Titolo originale | Hang 'em High |
Anno | 1968 |
Genere | Western |
Produzione | USA |
Durata | 114 minuti |
Regia di | Ted Post |
Attori | Ed Begley, Pat Hingle, Ben Johnson, Inger Stevens, Clint Eastwood Charles McGraw, Ruth White, Bruce Dern, Alan Hale Jr., Arlene Golonka. |
MYmonetro | 2,65 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 12 luglio 2022
Un giovane acquista senza saperlo una mandria rubata: alcuni cowboy, credendolo colpevole, decidono di impiccarlo.
CONSIGLIATO NÌ
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Jed Cooper, dopo aver acquistato una mandria che sta guidando verso la sua fattoria, viene circondato da un gruppo di uomini che lo accusano di aver rubato le bestie e lo impiccano al primo albero. Viene salvato da un ricercatore di malviventi e portato davanti al giudice Fenton che crede alla sua innocenza, lo nomina sceriffo e lo autorizza a cercare i suoi aggressori con il patto di consegnarglieli vivi. Cooper non potrà, per vari motivi, rispettare il patto.
Acquisito un certo peso nelle scelte produttive e di script Clint inizia ad imporre una sua visione del personaggio che interpreta.
Clint Eastwood ha bisogno di essere ufficialmente riamericanizzato, in particolare sul versante western, dopo la trilogia leoniana che gli ha dato una notorietà ormai consolidata. Trova una sceneggiatura di Leonard Freeman (che provvederà ad allontanare dal set quando sarà diventato troppo invadente) che gli permette di approfondire il suo personaggio di cowboy solitario e di poche parole arricchendolo con un confronto con tematiche a lui già care all'epoca.
Per fare ciò ha bisogno di un regista che lo assecondi e lo trova in Ted Post, che ha diretto 28 episodi di Gli uomini della prateria e che scrittura un buon numero di attori noti negli Usa (e non solo) per essere rodati nel genere. Si lavora sin da subito sull'effetto sorpresa: come può essere che nella sequenza di apertura il protagonista venga impiccato?
Ma le sorprese non finiscono lì perché Jed Cooper la violenza la subisce e quando la esercita ciò accade perché ci viene costretto. Soprattutto però emerge il giudizio di Eastwood sulla pena di morte. Da conservatore non accecato dal versante reazionario Clint si mostra già qui contrario alla condanna capitale. Fa emergere questo suo pensiero grazie al personaggio del giudice e ad una sequenza che verrà omaggiata/imitata in futuro. Il giudice Fenton vuole che i malfattori vengano portati dinanzi a lui vivi per avere la soddisfazione di condannarli personalmente all'impiccagione anche quando, come accade grazie a Cooper, ci sarebbe un teste a discarico. La sequenza, lunga ma non inutilmente, è quella di un'impiccagione multipla a cui la popolazione va ad assistere come se partecipasse ad una festa.
La regia si attarda sulle reazioni dei condannati così come su quelle degli spettatori conservando un equilibrio visivo tra i due spettatori particolari: Cooper e Fenton. Non basterà un'autodifesa del giudice nel finale per scagionarlo moralmente anche se evidenzierà qualche condizione particolare a suo favore. Il cavaliere solitario Clint qui bacerà per la prima volta una possibile futura compagna dopo non aver approfittato delle grazie di una prostituta. Eastwood è ritornato ad essere made in Usa ma il soundtrack non potrà esimersi dal citare Morricone così come qualche dettaglio rimanda al marchio leoniano.
Un giovane acquista senza saperlo una mandria rubata: alcuni cowboy, credendolo colpevole, decidono di impiccarlo; viene salvato da un rappresentante della legge che, successivamente, lo promuove sceriffo. Il giovane si getta con entusiasmo nel lavoro, ma i suoi nemici non demordono. Egli si salva più volte, poi abbatte i suoi persecutori.