinteresse i lavori precedenti di Bechis, peraltro poco proiettati nella mia cttà, Palermo;detto questo, va detto che la sceneggiatura disegnata insieme ai suoi collaboratori è in varie situazioni qualcosa di disastroso, che ricorda l'Estremo Oriente del vietnamita "Cyclo".Un' ulteriore conferma è la scena dell'"omicidio", realizzata malissimo.
Non meritano neppure un vero odio, i "selvaggi" di La terra degli uomini rossi Birdwatchers ( Italia, 2008, 108'). Vinti, irrilevanti, i fazendeiro del Mato Grosso do Sul riservano loro l'attenzione che meritano degli insetti fastidiosi. E come insetti sono trattati, da secoli, i discendenti dei popoli autoctoni che in Brasile non hanno accettato l'integrazione nella religione degli invasori.
Mato Grosso significa Foresta Fitta, ma dall’ex polmone brasiliano gli alberi sono quasi spariti. Estirpati, per far spazio ai latifondi dei fazenderos, insieme ai legittimi abitanti: 500.000 indigeni divisi in oltre 200 popoli che vivono in riserve e lavorano sottopagati nelle raccolte, vittime di un elevato tasso di suicidi, in gran parte di giovanissimi.
"La Terre des hommes rouges" : au coeur de la révolte des Indiens Kaiowa Au bord d'un fleuve où glisse une barque emplie de touristes apparaît un groupe d'Indiens, masqués par un bosquet. Ils sont quasi nus, maquillés, apparemment stupéfaits de cette intrusion sur leur territoire. Ils lancent mollement une flèche qui tombe à l'eau. La scène suivante les montre ôtant leurs déguisements et percevant [...] Vai alla recensione »
L’unico film recente al quale si può paragonare La terra degli uomini rossi di Marco Bechis è La foresta di smeraldo di John Boorman. Ma Boorman aveva tenuto conto delle esigenze spettacolari, ponendo un europeo al centro e gli indios sullo sfondo. Bechis tenta invece di rispettate la realtà e tenta la via di mezzo tra film a soggetto e documentario antropologico.