Anno | 2025 |
Genere | Documentario, |
Produzione | USA |
Durata | 119 minuti |
Regia di | Raoul Peck |
Distribuzione | I Wonder Pictures |
MYmonetro | Valutazione: 3,00 Stelle, sulla base di 2 recensioni. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 19 maggio 2025
A partire dal romanzo "1984" e dal diario del suo autore George Orwell, una riflessione sulla deriva autoritaria della società contemporanea.
CONSIGLIATO SÌ
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Nel 1947, gravemente malato di tubercolosi, George Orwell si trasferisce con il figlio nell'isola scozzese di Jura e qui scrive il suo ultimo romanzo: "1984". A partire dalle parole contenute nel diario dello scrittore e da passaggi dello stesso romanzo, il film collega la visione politica di Orwell, la sua naturale avversione per il dispotismo e la sua visione straordinariamente premonitrice sul rapporto fra potere e comunicazione, alla società contemporanea, tra gli scenari di guerra in Ucraina, Palestina e Myanmar, la disinformazione alla base del successo delle forze nazionaliste e la manipolazione della verità e della storia.
Diretto dal regista haitiano Raoul Peck (I Am Not Your Negro, Il giovane Karl Marx) e prodotto dal documentarista Premio Oscar Alex Gibney, un viaggio dentro l'opera di uno dei massimi scrittori inglesi del '900, la cui attualità diventa di giorno in giorno sempre più evidente.
Usando come guida i tre slogan del partito del Grande Fratello di "1984", «La guerra è pace», «La libertà è schiavitù», «L'ignoranza è forza», il film adatta in maniera incredibilmente consona le immagini del mondo di oggi alle parole di Orwell, e non viceversa, dando così vera sostanza al proprio discorso. L'approccio militante di Peck (da sempre impegnato a far emergere con la sua opera la condizioni di subalternità delle popolazioni più povere e reiette) ricorda quello di Michael Moore (che si vede anche in un rapido passaggio) e illustra tutte le forme più inquietanti di autoritarismo contemporaneo: Putin, Trump, Israele, Orban, la giunta militare in Myanmar (senza dimenticare che proprio Orwell nel 1922 fu parte di un corpo militare britannico di stanza a Burma, all'epoca colonia inglese), la Corea del Nord, la Cina, anche Giorgia Meloni (sbertucciata quando parla inopinatamente della persecuzione dei cristiani come del «più grande genocidio in atto nel mondo»...). A sorreggere il discorso, decine e decine di materiali video che portano da Gaza all'Ucraina, dall'assalto a Capitol Hill dei trumpisti alla lista dei libri banditi nel mondo, dal militarismo del lavoro industriale alla ricchezza senza limiti di quell'1% di multimilionari che affama la Terra... Se i riferimenti sono tanti, con il rischio di mettere troppa carne al fuoco - senza contare che parallela scorre la biografia dello stesso Orwell, di cui si mostrano fotografie di famiglia e si illustrano episodi di vita, dalla Guerra civile in Spagna al lavoro per la BBC durante la guerra, ai continui ricoveri in sanatorio... - è proprio la straordinaria lucidità del pensiero dello scrittore a tenere in piedi il film.
Il montaggio tematico delle varie versioni televisive e cinematografiche di "1984" (il primo adattamento della BBC nel 1954; Nel 2000 non sorge il sole di Michael Anderson; 1984 di Michael Redford; Brazil di Terry Gilliam), di "La fattoria degli animali" o di vari altri film (in particolare quelli di Loach: Riff Raff, Terra e libertà, Io, Daniel Blake), fa vivere sullo schermo parole scritte ottant'anni fa eppure così attuali da far temere di avere una valenza universale, quasi mitica. Come dice del resto lo scrittore Milan Kundera in un intervento alla tv francese, il pensiero di Orwell, da visione antipolitica e in odore di qualunquismo, con il tempo si è fatto vero e proprio discorso pubblico sulla condizione della società contemporanea. Lo scrittore di "1984", ad esempio, capì il legame fra la piccola borghesia e il potere coloniale nel segno di una comoda vendetta sociale per i subalterni del capitalismo; intuì l'importanza della manipolazione del passato per influenzare il presente; l'uso delle parole, delle frasi fatte e delle locuzioni per far passare all'opinione pubblica concetti altrimenti inaccettabili; la facilità con cui la comunicazione politica, da strumento di controllo del potere, è diventata essa stessa strumento di potere... E tutto questo in una società in cui i media non avevano ancora preso il controllo del quotidiano. Se un limite 2+2=5 (che prende il titolo da un episodio celebre di "1984", esempio perfetto di alterazione della realtà da parte del Grande Fratello) ce l'ha, è quello di parlare purtroppo a uno spettatore già consapevole di tutto quanto gli viene detto, con il risultato che alla fine del bombardamento di immagini e informazioni ci si ritrova al colmo dell'indignazione o della conferma della propria visione. Tutti gli altri, invece, continueranno a vivere nella beata ignoranza, decisi a pensarla sempre nello stesso modo, anche se - come si sente dire da un sostenitore di Trump - il presidente commettesse un omicidio sulla soglia della Casa bianca... Che fare dunque?
Dopo aver raccontato a modo suo James Baldwin ed Ernest Cole, Raoul Peck si concentra sulla vita e le opere di George Orwell, al secolo Eric Arthur Blair. I primi anni, la nascita in India, l'infanzia in Inghilterra, l'arruolamento nella Polizia imperiale in Birmania, la partecipazione alla guerra civile spagnola contro Francisco Franco... Momenti cruciali che vengono attraversati in ordine non necessariame [...] Vai alla recensione »