Il simbolo della convivenza tra Israele, Libano e Palestina esiste già: è l'hummus. Espandi ▽
È nell'hummus il segreto per la pace in Medio Oriente? Per scongiurare la minaccia di una nuova guerra tra Israele, Libano e Palestina sulla paternità della più famosa crema di ceci al mondo, il documentarista Trevor Graham ha percorso il Medio Oriente in lungo e largo, per arrivare alla conclusione che il simbolo della convivenza esiste già: non fate la guerra, preparate un piatto gigantesco di hummus e sedetevi insieme a gustarlo.
Una giovane coppia di Tel Aviv è costretta a condividere la frescura di una fonte in mezzo alla campagna con un gruppo di lavoratori palestinesi tra paure ataviche e sprazzi di solidarietà (Still Waters di Nir Sa'ar e Maya Sarfaty). Un venditore d'acqua palestinese rifornisce d'estate i serbatoi e i pozzi nella zona di Betlemme lasciata all'asciutto dal controllo esercitato dai coloni (The Water Seller di Mohammad Fuad). Un soldato israeliano sull'orlo dell'esaurimento nervoso e un contadino palestinese arrestato perché ha violato il coprifuoco per annaffiare i suoi cocomeri cercano di addomesticare un'asina (Raz and Raja di Yona Rozenkier). Un attore famoso e i suoi due figli intrattengono un singolare rapporto con l'anziana vicina di casa, sopravvissuta ai campi di sterminio, a base di equivoci e gocce di collirio (Eye Drops di Mohammad Bakri). Un anziano arabo che ha vissuto a lungo negli States gestisce una piscina frequentata da famiglie palestinesi che non hanno mai visto il mare, ma anche da gruppi di coloni che la fanno da padroni (Kareem's Pool di Ahmad Bargouthi). Un soldato israeliano, in una pausa dalle esercitazioni, rivive un momento della sua infanzia e s'immagina immerso nella vasca da bagno mentre la madre gli lava i capelli e il padre lo esorta a sbrigarsi (Drops di Pini Tavger). Una giovane e timidissima ebrea ortodossa, mentre attende che i suoi genitori la portino a uno Shidduch, l'appuntamento che prelude a un matrimonio combinato, intrattiene una bizzarra conversazione, attraverso una porta chiusa, con un idraulico arabo (Now and Forever di Tal Haring).
Mani che contrabbandano pane tra le fessure della "barriera di separazione". Foto di figli e nipoti che crescono al di là, preclusi allo sguardo. Microfoni che registrano voci da recapitare oltre gli sbarramenti. Scale improvvisate che, notte e giorno, valicano il Muro che la retorica vuole invalicabile, unica garanzia contro la violenza del terrorismo. Basta un film a sfatare il poroso mito della sicurezza, tra le certezze fondative dello Stato di Israele? Low-tech e libero, filmato con ogni mezzo possibile, dagli stessi "trasgressori", Infiltrators racconta di una pericolosa lotta quotidiana, quella per la libertà di movimento dei palestinesi della Cisgiordania. Un film che realizza l'ideale di Edward Said, il "contrabbando incontrollato di idee al di là delle linee".
L'estetica low fi finisce per produrre un effetto dissonante con il prestigioso contesto artistico di riferimento.
Documentario,
Palestina 2012.
Durata 52 Minuti.
L'artista Khaled Hourani ha impiegato due anni per realizzare il suo progetto di esporre, per la prima volta nella storia, un'opera di Pablo Picasso a Ramallah. Il film, presentato a Documenta 13 (Kassel 2012), è parte integrante di questo progetto e racconta il viaggio del dipinto "Buste de Femme" (1943), dal Van Abbemuseum di Eindhoven agli spazi dell'International Academy of Art Palestine e ritorno, passando per le numerose complicazioni burocratiche e difficoltà logistiche affrontate dagli organizzatori della mostra, inaugurata al pubblico nel giugno 2011 e divenuta un vero e proprio caso. Attorno a questo evento, e alle molteplici riflessioni da esso sollecitate, si concentra la conversazione finale con protagonisti Hourani, il filosofo Slavoj Žižek e il curatore del Van Abbemuseum Remco de Blaaij.
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Louie, 32 anni, Abdu, 24 anni, e Faris, 32 anni, sono tre gay che vivono clandestinamente in Israele, da uomini invisibili. Espandi ▽
Pluripremiato documentario che racconta un aspetto sconosciuto del conflitto israelo-palestinese. Louie, 32 anni, Abdu, 24 anni, e Faris, 32 anni, sono tre gay che vivono clandestinamente in Israele, da uomini invisibili, dopo essere stati costretti a fuggire dalle loro famiglie e dalla Palestina, perché perseguitati. La loro unica via d'uscita è chiedere asilo lontano da Israele e Palestina.
Il racconto della riscoperta dell'arte tra le macerie della guerra trova spazio nel nuovo lavoro del documentarista tedesco Vetter. Espandi ▽
Quando il regista tedesco Marcus Vetter decide di andare a Jenin, in Palestina, per raccontare la storia di Ismael, il cui figlio era stato ucciso per errore da un soldato israeliano, scopre con sorpresa che la città un tempo aveva un cinema, dove la gente faceva la fila per vedere i film nazionali e internazionali. La Palestina aveva una volta una fiorente industria cinematografica, collassata con la prima Intifada nel 1987. Vetter, Ismael e un gruppo di altri palestinesi, decidono così di riportare in vita il vecchio cinema, e farlo diventare un luogo di aggregazione culturale e sociale. Il film racconta questa incredibile avventura.