Anno | 2023 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Italia |
Regia di | Letizia Lamartire, Matteo Rovere |
Attori | Matilda De Angelis, Eduardo Scarpetta (II), Pierluigi Pasino, Sara Lazzaro Sinéad Thornhill, Dario Aita, Nicolo Pasetti, Mia McGovern Zaini, Riccardo Leto, Gionathan Montagna, Matilde Vigna, Giuseppe Attanasio. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 4 dicembre 2024
Una rilettura in chiave light procedural della storia vera di Lidia Poët, la prima avvocata d'Italia. La serie ha ottenuto 1 candidatura a Critics Choice Award,
CONSIGLIATO N.D.
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Una sentenza della Corte d'Appello di Torino dichiara illegittima l'iscrizione di Lidia Poët all'albo degli avvocati, impedendole così di esercitare la professione solo perché donna. Senza un quattrino ma piena di orgoglio, Lidia trova un lavoro presso lo studio legale del fratello Enrico, mentre prepara il ricorso per ribaltare le conclusioni della Corte. Così Lidia si trova ad assistere gli indagati cercando sempre la verità dietro le apparenze e i pregiudizi mentre un misterioso giornalista, Jacopo, la guida alla scoperta della Torino segreta. A dare il volto alla protagonista la sempre brava Matilda De Angelis, al suo fianco troviamo Eduardo Scarpetta nei panni del giornalista Jacopo e Pier Luigi Pasino in quelli del fratello. La serie è stata realmente girata a Torino e la regia è di Matteo Rovere e Letizia Lamartire.
Musica, fotografia e costumi sono ancora una volta vincenti. La seconda stagione convince
Recensione
di Silvia Guzzo
Nonostante il suo ricorso sia stato rifiutato, Lidia non ha intenzione di smettere di lottare. Anzi, questa volta è decisa a puntare ancora più in alto: se è la legge a impedire l'accesso delle donne all'albo degli avvocati, allora forse è il tempo di cambiarla. Ma per farlo c'è bisogno di entrare in Parlamento e, si sa, lì ci vanno soltanto gli uomini. Proprio per questo Lidia intende convincere Enrico, suo fedele alleato, a candidarsi per lei e portare avanti le sue battaglie. Enrico, però, questa volta non sembra disposto ad assecondare le richieste della sorella. Nel frattempo, Jacopo è in rotta di collisione con tutti i Poët per aver venduto la villa di famiglia e persino tra lui e Lidia i rapporti sembrano essersi interrotti.
Nella seconda stagione de La legge di Lidia Poët prosegue senza troppi stravolgimenti il viaggio dell'avvocata più amata d'Italia. Costumi, colonna sonora e fotografia si riconfermano gli elementi vincenti di una serie di puro intrattenimento, che continua a coinvolgere grazie a una buona dose di intrighi amorosi e criminali, incorniciati in una Torino ottocentesca accattivante e pop.
Amore, mistero, scenografie maestose e costumi mozza fiato: La legge di Lidia Poët continua a mescolare gli ingredienti vincenti di un prodotto di intrattenimento che non smette di colpire nel segno. Impossibile, poi, non fare il tifo per la brillante avvocata, pronta a combattere le ingiustizie e a militare in prima linea per i diritti delle donne. Caparbia e determinata, Lidia è una protagonista poliedrica, la cui personalità non si esaurisce nel lavoro e nell'attivismo. La giovane, infatti, non si arrende all'idea di dover accantonare la ricerca dell'amore: per quanto l'epoca storica non consenta a una donna di conciliare matrimonio e carriera - che qui vuol dire libertà - Lidia è irriducibilmente romantica e passionale.
Se per le vie di Torino si batte per la parità di genere, nel suo intimo è divisa tra il desiderio di abbandonarsi alla persona amata e mettere da parte i sentimenti per perseguire i suoi ideali. È proprio questo che rende Lidia un personaggio affascinante in cui è facile immedesimarsi, perché non esclude ma accoglie caratteristiche differenti e spesso considerate inconciliabili.
Lungi dall'essere un vezzo frivolo, l'amore è descritto come un lusso che una donna ottocentesca determinata a far sentire la propria voce non può permettersi. Infatti, ne La legge di Lidia Poët sono gli uomini a lasciarsi trasportare dalle emozioni: una prospettiva piuttosto inusuale sui personaggi maschili, pronti a farsi travolgere dall'amore. Protagonisti centrali nella narrazione come Enrico e Jacopo assumono inoltre il ruolo di alleati nella lotta di Lidia per l'emancipazione. Il rapporto con Enrico, per esempio, acquisisce ulteriore importanza, vero e proprio motore della storia. Sospesa tra dolcezza e ironia, la relazione tra fratello e sorella consente inoltre di introdurre nella vicenda quell'elemento comico che caratterizza così bene la vita tra le mura di casa Poët.
