nanni
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mercoledì 6 maggio 2015
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mia madre
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Mentre la madre è alla fine dei suoi giorni, Margherita disorientata riconsidera via via che, nelle relazioni familiari e amicali, l’accudimento avrebbe dovuto occupare il primo posto.
Tra il lavoro da regista, la figlia, l’ex marito ed il fratello, Margherita si rende conto , invece, che la routine quotidiana ha ridisegnato, confondendola, la gerarchia delle priorità.
La riflessione è troppo debole e scontata e non ci lascia mai intuire la presenza di territori dell'anima inesplorati .
La storia parallela del film con Turturro, che Margherita sta girando, risulta troppo scollata dal contesto e vanifica la pretesa di alleggerire e stemperare la tensione, peraltro, impalpabile della narrazione.
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Mentre la madre è alla fine dei suoi giorni, Margherita disorientata riconsidera via via che, nelle relazioni familiari e amicali, l’accudimento avrebbe dovuto occupare il primo posto.
Tra il lavoro da regista, la figlia, l’ex marito ed il fratello, Margherita si rende conto , invece, che la routine quotidiana ha ridisegnato, confondendola, la gerarchia delle priorità.
La riflessione è troppo debole e scontata e non ci lascia mai intuire la presenza di territori dell'anima inesplorati .
La storia parallela del film con Turturro, che Margherita sta girando, risulta troppo scollata dal contesto e vanifica la pretesa di alleggerire e stemperare la tensione, peraltro, impalpabile della narrazione.
L’unica nota positiva del film è la davvero convincente prova d’ attrice della Buy che da sola , però, non può risollevare il film.
Mediocre.
Ciao nanni
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nino quincampoix
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giovedì 7 maggio 2015
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e meno male che c'è turturro
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non avevo grandi aspettative, quindi, non sono stato troppo deluso
il film è girato (soprattutto le scene "ospedaliere") come un film per la TV o, peggio, come una fiction
il modo in cui viene trattato il tutto è un po' superficiale, con gli attori che si mettono esageratamente "a fianco del personaggio" (come chiede il personaggio di Margherita Buy ai suoi attori)
le relazioni non vengono approfondite e, a differenza di quanto ci si aspetterebbe, si fa fatica a commuoversi
ed è un peccato perché il soggetto non è male e alcuni dialoghi, se girati diversamente, avrebbero potuto essere memorabili
John Turturro è divertente e le sue scene con la Buy risollevano un po' le sorti di un film annoiato e molto sommario
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amgiad
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sabato 16 maggio 2015
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ritroviamo moretti
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Spero che Moretti non segua il triste declino di Woody Allen: fare nuovi film alla Moretti di cui già si conosce lo sviluppo prima di andare a vederli (inquietante in questo senso la presenza di Turturro). Florilegio di alcuni dei suoi ultimi film (fatti o interpretati) possiamo così ri-vedere il tormento del personaggio (Caos Calmo), il regista alle prese con il film che si farà, non si farà o è già fatto (il Caimano), il desiderio di fuggire difronte alle responsabilità (Habemus Papam) con l' aggiunta di un banale resoconto delle ultime ore di vita di un parente caro, senza nulla di artistico che superi il normale triste sentimento provato da tutti noi.
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Spero che Moretti non segua il triste declino di Woody Allen: fare nuovi film alla Moretti di cui già si conosce lo sviluppo prima di andare a vederli (inquietante in questo senso la presenza di Turturro). Florilegio di alcuni dei suoi ultimi film (fatti o interpretati) possiamo così ri-vedere il tormento del personaggio (Caos Calmo), il regista alle prese con il film che si farà, non si farà o è già fatto (il Caimano), il desiderio di fuggire difronte alle responsabilità (Habemus Papam) con l' aggiunta di un banale resoconto delle ultime ore di vita di un parente caro, senza nulla di artistico che superi il normale triste sentimento provato da tutti noi. Quasi un documentario il cui unico effetto può essere la commozione e la lacrima del ricordo. Alla fine qualcosa resta: la noia.
Nanni, ti ricordi quando i tuoi personaggi parlavano delle scarpe?
