Titolo originale | Asi es la vida |
Anno | 2000 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Messico, Francia |
Durata | 98 minuti |
Regia di | Arturo Ripstein |
Attori | Arcelia Ramirez, Ernesto Yanez, Luise Felipe Tovar, Patricia Reyes Spíndola Luis Felipe Tovar, Alejandra Montoya, Marta Aura, Daniela Carvajal, Constanza Cavalli, Beto Alonso Gil, Francesca Guillén. |
MYmonetro | 2,75 su 3 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 30 gennaio 2015
A Città del Messico Giulia, che vive praticando aborti clandestini, si trova improvvisamente a perdere tutto. Come farà a rimettere in piedi la sua vita?
CONSIGLIATO SÌ
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In uno stabile degradato di Città del Messico, Julia, che vive praticando aborti clandestini o curando con le erbe, è abbandonata dal compagno Nicolás, un pugile spesso assente da casa, ormai deciso a sposare la figlia di un boss. Sola con i due figlioletti, Julia si dispera, confortata in parte dalla madrina, convinta della congenita crudeltà di ogni maschio. Per punire il tradimento del compagno, la donna metterà in pratica la più crudele delle vendette.
Girato in digitale, con una libertà immaginativa davvero mirabile, Questa è la vita è il tipico film in prima persona: il ricorso continuo al monologo della protagonista e quello al pianosequenza come formula espressiva privilegiata, difatti, affermano un'unicità di sguardo che è tutt'uno con gli occhi della vibrante Arcelia Ramírez. Ritoccata insieme all'abituale sceneggiatrice Paz Alicia Garciadiego, la "Medea" di Seneca fornisce ad Arturo Ripstein l'occasione di una prova di alto rigore espressivo che è, ugualmente, di indiscutibile presa sullo spettatore, anche per quella credibile adesione alla realtà di un mondo concluso in un palazzo di periferia.
Grazie all'uso del digitale, il regista messicano riesce a penetrare in un orizzonte visivo davvero prossimo a chi guarda, in una dimensione quasi da reportage, di pressione reale verso i luoghi di una storia che, inevitabilmente, tira in ballo questioni abissali. Da Euripide a Seneca, la vicenda di Medea apre uno squarcio dolorosissimo sulla condizione della donna, sull'abbandono e su un disagio esistenziale assolutamente umano, qui, riassunti attraverso un'efficace semplificazione della progressione tragica. Dramma da camera sulla precarietà del tutto, degli affetti, delle sicurezze acquisite, addirittura delle leggi di natura contro le quali si oppone il terribile gesto di Julia, Questa è la vita è, tematicamente, un film sull'incertezza dell'esistere e, tecnicamente, un riuscito esperimento su un mezzo capace di restituire più verità della pellicola.
Claustrofobico e tutto chiuso in un set da cui è impossibile fuggire, l'unica apertura verso l'esterno è data da un piccolo schermo televisivo che manda in onda i programmi più disparati, è un film sull'incompatibilità tra il maschile e il femminile in cui si riscontra un equilibrato rapporto tra gli accadimenti e la dinamica psicologica.
Presentato nella sezione Un Certain Regard del Festival di Cannes del 2000.
A Città del Messico Giulia, che vive praticando aborti clandestini, si trova improvvisamente a perdere tutto: il lavoro per cominciare, inoltre il padrone di casa la sfratta, e per finire il marito la lascia per un'altra donna. Dunque la donna deve ricominciare tutto, rifarsi una vita e un'identità, soprattutto, pensare ai due figli. Dopo la giusta disperazione iniziale Giulia reagisce, sostenuta da due sentimenti: sopravvivere e vendicarsi. Trova in sè forze davvero sconosciute. Il film è (lontanamente) tratto dalla tragedia Medea. Ripstein ha un suo certo stile, riconosciuto a suo tempo nientemeno che da Buñuel.
Così è la vita, secondo il titolo in spagnolo, ma così è pure la tragedia di Medea alla quale si ispira il film di Arturo Ripstein, il quasi sessantenne regista messicano bravo autore di Profundo Carmesì e di Nessuno scrive al colonnello. In uno dei degradati quartieri popolari di Città del Messico, una giovane donna che pratica aborti e cura le malattie con le erbe si dispera per essere stata abbandonata [...] Vai alla recensione »