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The White Lotus

Film 2021 | Commedia

Regia di Mike White. Una serie con Amber Abara, Christie Volkmer, Alec Merlino, Russell Satele, Murray Bartlett. Cast completo Titolo originale: The White Lotus. Genere Commedia 2021, STAGIONI: 3 - EPISODI: 13

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Ultimo aggiornamento venerdì 4 ottobre 2024

In un resort tropicale, un gruppo di dipendenti e di ospiti vivono numerose avventure. La serie ha ottenuto 4 candidature e vinto 2 Golden Globes, 3 candidature e vinto un premio ai Emmy Awards, ha vinto 3 Critics Choice Award, 4 candidature e vinto 2 SAG Awards, 1 candidatura a Spirit Awards, 2 candidature e vinto un premio ai Writers Guild Awards, 2 candidature a Directors Guild, 1 candidatura a CDG Awards, 2 candidature e vinto un premio ai Producers Guild, La serie è stato premiato a AFI Awards, 1 candidatura a ADG Awards,

Consigliato assolutamente no!
n.d.
MYMOVIES
CRITICA
PUBBLICO 4,20
CONSIGLIATO N.D.
Gruppi di viaggiatori in un resort di lusso.
a cura della redazione
lunedì 18 luglio 2022
a cura della redazione
lunedì 18 luglio 2022

Una settimana nella vita di un gruppo di vacanzieri non finirà bene, sin dalla prima puntata si vede che uno di loro morirà e tornerà a casa dentro una bara. Intanto però questi viaggiatori che arrivano al White Lotus hanno tutto per essere felici, sono ricchi o molto benestanti, sono bianchi in un'America che ancora fa molta attenzione al coloro della pelle, si trovano in un posto paradisiaco. Eppure non sarà la più bella settimana della loro vita.
La prima stagione è stata realizzate alle Hawaii in un perfetto contraltare tra l'ambiente circostante da sogno e il disagio in cui si dibattono i personaggi. Nella seconda stagione, abbandonato il paradisiaco resort alle Hawaii del primo capitolo, sono le bellezze mozzafiato della Sicilia lo sfondo dei nuovi episodi. Il nuovo capitolo è ambientato in un esclusivo resort di Taormina e segue l'esperienza di vari ospiti e dipendenti nell'arco di una settimana.

Regia di Mike White.

La terza stagione funziona molto bene, confermandosi capace di una satira acuminata

Recensione di Andrea Fornasiero

Un gruppo di nuovi turisti arriva in un resort di lusso della catena White Lotus, questa volta in Thailandia. Tra loro ci sono una coppia composta da un uomo maturo e scorbutico e da una giovane ottimista, ci sono i Ratliff, una famiglia molto abbiente con la figlia però in cerca di spiritualità, e c'è un terzetto di amiche, tra cui un'attrice televisiva di successo. Ci sono poi alcune personalità dell'hotel: la proprietaria con un passato da attrice e cantante; la guardia innamorata di una ballerina; la massaggiatrice in visita dalla sede hawaiana della catena; il massaggiatore russo con frequentazioni non proprio raccomandabili. E poi c'è una coppia di clienti abituali, che vive in una villa non distante dal resort, lui è il vedovo di Tanya, la miliardaria che viaggiava da un White Lotus all'altro, e lei è probabilmente una ex escort. Le sorti di quasi tutti loro convergeranno verso una tragica sparatoria.

Come ogni stagione, il mistero viene anticipato all'inizio del primo episodio per risolversi solo alla fine, ma anche questa volta è molto più interessante il viaggio della rivelazione. The White Lotus si conferma una serie capace di satira acuminata però dalla durata autoindulgente.

Gli otto episodi per stagione erano già nel DNA della prima annata e fin da allora la serie girava occasionalmente a vuoto, cosa divenuta ancora più evidente nella seconda stagione. La terza cerca di ricatturare il fulmine in bottiglia, tornando a una satira più feroce e uno scenario trattato in modo meno cartolinesco, però il meccanismo è ormai noto e solo nella seconda metà le vicende iniziano a farsi davvero intriganti. Per esempio il rapporto tra i fratelli interpretati dal figlio di Arnold Schwarzenegger e dal figlio di Alessandro Nivola sembra dirigersi abbastanza presto in una chiara direzione, così come è fin da subito evidente che le tre amiche andranno in crisi e che il burbero interpretato da Walton Goggins abbia un segreto da nascondere. Ritardare lo sviluppo di queste trame per i primi quattro episodi, per far respirare i personaggi, funziona solo fino a un certo punto, perché la dinamica è risaputa e non arrivano sorprese prima del previsto.