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angelo umana
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domenica 19 aprile 2015
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due film in uno
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Due film in uno e con che attori, Moretti, la Buy e Turturro, mostruosi nella bravura, magari i due italiani sono “mostri” solo un poco più piccoli di Mastroianni e la Loren in Una giornata particolare. Un film è quello che la regista Margherita sta girando, lavoratori che si vedono chiudere la fabbrica con l’americano Turturro che arriva per comprarla, in vista di una successiva inevitabile ristrutturazione a danno dei suoi addetti. L’altro è quello “vero” dove la regista e il fratello Nanni – che riesce a rassicurare o tranquillizzare talvolta la nervosa sorella - si avvicendano al capezzale della madre in ospedale e le fanno compagnia verso la fine, inevitabile anch’essa.
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Due film in uno e con che attori, Moretti, la Buy e Turturro, mostruosi nella bravura, magari i due italiani sono “mostri” solo un poco più piccoli di Mastroianni e la Loren in Una giornata particolare. Un film è quello che la regista Margherita sta girando, lavoratori che si vedono chiudere la fabbrica con l’americano Turturro che arriva per comprarla, in vista di una successiva inevitabile ristrutturazione a danno dei suoi addetti. L’altro è quello “vero” dove la regista e il fratello Nanni – che riesce a rassicurare o tranquillizzare talvolta la nervosa sorella - si avvicendano al capezzale della madre in ospedale e le fanno compagnia verso la fine, inevitabile anch’essa.
La fiction, quella della fabbrica, è ancora meno credibile della soluzione che trovano i Dardenne in Due giorni una notte: c’è distanza forse tra la vita di una regista come Margherita e il popolo dei mille euro al mese e anche meno, o senza lavoro. Lei considera che il cineoperatore stia troppo in mezzo alle botte dei manganelli dei poliziotti contro gli operai che tentano di occupare la fabbrica. Non solo, vorrebbe che il personaggio della rappresentante degli operai non si privi totalmente del suo essere attrice, che è un’istruzione che lascia il personaggio con un’espressione interrogativa e che la regista stessa confesserà al fratello di non comprendere neppure lei, in realtà. Da un’intervista a Nanni Moretti udita alla radio si apprende che è un desiderio suo, quello che l’attore non si annulli nel personaggio. E ancora: la regista della fiction che ripete in una conferenza stampa la frase fatta di interpretare la realtà o incidere su di essa, ammetterà che della realtà lei non ci capisce più niente e, sarà forse un’autocritica di Moretti per interposta persona, il regista èuno stronzo a cui voi permettete di fare di tutto.
Il film “vero” è incentrato sul fine vita della madre Giulia Lazzarini, insostituibile per i due come tutte le mamme: a che saranno serviti tutti quegli anni di studio e di lavoro pensa Margherita, e tutti i classici latini che riempiono la libreria. La Lazzarini ci dice che si crede che i vecchi non capiscano, ma da vecchio capisci di più perché hai molto tempo per pensare. Lei, a cui resta poco tempo, trova noiosi degli amici che la visitano (uno è Renato Scarpa), parlano sempre del passato.
Margherita interpreta un personaggio maldestro e spaesato, ricorda lei stessa in Io viaggio sola, a riprova forse che l’attrice resta attrice e non si annulla nel suo personaggio. Non sa molto darsi da fare in casa e apprende solo dalla madre, in ospedale, che sua figlia adolescente è stata molto male per un amore non corrisposto. Guarda l’ammalata del letto di fronte a quello di sua madre, a quella sì la figlia massaggia amorevolmente le mani con della crema. E’ oppressa e ansiosa al pensiero della madre mentre lavora, in una scena emozionante sarà l’attore americano Turturro a consolarla sul set con una carezza, più appropriata quando le parole sono di troppo. Il film è anche un lavoro sul mestiere del cinema, dunque, oltreché sulla vita (della madre) che finisce: l’americano sbotta in un Basta cinema, fatemi uscire dalla finzione, ridatemi la realtà. Ma è godibilissimo quando balla sul set davanti alla torta di compleanno che il cast gli ha preparato.
