Titolo originale | Yip Man: Jung gik yat zin |
Anno | 2013 |
Genere | Azione |
Produzione | Hong Kong |
Durata | 102 minuti |
Regia di | Herman Yau |
Attori | Anthony Chau-Sang Wong, Eric Tsang, Anita Yuen, Yan-yan Hung, Jordan Chan Gillian Chung, Timmy Hung, Luxia Jiang, Ip Chun, Marvel Chow, Chuchu Zhou, Xinxin Xiong, Chun Ip, Kai Chi Liu, Cho-lam Wong, Jonathan Chee Hynn Wong, Leo Au-Yeung, Aki Chan, Cho Kwai Chee, Queenie Chu, Xiaolong Ding, Hark-On Fung, Ash Gordey, Junlica, Yiu Kin Kong, Chi-Kit Lam, Koon-Lan Law, Ken Lo, Hanna Lu, Joe Luk, Au Tsui Yea Maggie, Hoi Mang, Mulhall, Donny Ng (II), Wang Qinxi, Sebastian (II), Kasey Tang, Chalie Wong, Jia Hui Wu, Liang Xinwen, Huangli Xu, Chen Yanxi, Junjie Zhang, Songwen Zhang, Lv Ziying. |
Tag | Da vedere 2013 |
MYmonetro | 3,28 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento domenica 26 aprile 2015
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CONSIGLIATO SÌ
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Celebrato ripetutamente in questi ultimi anni, tanto da Wilson Yip (Ip Man e Ip Man 2) in chiave romanzata di modello filosofico-spirituale che da Wong Kar-wai come personaggio romantico, tra melò e weltanschaung marziale, Ip Man vive ora il suo momento di gloria assoluta, in cui brillare non più come mero "maestro di Bruce Lee", ma come eroe a sé stante.
segue cronologicamente la saga di Wilson Yip ma rappresenta una sorta di reboot, di episodio a sé, che riparte dal 1949 in cui il maestro si trasferisce a Hong Kong, rifiutandosi di aprire una scuola ma non disdegnando di offrire lezioni sul tetto di un palazzo. Anni di povertà, dopo il benessere pre-bellico, che non alterano la concezione di vita del maestro.
Regia affidata a Herman Yau (The Untold Story), il nome apparentemente più insolito per narrare di Ip Man e in realtà più indicato per adottare un tono quasi dimesso e ricondurre ulteriormente la persona di Ip Man a una dimensione umile, unendo il quotidiano e il sensazionale, le tenerezze di una coppia innamorata e le gesta di un maestro di arti marziali. E per parlare, ancora una volta, di Hong Kong e del suo particulare, dei cambiamenti della città-stato in anni difficili: attraverso la parabola del celeberrimo sifu e del tribolato affermarsi del wing chun scorrono dure contrapposizioni sociali e il diffondersi della criminalità organizzata, in una rete di corruzione che si infiltra negli uffici del distretto di polizia.
Yau, maestro del low-budget con un cuore, l'uomo che ha infuso umanità alle piccole love story di Cocktail o alla vita delle giovani prostitute in Whispers and Moans, tocca con grazia i tasti più sentimentali della micro-storia di Ip Man racchiusa nella macro-storia dell'ex-colonia, con una sincerità che un tempo era del neorealismo italiano e che forse ancora per poco è e sarà del cinema in lingua cantonese, presto stritolato dalle mega-produzioni della Cina.
Il volto umano del Gran Maestro, dopo quello marziale di Donnie Yen e quello lirico-romantico di Tony Leung, è affidato a uno degli attori-simbolo di Hong Kong, il grande Anthony Wong, che non smette di essere credibile nei suoi multiformi aspetti. Sempre più romanzato e riadattato, Ip Man pare destinato a rappresentare per la Hong Kong degli anni Zero quello che è stato il mito di Wong Fei-hung fino agli anni '90 di Once Upon a Time in China.