Anno | 2024 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Italia |
Durata | 96 minuti |
Regia di | Pasquale Scimeca |
Attori | Gaetano Bruno, Claudio Castrogiovanni, Peppino Mazzotta, Naike Anna Silipo Enrico Lo Verso. |
Tag | Da vedere 2024 |
Distribuzione | Arbash |
MYmonetro | Valutazione: 3,50 Stelle, sulla base di 3 recensioni. |
|
Ultimo aggiornamento mercoledì 5 marzo 2025
Vita e impegno civile di due uomini delle istituzioni: Cesare Terranova e Lenin Mancuso. In Italia al Box Office Il giudice e il boss ha incassato 48,9 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
|
Il giudice Cesare Terranova e il maresciallo di polizia Lenin Mancuso hanno combattuto la mafia e chi la proteggeva e sosteneva a livello politico. Questo loro impegno civile costò loro prima l'umiliazione di vedere gettato al vento il lavoro di dieci anni di indagini nel corso di un processo, nel 1969, che vide mandare assolti imputati che si chiamavano Liggio, Riina ecc. Successivamente costò loro la vita.
Pasquale Scimeca torna, dopo Placido Rizzotto a parlarci di mafia e lo fa con misura e partecipazione. Entrambe con il giusto equilibrio.
Chi ricorda il finale di Placido Rizzotto (segretario della camera del Lavoro ucciso nel 1948 dall'emergente Luciano Liggio) trova nel film odierno una continuità di narrazione e di impegno civile oltre a un'analogia nel finale. L'impegno civile non è solo quello delle persone la cui azione viene rievocata sullo schermo ma anche quello di un regista che non ha mai ceduto, pur avendone le capacità professionali, alle sirene del cinema di facile consumo. Ciò vale per quanto riguarda i temi affrontati perché per quanto attiene alla fruibilità questo è un film che tiene incollati allo schermo dall'inizio alla fine. Scimeca ha fatto propria la lezione del cinema di Rosi e di Damiani nonché di quel filone che ebbe fortuna negli anni Settanta e che trovò in Gian Maria Volonté il suo massimo esponente. Questa è un'opera che mostra una sua compattezza a partire dal casting. Scimeca non è ossessionato dalla somiglianza fisiognomica ai personaggi reali. Gaetano Bruno non assomiglia per nulla al giudice Terranova da quel punto di vista ma sa renderne con grande efficacia la tensione morale e civile e (perché no?) anche gli slanci di tenerezza nella vita privata.
Questo vale per tutti gli interpreti fino all'ultima comparsa. Non ce n'è uno che non risulti credibile e che non trasmetta una tensione, sia essa positiva o negativa. Scimeca gira le scene di azione con la stessa intensità con cui, a volte, sospende l'azione per consentirci di entrare nei pensieri, anche i più reconditi, di coloro che porta sullo schermo. Una scena che resta nella memoria è quella che mette a confronto per la prima volta Terranova e Liggio. È giocata sugli sguardi e si chiude con una battuta perfetta. In tempi di attacchi alla magistratura Scimeca non ci nasconde nulla (ci mostra anche la Camera di consiglio) dell'aberrante sentenza di Bari che prosciolse tutti gli imputati vanificando il lavoro di dieci anni Terranova e Mancuso. Ci mostra che le minacce possono ottenere l'effetto di intimidire una corte e un giudice. Ciò non significa che questo potere dello Stato è fallibile come tutti gli altri ma non giustifica il tentativo di sottometterlo, in misura più o meno ampia, al potere politico. Perché ci viene ricordato che proprio uomini come quel giudice e quel poliziotto (entrambi veri servitori dello Stato) hanno agito in funzione di principi che tutti farebbero bene a ricordare. Senza fare spoiler va segnalata la scena finale. Qui i protagonisti sono di schiena ma viene in mente l'immagine di altri due uomini delle istituzioni che persero la vita per gli stessi motivi e che vengono citati. Film come questo sono più che mai necessari perché sanno parlare al pubblico più ampio affinché non dimentichi. Non è sempre facile ma Scimeca ne è stato capace.