Molto si parla di questo film ed è tanto pubblicizzato come si conviene a questi bravissimi attori e regista, che gareggerà a Cannes, ha momenti di vera commozione e di vero divertimento e quando così succede, lo conferma anche Travaglio sul Fatto Quotidiano del 14 aprile 2015, dev’essere un grande film. Non saprei dire dove e perché ma un pochino questo film segna il passo, vibra meno ad esempio di Habemus Papam e La stanza del figlio, e di diversi altri di Moretti, ma è solo un parere. Innegabile che sia molto riflettuto e vissuto per la vicenda personale di Moretti stesso e per lo script di Francesco Piccolo (viene in mente questa parola perché è citata da Turturro, che pare abbia spesso improvvisato da istrione qual è). Un lavoro con le migliori intenzioni.
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joker 91
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domenica 26 aprile 2015
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un regista che non sa più cosa dire
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Moretti fa centro un'altra volta. Cuce addosso a Margherita Buy il personaggio di una regista che si sente sola e conscia della situazione nel quale si trova L'Italia... mentalmente e culturalmente. Una donna che ormai si aggrappa a sua madre,alle esperienze avuto con lei,la madre è l'unica donna che riesce a vivere nonostante le problematiche di salute e riesce a progettare ma soprattutto ad amare la nipote che il personaggio della Buy non è mai stata in grado di capire appieno. Moretti vorrebbe parlare attraverso questi personaggi della nostra Italia con pochissime speranze di ripresa coerente dal punto di vista culturale. IL personaggio di Turturro all'interno del film girato dalla Buy rappresenta bene una certa tipologia di imprenditore dei nostri tempi compresi i suoi dipendenti ignoranti e poco se non nulla educati corentemente dalla società,lo spezzone nel cui si parla dei giovani di oggi purtroppo è tremendamente reale.
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Moretti fa centro un'altra volta. Cuce addosso a Margherita Buy il personaggio di una regista che si sente sola e conscia della situazione nel quale si trova L'Italia... mentalmente e culturalmente. Una donna che ormai si aggrappa a sua madre,alle esperienze avuto con lei,la madre è l'unica donna che riesce a vivere nonostante le problematiche di salute e riesce a progettare ma soprattutto ad amare la nipote che il personaggio della Buy non è mai stata in grado di capire appieno. Moretti vorrebbe parlare attraverso questi personaggi della nostra Italia con pochissime speranze di ripresa coerente dal punto di vista culturale. IL personaggio di Turturro all'interno del film girato dalla Buy rappresenta bene una certa tipologia di imprenditore dei nostri tempi compresi i suoi dipendenti ignoranti e poco se non nulla educati corentemente dalla società,lo spezzone nel cui si parla dei giovani di oggi purtroppo è tremendamente reale. Moretti parla attraverso il personaggio regista Margherita Buy cercando di far comprendere la nostra Italia,poco seria e ormai lontana anni luce dal bagliore culturale che sapeva emanare in tutte le arti(cinema compreso),un film profetico dove la normalità ha lasciato il posto allo smarrimento e allo squallore tipicamente Berlusconiano dove ormai ci si può aggrappare solo alla propria madre
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fabiofeli
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sabato 2 maggio 2015
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e adesso che ne faremo dei libri di mia madre?
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Margherita (l’espressiva Margherita Buy) è una regista impegnata nella lavorazione di un film che presenta il conflitto tra operai di una fabbrica in crisi e un manager, Barry Huggins, (John Turturro), incaricato dalla proprietà dell’azienda di fare il “tagliatore di teste”. Le prime scene girate non sembrano buone: lo scontro tra operai e manager viene rappresentato in un modo poco probabile e Margherita alterna vere e proprie esplosioni di dissenso con l’intera troupe e soprattutto con Barry a momenti di scarsa soddisfazione per il materiale girato. L'attore americano prescelto per la parte di Barry è entusiasta di lavorare in Italia, a Roma, la città rappresentata dal grande Cinema di Rossellini, Antonioni e Fellini; si vanta di aver girato con Stanley Kubrick, ma non è vero e dimentica continuamente le battute del copione.
