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VISIONS DU RÉEL 2025

Recensione: Croma

di 

- Manuel Abramovich crea un’utopia cinematografica condivisa nella quale i personaggi sperimentano nuove e liberatorie forme di vita in comunità

Recensione: Croma

Croma, del regista, artista e direttore della fotografia argentino Manuel Abramovich, presentato in prima mondiale a Visions du Réel nella sezione Burning Lights, ci permette di sognare un mondo senza limiti, tollerante e catartico nel quale perdersi per ritrovare sé stessi. Due anni dopo Pornomelancolía [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Manuel Abramovich
scheda film
]
, film di finzione che pone al centro della narrazione un sex-influencer messicano che si mette in scena nudo per i suoi numerosi follower, con Croma Martin Abramovich mettere questa volta in scena un reale che si trasforma, grazie al cinema, in utopia collettiva.

Davanti ad uno sfondo rigorosamente verde, dei bambini e successivamente degli adulti vengono questionati sulla loro identità di genere (ma non solo). Una voce fuori campo, al contempo decisa ed empatica, pone ai protagonisti e alle protagoniste una serie di domande, sorta di confessionale cinematografico nel quale liberare la parola su verità profonde troppo a lungo represse. Cosa significa essere un uomo, una donna o una persona trans? Ti sei mai sentito un mostro? Come pensi di essere percepito dalla società? Raccontaci una storia d’amore che hai vissuto. Ecco alcune delle domande poste che si trasformano in trama sulla quale tessere realtà parallele liberatorie e anti-normative.

L’esitazione dei bambini, il loro mutismo nei confronti di domande alle quali non sanno rispondere, ci fa capire quanto il concetto di genere sia socialmente costruito, etichetta che serve per organizzare e strutturare il mondo sulla base di una presunta normalità appannaggio di un’élite che non accetta nessuna forma di ambiguità. Le timide ma incisive risposte dei bambini ci permettono di confrontarci con il concetto di performatività di genere, con il ruolo che ognuno di noi interpreta nel disperato tentativo di apparire “normale”, conforme, accettabile. Il prezzo da pagare per raggiungere questo traguardo è grande e i codici e le norme da rispettare vincolanti, sorta di prigionia autoimposta dalla quale è difficile fuggire. Dal genere, le domande mutano verso il bagaglio emotivo e famigliare che i protagonisti e le protagoniste portano faticosamente sulle spalle. Marcati a fuoco da ingiunzioni sociali che li hanno a lungo soffocati, i protagonisti e le protagoniste di Croma nascondono nel profondo cicatrici che non si sono ancora rimarginate.

Dopo un primo momento marcato dal rigore di una camera fissa che interroga dei visi che parlano forse più delle parole, il fondo verde che domina la scena lascia il posto ad un decoro naturale incontaminato. Questo luogo misterioso, al confine tra sogno e realtà, rappresenta una sorta di “safe space” ideale nel quale i protagonisti possono sperimentare nuove forme di comunicazione, nuovi modi per entrare in contatto con corpi che, come i loro, sono stati feriti e umiliati.

In questo spazio utopico, sorta di “locus amoenus” protetto dalla violenza del mondo, il tempo sembra essersi fermato permettendo così ai protagonisti di vivere una parentesi incantata basata sulla tenerezza e la condivisione. Il cinema diventa in questo senso mezzo che permette ai protagonisti di osservarsi, di riflettere a come vorrebbero definirsi (oppure no), ai loro desideri profondi, ignorando le imposizioni di un quotidiano nel quale indossano spesso una maschera. Con Croma, Abramovich propone ai protagonisti e alle protagoniste di vivere un’esperienza profonda basata sulla sincerità e la condivisione, trasforma il suo film in spazio di riflessione collettiva che prende vita davanti ai nostri occhi. Come sottolineato dal regista stesso, vista la tragica situazione attuale vissuta dall’Argentina, questi spazi di libertà diventano sempre più preziosi e necessari, oasi dove prendersi cura di sé stessi e degli altri, trasformarsi e liberarsi dal peso di una società sempre più uniformizzata.

Croma è prodotto da RUIDO (Argentina) e Nabis Filmgroup (Austria).

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