La scrittura attenta di Flaminia Gressi, Guido Iuculano e Davide Orsini si dimostra inoltre capace di sviluppare con un buon ritmo una trama orizzontale incentrata su un grande mistero da svelare, su cui si innestano i singoli casi autoconclusivi cui Lidia si dedica in ognuno degli episodi. Si riconfermano solide anche le interpretazioni di Matilda De Angelis (Lidia Poët), Eduardo Scarpetta (Jacopo Barberis) e Pier Luigi Pasino (Enrico Poët), affiancati da un bravo Gianmarco Saurino nei panni del procuratore Fourneau.
Insomma, la seconda stagione della serie non introduce grandi elementi di novità e scivola forse su un finale un po' frettoloso e poco incisivo, ma siamo comunque contenti di poterci intrufolare nuovamente nei regali palazzi torinesi in compagnia della coraggiosa Lidia Pöet.
Una serie contemporanea che trasmette l'orgoglio per una professione e per il genere di appartenenza. Con Matilda De Angelis, sempre più brava
Recensione
di Claudia Catalli
Mentre combatte con una società ancorata ai privilegi maschili e maschilisti, Lidia Poët si fa largo nel mondo dell'Avvocatura risolvendo casi spinosi per conto di suo fratello Edoardo, co-adiuvata dall'appassionato giornalista Jacopo.
Un delitto, un'indagine e una donna libera che prova un orgasmo. Si apre così la serie in sei episodi La legge di Lidia c sulla prima donna in Italia ad entrare nell'Ordine degli Avvocati.
Anticonformista, illuminata e ribelle quanto basta, la incontriamo quando ha preso l'abilitazione da appena tre mesi. Combatte contro una società ancorata ai privilegi maschili e maschilisti, contro la dilagante misoginia del tempo e l'ottusità di chi boccia ogni sua proposta ritenendo le impronte digitali inutili diavolerie. Lidia Poët rappresenta una forte minaccia per il potere patriarcale: la paura diffusa tra i suoi colleghi è che la professione rischi uno svilimento con l'avvento delle donne.
La serie, naturalmente, mostra l'esatto opposto: l'autonomia, intellettuale e pratica, di una donna finisce per arricchire e far progredire tutti gli ambienti in cui si muove. In primis quello professionale, data la sua abilità a risolvere i casi che lei stessa accetta. È il format vincente dell'avvocato indagatore alla Perry Mason, che ha già convinto il pubblico italiano con serie come Malinconico. Ogni episodio è incentrato su un caso diverso, resta costante solo la storia dell'ostinata determinazione di Lidia a farcela da sola, senza bisogno di nessun uomo.
Quando le revocano l'iscrizione all'albo degli avvocati proprio in quanto donna, vietandole addirittura di mettere piede in tribunale, malgrado lo statuto Albertino non contenesse alcuna proibizione specifica in merito, la sua ferrea volontà diventerà incandescente. Dal terzo episodio in poi Lidia è inarrestabile: tiene testa al sensuale giornalista Jacopo Barberis interpretato dal convincente Eduardo Scarpetta, risolve indagini al posto di suo fratello, si dedica con passione al suo lavoro senza trascurare una vita privata da donna moderna, libera di scegliersi da sola le proprie compagnie notturne. Spicca il quinto episodio su tutti, che si apre con una seduta spiritica e prosegue con un ballo in maschera alla Eyes Wide Shut con un notevole colpo di scena finale. L'ultimo episodio, invece, è incentrato su una scelta che cambierà per sempre la vita della protagonista.
Intelligente, originale, leggera, la serie si permette licenze poetiche e anacronismi, lessicali e strutturali, per realizzare un'operazione interessante: rileggere in chiave contemporanea un personaggio iconico, un po' come fece Sofia Coppola per la sua Marie Antoinette. Anche qui spicca il carisma della protagonista: Matilda De Angelis diventa sempre più brava ad ogni progetto, qui sa tenersi sulle spalle lo spessore di un personaggio anticonvenzionale che non fa sconti a nessuno, neanche a se stessa.
La regia di Matteo Rovere e Letizia Lamartire si rivela impeccabile, come anche i costumi firmati Stefano Ciammitti, allievo di Piero Tosi, un incanto per chi guarda.
Una serie contemporanea - di ottocentesco ha solo l'ambientazione - che sfrutta l'elemento biografico come pretesto per farne non un fedele ritratto documentaristico, né un biopic agiografico, ma un racconto motivazionale, capace di trasmettere l'orgoglio per una professione e, ancor prima, per un genere di appartenenza, rivendicato con forza e passione. "Se Dio ti avesse voluta avvocato non ti avrebbe fatto donna", le dicono. Lidia Poët risponde con la bravura, la testardaggine e i fatti: sarà la storia a parlare per lei.
La prima stgaione della serie
Recensione di a cura della redazione
Mentre combatte con una società ancorata ai privilegi maschili e maschilisti, Lidia Poët si fa largo nel mondo dell'Avvocatura risolvendo casi spinosi per conto di suo fratello Edoardo, co-adiuvata dall'appassionato giornalista Jacopo. Un delitto, un'indagine e una donna libera che prova un orgasmo. Si apre così la serie in sei episodi La legge di Lidia c sulla prima donna in Italia ad entrare nell'Ordine degli Avvocati.Serie molto bella, sarebbe stata bellissima se fossero state doppiate le voci