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Margherita (l’espressiva Margherita Buy) è una regista impegnata nella lavorazione di un film che presenta il conflitto tra operai di una fabbrica in crisi e un manager, Barry Huggins, (John Turturro), incaricato dalla proprietà dell’azienda di fare il “tagliatore di teste”. Le prime scene girate non sembrano buone: lo scontro tra operai e manager viene rappresentato in un modo poco probabile e Margherita alterna vere e proprie esplosioni di dissenso con l’intera troupe e soprattutto con Barry a momenti di scarsa soddisfazione per il materiale girato. L'attore americano prescelto per la parte di Barry è entusiasta di lavorare in Italia, a Roma, la città rappresentata dal grande Cinema di Rossellini, Antonioni e Fellini; si vanta di aver girato con Stanley Kubrick, ma non è vero e dimentica continuamente le battute del copione. Margherita vive un momento difficile: è divorziata; ha una relazione che si sta concludendo; ha una figlia, Livia (Beatrice Mancini), che frequenta il liceo classico zoppicando in latino, ma soprattutto una madre, Ada (la straordinaria Giulia Lazzarini), una stimata ed amata insegnante di latino, ricoverata in ospedale che si sta avviando ai suoi ultimi giorni. Alterna il lavoro con l’assistenza alla madre; il fratello Giovanni (Nanni Moretti) si è messo in aspettativa per affiancarla nella dolorosa incombenza. La storia scivola così, tra pubblico e privato, senza troppe sbavature, con contenute scene commoventi e momenti di divertimento regalati dall’estro dell’esplosivo attore americano, verso la dolente e ineluttabile conclusione. “E adesso che ne faremo dei libri di mia madre?” …
Il regista Moretti, in un gioco di specchi, rappresenta se stesso, le sue fisime, i suoi conflitti interiori, i suoi sbalzi umorali nella figura di Margherita. Dirige bene un ottimo cast nel quale spiccano, accanto alla Buy, Turturro e la Lazzarini. Fa pronunciare a Margherita una battuta paradossale, surreale: l’attore deve entrare nella parte che recita, ma contemporaneamente deve “starsi accanto”, guardarsi dal di fuori. E’ bello l’omaggio al cinema italiano, in particolare al Fellini dell’episodio di Boccaccio ’70, con la canzoncina “bevete più latte” dedicata all’esplosiva Anita Ekberg, ossessione di Peppino De Filippo. E ugualmente doveroso e centrato è l‘omaggio alla figura della madre e alla nobile professione dell’insegnamento. Il film non piacerà e non convincerà tutto il pubblico, ma ha una sua indiscutibile validità nel narrare i dilemmi della regia – simili a quelli del regista in crisi Mastroianni in 8 ½ di Fellini - su come nelle storie cinematografiche si raffigura la realtà e su quanto questa rappresentazione resti distante da essa. Un bel film, da vedere senza esitazione.
Valutazione *** ½
FabioFeli
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mauridal
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lunedì 4 maggio 2015
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ecce nanni
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Ecce Nanni , di mauridal
MIA MADRE , il più morettiano dei film di Nanni Moretti, regista maturo , per niente gravato dal peso dei successi ottenuti dai film precedenti. Ritroviamo i temi costanti del suo cinema, come il racconto ironico e al contempo triste, personaggi apparentemente decisi e incerti sul da farsi , ma sempre col dovuto distacco dell'autore di cinema che fabbrica un film come un artigiano farebbe col suo lavoro, realizzato, sì con passione e competenza, ma senza coinvolgimenti eccessivi.
