maria bruno
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mercoledì 26 marzo 2025
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capolavoro
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Un Tim Burton pittoresco che affronta il tema del lutto e della vita in maniera leggera.
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albert
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venerdì 7 febbraio 2025
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tutto qui?
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"Big Fish" si ispira all'omonimo romanzo di David Wallace. Perché una frase di lancio del genere per poi dare tre stelle? Semplicemente perché il vostro recensore si trova ultimamente a valutare film considerati da vari critici dei capolavori, non concordando minimamente con tali iperboli. Se " Big Fish" è un capolavoro, allora la storia del cinema avrà come minimo 10000 capolavori. Il film è del 2003 e Burton è reduce da un notevole flop, con "Il pianeta delle scimmie" del 2001. Probabile che la sopravvalutazione sia dovuta anche alla delusione precedente, per cui finalmente è tornato il vero Burton. Ma è questo il vero Burton? Oppure è quello graffiante di cinica ironia che ha diretto un film geniale come "Mars Attacks" o quello che inventa storie veramente fantastiche come in "Edward mani di forbice" o ancora "Ed Wood", con uno strepitoso Deep? Questo è un film con alcune valide intuizioni oniriche e con alcuni strambi personaggi riusciti in modo soddisfacente.
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"Big Fish" si ispira all'omonimo romanzo di David Wallace. Perché una frase di lancio del genere per poi dare tre stelle? Semplicemente perché il vostro recensore si trova ultimamente a valutare film considerati da vari critici dei capolavori, non concordando minimamente con tali iperboli. Se " Big Fish" è un capolavoro, allora la storia del cinema avrà come minimo 10000 capolavori. Il film è del 2003 e Burton è reduce da un notevole flop, con "Il pianeta delle scimmie" del 2001. Probabile che la sopravvalutazione sia dovuta anche alla delusione precedente, per cui finalmente è tornato il vero Burton. Ma è questo il vero Burton? Oppure è quello graffiante di cinica ironia che ha diretto un film geniale come "Mars Attacks" o quello che inventa storie veramente fantastiche come in "Edward mani di forbice" o ancora "Ed Wood", con uno strepitoso Deep? Questo è un film con alcune valide intuizioni oniriche e con alcuni strambi personaggi riusciti in modo soddisfacente. Vi è un abuso di cast, con tanti bravi attori relegati a parti marginali e, all'opposto, ad un attore assai poco espressivo, come Billy Crudup, viene affidata una parte piuttosto importante. Meno male che affida ad un efficace Albert Finney una parte di rilievo. Al Burton che predilige atmosfere dark, si sostituisce un Burton che usa colori delicati, in sintonia con i melodrammi in essere conla storia d'amore del protagonista e con la morte del protagonista stesso. L'immaginazione viene scomodata con alcune scene di forte impatto visivo, ma molto risulta forzato, manieristico e il secondo tempo, anche a causa della voce fuori campo, più che commuovere, annoia. Giudizio troppo severo? Può darsi, ma se ne consigliate la visione, dite che è un film grazioso, che vale anche la pena di essere visto, ma non create sovrrchie illusioni.
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(di albert)
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steffa
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sabato 24 agosto 2024
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perfetto
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un film perfettamente riuscito, credo il migliore di Tim Burton, che in un raro svincolo da Disney è riuscito a realizzare un vero capolavoro
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luca scialo
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sabato 14 novembre 2020
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morte di un commesso viaggiatore dalla vita fantastica
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Edward Bloom è un commesso viaggiatore ormai anziano, dal rapporto complicato col figlio che lo vede come un racconta balle patetico e poco credibile. Tanto da andare più d'accordo con la sua fidanzata, che ascolta molto volentieri le sue storie. Quando però viene ricoverato in ospedale e sta per finire i suoi giorni, il rapporto tra i due si consoliderà con una ultima strepitosa storia. Considerato a ragione il film della "maturità" di Tim Burton, la pellicola, attraverso racconti fantastici, ora divertenti ora magici ora riflessivi, affronta il tema del difficile rapporto padre-figlio. Ma anche dell'amore eterno e dell'amicizia profonda.
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logan981
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domenica 26 aprile 2020
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flop!!!