In compenso la seconda parte della stagione funziona molto bene, in particolare l'entrata in scena di Sam Rockwell, con uno strepitoso monologo sull'identità sessuale del suo personaggio, lascia sbigottiti e non si dimentica. Tra le storie in cui cresce maggiormente la tensione si segnala quella della massaggiatrice proveniente dalle Hawaii, nel panico all'idea di essere stata riconosciuta dal sinistro vedovo di Tanya. Inoltre sembra destinata a spezzare il cuore la storia d'amore della guardia quasi buddhista con l'ambiziosa ballerina, che invece ne vorrebbe fare un uomo deciso a combattere per il successo senza troppi scrupoli. La trama dedicata alla famiglia dove il padre è interpretato da Jason Isaac parte invece meglio delle altre, ma diventa più statica nella seconda metà della stagione, con il genitore che è perennemente intontito dagli psicofarmaci.

In una serie come The White Lotus tutto è anche fin troppo ritardato, in favore dei colpi di scena conclusivi, e i conti vanno necessariamente fatti alla fine. Carrie Coon, che interpreta una delle tre amiche, ha un gran bel monologo in cui confida alle altre la propria visione del mondo. La ragazza che vuole vivere per un anno in un monastero, interpretata da Sarah Catherine Hook, pure giunge a una realizzazione profonda su stessa, che dà anche modo a Parker Posey di far uscire il proprio personaggio da una placida apatia ed esplicitare la sua difesa della ricchezza. Come sempre, non mancano le critiche al capitalismo, ma il tema della stagione è più del solito il rapporto con la propria spiritualità, stimolato del resto dal setting Thailandese e da un resort che si propone anche come luogo di benessere interiore, con tanto di insegnanti di meditazione. Era forse lecito aspettarsi una satira più acuminata in questo senso, ma White evita il grottesco e tratta invece con rispetto anche i personaggi apparentemente più zen.

Ci penserà d'altra parte già il destino a dare loro delusioni o occasioni di corruzione. La storia forse più riuscita di questa annata è a tal proposito quella della massaggiatrice, che chiude perfettamente il cerchio aperto nella prima stagione in un devastante teorema sul potere del denaro. Alcune trame incedono infatti come una tragedia e sono più ineluttabili che imprevedibili, mentre altre sembrano trovare un finale meno disperato, a trovare un equilibrio che meglio rappresenti le sfumature della vita. Se solo avesse ingranato un poco prima, e se il finale non avesse avuto una durata monstre di quasi un'ora e mezza, la stagione sarebbe stata pressoché senza macchia. Anche grazie al sempre brillante commento musicale di Cristóbal Tapia de Veer, che però ha annunciato di lasciare la serie per insolubili divergenze artistiche con Mike White. White Lotus continuerà ma dovrà anche dimostrarsi capace di reinventarsi.

Episodi: 7 (60 min.)
Regia di Mike White.

Un cambio di passo per la serie che diventa più leggera e conciliante, pur mantenendo il suo profondo cinismo

Recensione di Andrea Fornasiero

Presso il lussuoso hotel di Taormina della catena White Lotus, arrivano diversi abbienti turisti: nonno, padre e nipote della famiglia Di Grasso, tre uomini italoamericani di origini siciliane in cerca delle proprie radici; la doppia coppia Daphne e Cameron e Ethan e Harper, i primi cinici negli affari quanto in amore i secondi invece da poco arricchiti e ancora ingenui; la svampita Tanya con il marito Greg e l'assistente Portia. Più o meno tutti loro sono ricchi bersagli da raggirare, spesso attraverso il sesso. L'hotel è diretto dalla rigida Valentina, che cerca tra le altre cose di tenere al largo due giovani: la escort Lucia e la sua disinibita amica Mia, che sogna di fare la cantante.

Una seconda stagione dedicata più alle relazioni, soprattutto sentimentali ma non solo, segna un cambio di passo per The White Lotus che se pur mantiene il suo profondo cinismo si fa anche più leggera e conciliante.

Il grande successo della prima annata, che ricordiamo nasceva quasi come una "instant series" da realizzare durante i lockdown della pandemia, ha dato una maggior sicurezza all'autore, ma ha pure sottratto urgenza e rabbia. La prima stagione era il progetto di rivalsa di Mike White, che dopo la cancellazione di Enlightened aveva praticamente smesso come sceneggiatore televisivo. The White Lotus nasceva anche per questo con una forte carica di aggressività, raccontando il devastante effetto dei super ricchi sulla povera gente e le popolazioni indigene. Ora che l'autore è invece "arrivato" e sicuramente si è arricchito, ecco che la serie prende un tono più pacificato e quindi, inevitabilmente, anche più solidale verso i propri protagonisti.