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Ecce Nanni , di mauridal
MIA MADRE , il più morettiano dei film di Nanni Moretti, regista maturo , per niente gravato dal peso dei successi ottenuti dai film precedenti. Ritroviamo i temi costanti del suo cinema, come il racconto ironico e al contempo triste, personaggi apparentemente decisi e incerti sul da farsi , ma sempre col dovuto distacco dell'autore di cinema che fabbrica un film come un artigiano farebbe col suo lavoro, realizzato, sì con passione e competenza, ma senza coinvolgimenti eccessivi. Qualche anno fa ,negli anni di Palombella Rossa, di Caro Diario, Aprile ,Bianca , Il regista Nanni Moretti rifiutava l'etichetta di artista generazionale, anzi svicolava da qualsiasi categoria o genere di cinema. Oggi, dopo un percorso lungo e pieno di soddisfazioni ,Sembra che abbia accettato di riconoscersi nel pubblico di coetanei che lo seguono, per la stessa identità culturale che li accomuna. Anzi, di recente, con loro partecipando in prima persona a movimenti politico-culturali ,nella speranza di un radicale cambiamento delle istituzioni. Ma, dopo l'inevitabile delusione, ecco il regista avanzare con le sue opere di cinema , per riaffermare una visione intima e personale delle vicende umane, La stanza del figlio e l'ultimo Mia madre dove affronta il tema della morte e della inadeguatezza dell'uomo innanzi alle prove dolorose della perdita degli affetti più cari.La scelta di rappresentare il dolore e l'assenza di motivazioni positive verso la vita , erano già avvertite in habemus Papam ,ma qui ,la morte della madre rappresenta per l'uomo Nanni Moretti interprete e attore di se stesso , l'angoscia di non poter lasciare nulla di vero e importante per gli altri , e per il regista Moretti, sdoppiato nel personaggio femminile interpretato daMargherita Buy, la certezza di non sapere superare la prova della vita artistica vissuta felicemente e congiuntamente alla vita affettiva .Infine l'aspetto ironico e surreale del personaggio interpretato da John Turturro ci riconduce al cinema morettiano dove il cinema, mera fantasia ,illusione vince sulla narrazione e i significati della storia .
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lati29
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venerdì 29 maggio 2015
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malinconia
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Un film malinconico, a volte nervoso, la malinconia in certi momenti sconfina nei colori, tenui fino a diventare sfumature di grigio, dell'ospedale, della casa della madre, della fabbrica. Mi piace molto la recitazione di Moretti e Buy, lui più chiuso ma tenero con la madre e la sorella, lei più emotiva ed estroversa, tira fuori la rabbia e il dolore più facilmente. Ammetto che la parte del film dentro il film e cioè il lavoro della regista l'ho seguito con più difficoltà, ho capito il senso ma è faticoso, se non fosse stato per Turturro, con una performance grande, anzi più che grande, avrei pensato che un bel taglio sarebbe stato opportuno e invece è stato un momento comunque necessario per la storia complessiva del film.
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Un film malinconico, a volte nervoso, la malinconia in certi momenti sconfina nei colori, tenui fino a diventare sfumature di grigio, dell'ospedale, della casa della madre, della fabbrica. Mi piace molto la recitazione di Moretti e Buy, lui più chiuso ma tenero con la madre e la sorella, lei più emotiva ed estroversa, tira fuori la rabbia e il dolore più facilmente. Ammetto che la parte del film dentro il film e cioè il lavoro della regista l'ho seguito con più difficoltà, ho capito il senso ma è faticoso, se non fosse stato per Turturro, con una performance grande, anzi più che grande, avrei pensato che un bel taglio sarebbe stato opportuno e invece è stato un momento comunque necessario per la storia complessiva del film.
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marcobrenni
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sabato 30 maggio 2015
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un film che sorprende
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Decisamente questo film di Moretti mi ha sorpreso. Deluso, sarebbe forse sbagliato. Mi attendevo il solito Moretti graffiante, cinico-elegante-satirico-umoristico, forte critico del malcostume. . Invece no, qui lui preferisce starsene nell'ombra: il sommesso fratello sempre pensieroso-ponderato della poco convincente sorella-regista (Margherita Buy) . È evidente che lei rappresenta l'alter ego di Moretti-regista. Forse lui non voleva apparire in primo piano quale regista confuso-inconcludente, quello che si fa pure vincere da emozioni legate alla sua stretta cerchia famigliare. L'unica nota a volte spassosa del film è l'attore americano (Turturro) : una specie di gigione USA, caricatura dell'americano "always happy and self-centred", fuori dalle righe e pure ignorante.
