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Un film di Michel Franco.
Con Jessica Chastain, Peter Sarsgaard, Brooke Timber, Merritt Wever.
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Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 100 min.
- Messico, USA 2023.
- Academy Two
uscita giovedì 7 marzo 2024.
MYMONETRO
Memory |
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Brutti scherzi della memoria
di Fabio Ferzetti L'Espresso
Jessica Chastain si occupa di malati di Alzheimer e fugge dal suo passato. Nel film commovente e essenziale di Michel Franco
Sylvia non pulisce le toilettes di New York, ma ha una vita non meno scandita e avara di piaceri di quella del protagonista di "Perfect Days". Come lui infatti fa un lavoro umile ma importante per la collettività, è assistente sociale in un istituto per disabili.
Come lui ha giornate tutte uguali, il lavoro, la figlia adolescente, le riunioni degli Alcolisti Anonimi, cui partecipa da ormai 13 anni. E qualche conto in sospeso col passato: conti pesanti nel suo caso.
A differenza del soave Hirayama, però, Sylvia (una luminosa e struccatissima Jessica Chastain) non si fa illusioni di felicità. Così come il regista, il messicano Michel Franco, non ci offre nessuna delle gratificazioni estetiche profuse da Wenders. L'unico punto in comune ai due film è la struggente colonna sonora. Grandi canzoni anni '60-70 per Wenders, "A Whiter Shade of Pale" dei Procol Harum per Franco. Per il resto i due film, così vicini nel mettere a fuoco lentamente sentimenti impalpabili, seguono strade diverse.
Nulla infatti, nello scabro, calibratissimo "Memory", è fatto per accarezzare il nostro sguardo. Le inquadrature sono fisse, gli ambienti spogli, i dialoghi centellinano informazioni e emozioni. Ma ogni scena ci porta più vicino alle ombre invisibili dei due protagonisti. Sylvia e Saul (Peter Sarsgaard), uno sconosciuto poco più grande di lei che una sera, du rante una festa, le si siede accanto fissandola; poi, quando lei va via infastidita, la segue in metropolitana fin sotto casa, a Brooklyn. Dormendo addirittura sotto le sue finestre, contro un muro di copertoni - è una strada povera, accanto a casa di Sylvia c'è un gommista - unica concessione vagamente poetica di un film sempre ostinatamente prosaico, Eppure capace di commuoverci nel profondo.
Sappiamo subito infatti che tra Sylvia e Saul accadrà qualcosa. Non sappiamo ancora che Saul ha una forma di demenza e problemi con la memoria. Anche Sylvia del resto ha rapporti difficili col passato, ma nulla lascia presagire la semplicità, la grazia, l'abbandono con cui questi due esseri solitari si apriranno a un sentimento tanto imprevisto (Sylvia crede addirittura di riconoscere in Saul uno dei persecutori della sua infanzia) quanto potente, anzi irresistibile: anche per lo spettatore.
Attenti a quella madre, custode di segreti e bugie. È la Jessica Harper del "Fantasma del palcoscenico". Anche se quei segreti, w come tutto il sottotesto sociale, suonano quasi superflui in un film memorabile proprio perché tutto in sottrazione.
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