Il tema delle relazioni porta del resto a empatizzare con loro e a guardarli meno come una galleria di mostri, un cambio di prospettiva a cui infatti coincide anche la nuova colonna sonora, sempre a firma del grande Cristobal Tapia de Veer, che richiama la precedente ma è molto più delicata e usata in modo meno irruento. Rimane comunque predominanate in The White Lotus la componente satirica, che accompagna le vicende sino a un finale molto amaro per molti personaggi. Ma non per tutti: c'è infatti speranza questa volta per i poveri più arrembanti, capaci di raggirare chi tiene i soldi in mano o semplicemente condotti da varie vicende verso una maggior coscienza di se stessi. Più che di una ventata di ottimismo si tratta di un gusto per il beffardo, in linea in fondo con la tematica del gioco amoroso già dai tempi delle commedie di Shakespeare.

Tutta la vicenda è immersa in una Sicilia volutamente da cartolina, ma pure tempestata di riferimenti mitici, dalle teste di moro nelle stanze, agli affreschi nella sigla, che riprendono per esempio lo stupro di Leda da parte di Zeus in forma di cigno. Inoltre quando i Di Grasso si allontanano dalla sicurezza dell'hotel e si avventurano in campagna, incontrano tre donne mature vestite di nero, quasi fossero le Moire. Soprattutto va applaudita la ricercatezza della colonna sonora, che rifiuta la banalità della musica italiana più famosa nel mondo e sceglie invece moltissimi brani di De André. Anche visivamente il regista sfoggia un amore per l'Italia "d'autore" e cita una sequenza di L'avventura di Antonioni, con Aubrey Plaza al posto di Monica Vitti.

Sul piano narrativo però i sette lunghi episodi scivolano a tratti nella banale fascinazione per il lusso o il panorama, inoltre le dinamiche da soap opera non sempre riescono a dire qualcosa dei personaggi (nemmeno del loro vuoto interiore). White, anche regista di tutti gli episodi, non vuole del resto davvero approfondire i suoi protagonisti. Lasciare in ombra tratti del carattere permette loro di stupire e alcuni eventi non saranno chiariti nemmeno nel finale. D'altra parte, così facendo, troppe scene non arrivano a un punto ficcante.

La serie è costruita come un lento crescendo verso gli omicidi anticipati nell'incipit del primo episodio, ma il ritmo finisce per essere anche troppo placido, con puntate che non hanno una loro compattezza e sono solo capitoli di una storia. Considerato che durano spesso intorno ai sessanta minuti, il risultato è autoindulgente e non sempre il cast o la scrittura sono abbastanza incisivi da mantenere la tensione o l'interesse. Gli attori che ne escono meglio sono Jennifer Coolidge, non a caso di ritorno dalla prima stagione, Aubrey Plaza, del resto diva del cinema indipendente americano, e l'inglese Tom Hollander, in un ruolo diabolico.

Meno convincente il cast italiano, in particolare le parentesi con Rocco e Valentina, impiegati dell'hotel, hanno un tono da fiction che la serie non riesce a scrollarsi di dosso. Poco male comunque, si tratta di brevi siparietti e probabilmente il pubblico internazionale li accuserà meno di quello italiano. Il vero limite della nuova The White Lotus è, che invece di prendere coraggio e spingere sul lato nero della commedia, si è scelto di sedersi e capitalizzare sul proprio successo, con una seconda stagione pur godibile ma più innocua della precedente.

Episodi: 6 (60 min.)
Regia di Mike White.

Satira al vetriolo sul privilegio bianco e la colonizzazione culturale, accompagnato da un'originalissima colonna sonora

Recensione di Andrea Fornasiero

In un resort di lusso alle Hawaii, appartenente alla catena White Lotus, arrivano nuovi turisti: una famiglia dove la moglie è donna in carriera e il marito è preoccupato da un possibile tumore; una coppia di sposini dove lui è di ricche origini e lei invece fatica a trovare incarichi dignitosi come giornalista; una donna sola e alcolizzata che cerca di elaborare il lutto della madre. Le loro vite, e quelle dei tre adolescenti arrivati con la famiglia, si mischiano a quelle dello staff del resort, in una miscela esplosiva, a volte comica ma più spesso tragica.

Satira davvero al vetriolo sul privilegio bianco e la colonizzazione culturale, The White Lotus ha meritatamente ottenuto ben 20 nomination agli Emmy Awards.