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Decisamente questo film di Moretti mi ha sorpreso. Deluso, sarebbe forse sbagliato. Mi attendevo il solito Moretti graffiante, cinico-elegante-satirico-umoristico, forte critico del malcostume. . Invece no, qui lui preferisce starsene nell'ombra: il sommesso fratello sempre pensieroso-ponderato della poco convincente sorella-regista (Margherita Buy) . È evidente che lei rappresenta l'alter ego di Moretti-regista. Forse lui non voleva apparire in primo piano quale regista confuso-inconcludente, quello che si fa pure vincere da emozioni legate alla sua stretta cerchia famigliare. L'unica nota a volte spassosa del film è l'attore americano (Turturro) : una specie di gigione USA, caricatura dell'americano "always happy and self-centred", fuori dalle righe e pure ignorante. Una caricatura impietosa perché, per fortuna, oggi non tutti gli americani sono (ancora) così; anzi ! È un vecchio cliché oggi alquanto superato. Pure il ritmo del film è lento, troppo lento, che a momenti annoia pure. Manca ogni guizzo morettiano (!). Troppe le scene mielose della buona vecchia madre (già insegnante di latino e greco) a letto sofferente, inevitabilmente condannata dalla malattia. Significativa la domanda della ragazzina-figlia della regista: - "Ma a che servirà oggi mai il latino?" - Bella domanda ! Si potrebbe rispondere che oggigiorno SERVE a quasi più nulla, eccetto per qualche letterato. Insisto sul "SERVE" inteso in senso solo utilitaristico. Effettivamente nell'era della tecnica iper-dominante, non serve ormai più: roba da ferri vecchi, che segna pure un epoca umanisticamente decadente alla ricerca di nuovi valori, nuovi riferimenti culturali: quelli del passato non servono più. Però alcuni vi si aggrappano ancora come a vecchie boe arrugginite.
Il tutto evoca piuttosto una generale decadenza ( a meno di ritenerlo un film solo intimista): mancanza di creatività, povertà di idee e quindi anche di dialogo. Una specie di rassegnazione generale che forse riflette l'Italia di oggi.
In ogni caso, di certo non mi sembra il suo miglior film.
Marco Brenni
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stefano bruzzone
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giovedì 21 aprile 2016
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la morte....del cinema
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La critica lo ha osannato, il pubblico forse meno. Il sospetto che i critici debbano sempre e cmq premiare chi, come il bravo Moretti, fa film d'autore anche se molti sono boiate atomiche, va oltre il semplice sospetto e questo caso ne è la prova. 4 stelle dai critici per un'opera che potrebbe vincere l'oscar del nulla cosmico. Sceneggiatura inesistente, personaggi appena abbozzati, quello interpretato da Moretti addirittura è un fantasma perfettamente inutile ai fini della storia.La Buy inizia con un'espressione e finisce sempre con la medesima. Lento, prevedibile, banale e con dialoghi da fiction stile Gli occhi del cuore (Vedi Boris). Nemmeno l'ingombrante Turturro riesce a risollevare le sorti di un film noioso sino allo sfinimento.
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La critica lo ha osannato, il pubblico forse meno. Il sospetto che i critici debbano sempre e cmq premiare chi, come il bravo Moretti, fa film d'autore anche se molti sono boiate atomiche, va oltre il semplice sospetto e questo caso ne è la prova. 4 stelle dai critici per un'opera che potrebbe vincere l'oscar del nulla cosmico. Sceneggiatura inesistente, personaggi appena abbozzati, quello interpretato da Moretti addirittura è un fantasma perfettamente inutile ai fini della storia.La Buy inizia con un'espressione e finisce sempre con la medesima. Lento, prevedibile, banale e con dialoghi da fiction stile Gli occhi del cuore (Vedi Boris). Nemmeno l'ingombrante Turturro riesce a risollevare le sorti di un film noioso sino allo sfinimento. Caro Moretti siamo lontani anni luce da Il Caimano o Habemus Papam.
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