Anno | 2024 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Svizzera, Perù |
Durata | 104 minuti |
Regia di | Klaudia Reynicke |
Attori | Abril Gjurinovic, Luana Vega, Jimena Lindo, Gonzalo Molina, Susi Sánchez Tatiana Astengo, Sandro Calderón. |
Uscita | giovedì 15 maggio 2025 |
Distribuzione | ExitMedia |
MYmonetro | Valutazione: 3,00 Stelle, sulla base di 2 recensioni. |
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Ultimo aggiornamento sabato 10 maggio 2025
Due sorelle stanno per cambiare casa e nel frattempo riallacciano i rapporti con il padre. Reinas è 31° in classifica al Box Office, ieri ha incassato € 3.332,00 e registrato 1.382 presenze.
CONSIGLIATO SÌ
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Lima, anni Novanta. Aurora e Lucia sono due sorelle peruviane che stanno per partire per il Minnesota insieme alla madre. Mentre la madre è intenta a seguire i vari passaggi burocratici prima della partenza, ricompare il padre, che a lungo non si è occupato di loro. L'idea del viaggio imminente porta scompiglio nella vita di tutti, costringendoli a riconsiderare le proprie vite e i propri rapporti. Quando toccherà alle ragazze far emergere le proprie verità tutto sembrerà crollare, specie in un Paese in cui vigono coprifuoco e punizioni rigide per chi non lo rispetta. Ma la famiglia si dimostrerà più forte di tutto.
È uno di quei film che si svela e si fa amare poco a poco, Reinas.
Terzo lungometraggio diretto dalla regista Klaudia Reynicke, è ambientato nella capitale del Perù all'inizio degli anni Novanta. La storia si sviluppa da subito come una tragicommedia familiare, con al centro due sorelle, una adolescente, Aurora, l'altra più piccola, Lucia. Condividono esperienze quotidiane, fanno patti di segretezza e solidarietà, e malgrado la differenza di età si rivelano unitissime. L'esatto contrario dei loro genitori. La madre Elena, interpretata dall'ottima Jimena Lindo - è una grande annata per le attrici latinoamericane, Fernanda Torres insegna - è impegnata a preparare tutti i documenti necessari per lasciare il Paese e portare in Minnesota le ragazze.
L'idea dell'America come utopia di una vita migliore non sfiora minimamente il padre Carlos, che è sempre stato assente e vive di espedienti giornalieri, e quando ricompare nelle vite delle figlie lo fa in maniera scanzonata, divertente e piuttosto superficiale, portandole in spiaggia e passando finalmente un po' di tempo con loro.
Questo non giustifica la sua assenza, più volte rimarcata dalla stessa Elena. Il dramma familiare vira con decisione sulla questione cruciale della scelta: lasciare il Paese per andare in America è davvero la soluzione migliore per tutti? Con tenerezza e un approccio di interessante scavo psicologico, la regista mostra il divario generazionale mostrando il disaccordo di chi, adolescente, ha una nuova vita da affrontare.
A poco a poco sono proprio le ragazze a smontare il castello di carte costruito dagli adulti e, forte delle convincenti performance delle sue piccole grandi protagoniste Abril Gjurinovic e Luana Vega, la regista sembra seguire lo stesso andamento decostruttivo. Nel descrivere legami familiari fatti di piccole cose, una gita al mare come l'appellativo "reinas", regine, a figlie di cui non ci si è mai occupati veramente, la narrazione prosegue senza giudizi e scene madri, almeno fino al colpo di scena rivelato da Aurora alla sorella. È lì che la Storia, fino a quel momento solo accennata dalla costante premura dei protagonisti nel rispettare il rigido coprifuoco, entra a gamba tesa nella storia familiare.
Da quella scena in poi le ragazze faranno irrompere la violenza del contesto storico nella vicenda, mostrando a chi guarda come infrangere il coprifuoco potesse avere serie conseguenze. Ma la regista si limita ad accennarle appena, senza indugiarvi troppo, riportando subito il focus sulle peripezie familiari. Perché è la famiglia che conta, in quest'opera evidentemente autobiografica, che riflette tanto sui legami affettivi quanto sulla sfida del cambiamento. E che arriva persino a commuovere nel finale, quando mani nelle mani si ricorda il segreto per farcela, nella vita, restando uniti: «Con i piedi a terra e guardando il cielo nulla è impossibile».
Era nel pieno dell'adolescenza, la regista Klaudia Reynicke, all'inizio degli anni Novanta, periodo in cui il Perù era segnato da una profonda instabilità politica, con radicati conflitti sociali e un'inesorabile crisi economica. È il momento storico in cui la stessa Reynicke, nata a Lima nel 1976, lasciò il Perù per trasferirsi prima in Svizzera, diventata seconda patria, e poi in Florida, dove si [...] Vai alla recensione »