Conferma che le limitazioni aguzzano la creatività, The White Lotus è nata in piena pandemia, mentre HBO cercava progetti realizzabili nelle difficili condizioni create dal Covid. Ne è autore Mike White, che per la rete aveva realizzato in passato la sfortunata Enlightened e che ne era rimasto così scottato da finire a partecipare a Survivors e da sceneggiare The Emoji Movie. Approvata e prodotta in tempi da record, The White Lotus trasmette chiaramente la disillusione di White e non lascia quasi nessuna speranza: il rapporto tra i ricchi turisti e i poveri impiegati del resort è infatti degno dei vampiri. Gli impiegati, bianchi, neri o nativi hawaiani che siano, finiscono ridotti a una sorta di risorsa spirituale da spremere fino al midollo.

La ricca Tanya per esempio dimostra amicizia e disponibilità verso una brava impiegata del centro benessere del resort, che si illude di aver trovato in lei la sponda per aprire una propria attività. Ma naturalmente per Tanya l'impiegata del resto non è che una figura di passaggio nella sua vita: voltare pagina lasciandola ai propri sogni infranti è facilissimo. È più socialmente cosciente, o almeno ritiene di esserlo, la giovane amica della figlia dei ricchi Mossbacher, che innervosita dal loro privilegio bianco convince un giovane ballerino hawaiano a derubarli. Pensa, con l'organizzazione di questo esproprio proletario, di risolvere due problemi, ma le cose non vanno come immaginava. Oltre al danno la beffa: lei se la caverà comunque con una piccola umiliazione, lasciandosi alle spalle però uno vera tragedia.

Ancora più diabolico è il rapporto tra il viziato Shane Patton e il manager del resort, Armond, colpevole di aver dato a Shane una camera diversa da quella promessa, cosa che il turista in luna di miele rifiuta di accettare e trasforma in un casus belli. La crescente tensione tra loro riporta Armond vero la tossicodipendenza con un esito tragico per lui ma oscenamente positivo per Shane.

Quello inscenato in è insomma puro conflitto di classe, aggiornato ai tempi moderni e alla generazione "woke". Ne viene una sorta di teorema sulla legge della giungla sociale del ventunesimo secolo, non a caso accompagnato dalla meravigliosa, incessante e originalissima colonna sonora di Cristobal Tapia de Veer, basata su percussioni e suoni acuti, tra il tribale e il selvaggio.

L'uso di questa musica extradiegetica è un commento costante ai fatti della serie, li innerva di ritmo e ne sottolinea la natura profondamente predatrice. Ancora più dell'ottimo cast corale - con Connie Britton, Steve Zahn, la Sydney Sweeney di Euphoria, Alexandra Daddario, Jennifer Coolidge, il Murray Bartlett di Looking, Jake Lacy da I'm Dying Up Here e Molly Shannon, che già aveva lavorato con White in Enlightened - è proprio la colonna sonora di De Veer il punto di forza di The White Lotus, capace di travolgere anche le occasionali lunghezze di scrittura di alcune situazioni ed episodi con il proprio incalzante e irresistibile crescendo.

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RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
martedì 8 aprile 2025
dreamers

La serie che vale l'abbonamento a Sky, la produzione più intelligente, incisiva, rivelatrice del terzo millennio. La terza stagione carica i suoi colpi con tempi dilatatissimi, quasi estenuanti, funzionali però ad un'esplosione, nell'ultima puntata, davvero memorabile. Non ci sono parole per esprimere la finezza dei dialoghi, dei gesti, delle soluzioni narrative che arrivano [...] Vai alla recensione »

giovedì 26 dicembre 2024
Giancarlo.Rizzo

Ho guardato (a fatica) la prima puntata. Della gente arriva in un resort di lusso sulle Hawai. Non si sa perchè ma arrivano con una barca anzichè con l'aereo; questa è la prima di una delle tante cretinate della sceneggiatura, come quella della famiglia che costringe un ragazzo a dormire in una microcucina, non si sa perchè non hanno preso una suite con una camera in [...] Vai alla recensione »

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lunedì 27 gennaio 2025
 

Regia di Mike White. Una serie con Amber Abara, Christie Volkmer, Alec Merlino, Russell Satele, Murray Bartlett. Dal 17 febbraio su Sky e NOW. Guarda il trailer »

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martedì 17 dicembre 2024
 

Regia di Mike White. Una serie con Amber Abara, Christie Volkmer, Alec Merlino, Russell Satele, Murray Bartlett. Dal 17 febbraio su Sky e NOW. Guarda il trailer ?

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mercoledì 13 luglio 2022
 

La satira di Mike White ambientata in un esclusivo resort alle Hawaii. 20 nomination agli Emmy Awards. Su Sky e in streaming su NOW. Guarda il trailer »

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