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due ore strazianti di noia completa film insensato flop colossale...come fate a dire che è bello...ma dove è bello...l attore principale...rende questo film peggio di quello che è
noiosissimo...tedioso forse alla fine diventa quasi decente...ve lo sconsiglio vivamente...il peggior film di Tim Burton...gli attori non vengono valorizzati...sembra tutto ridicolo...
veramente mi ha tolto il gusto di vedere film...Pessimo
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marcloud
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martedì 4 febbraio 2020
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capolavoro di burton
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Un film che fa commuovere sempre e comunque, tanto da farmi piangere tre volte su tre. La storia delle storie, dove una vita diventa un capolavoro grazie a quella capacità di sapere e voler raccontare storie. Il mio preferito di Burton.
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ivano gentile
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sabato 29 dicembre 2018
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l'immaginazione sovrasta la realtà' regalando emozioni vere
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Questo è' uno di quei film ricamati a mano, di pregevolissima fattura. Tim Burton e' amato e odiato per la sua visione molto tetra,che hanno contraddistinto le sue creazioni cinematografiche. Bene il colore risparmiato in tutte le sue pellicole compare come magia in un solo film, un'esperienza visiva senza precedenti. Il valore di questo film si percepisce quando la grandezza delle emozioni provocate e' indirettamente proporzionale alla credibilità' della trama!!! Ci s'innamora di un film quando questo ci dona emozioni, ci trasporta direttamente nello schermo, e ci fa credere di essere i protagonisti del film in questione. In questo film è' impossibile medesimarsi nei protagonisti,Burton ha voluto dimostrare che l'immaginazione può' essere più' potente della realtà'.
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elgatoloco
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mercoledì 3 ottobre 2018
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big fish-una vida/the life
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"Big Fish"(2003, di Tim Burton, da un bel romanzo di Daniel Wallace)è un'esperienza esistenziale, creativa, altra... UNa vera esperienza artistica e di ricerca di sé e del Sé, dove la fiaba incontra continuamente la"realtà"o ciò che prendiamo per tale, dove "la vida es sueno", dove, come in"The Tempest"di Shakespeare l'illusione incontra, neppure conflittualmente la"realtà", dove i confini tra i due ambiti-domini sono così stretti da divenire tout court assolutamente inconoscibili-irrintracciabili. Il protagonista Edward Bloom(una scelta forse non casuale, quella del nome, pur se probabilmente attinta dall'inconscio), la cui vita viene rievocata da un figlio a suo modo più"realista"quando il padre è ormai"in exitu", vive la sua vita in maniera particolare, soprattutto"raccontandola", dove la sua biografia viene a comporsi di pezzi attinti da quanto è"realmente"(?)accaduto e da quanto invece ha immaginato-sognato-agognato di fare ed essere.
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"Big Fish"(2003, di Tim Burton, da un bel romanzo di Daniel Wallace)è un'esperienza esistenziale, creativa, altra... UNa vera esperienza artistica e di ricerca di sé e del Sé, dove la fiaba incontra continuamente la"realtà"o ciò che prendiamo per tale, dove "la vida es sueno", dove, come in"The Tempest"di Shakespeare l'illusione incontra, neppure conflittualmente la"realtà", dove i confini tra i due ambiti-domini sono così stretti da divenire tout court assolutamente inconoscibili-irrintracciabili. Il protagonista Edward Bloom(una scelta forse non casuale, quella del nome, pur se probabilmente attinta dall'inconscio), la cui vita viene rievocata da un figlio a suo modo più"realista"quando il padre è ormai"in exitu", vive la sua vita in maniera particolare, soprattutto"raccontandola", dove la sua biografia viene a comporsi di pezzi attinti da quanto è"realmente"(?)accaduto e da quanto invece ha immaginato-sognato-agognato di fare ed essere. Indimenticabile la parte nella quale arriva in una città"incredibile", dove tutti ballano e che la seconda volta in cui ci arriva(anche qui forse ci vorrebbe un punto di domanda o anche vari punti interrogativi...) si prodiga per salvarla, impegnando le proprie finanze. Sempre soluzioni sospese, ma non sospesa è la conclusione, per cui tutto è degno di venire raccontato, certo con le capacità inventive di Tim Burton, che non è un novellino in questa linea di ricerca. "Felliniano"in certe soluzioni sceniche , eppure diversissimo da Fellini(gli States sono distanti non solo geograficamente, nonostante l'apporto anche italiano non sia stato indifferente, pur se"fuso-confuso"con tanti altri apporti culturali), "Big Fish"è un"unicum"e all'epoca era certamente un novum assoluto, nella produzione burtoniano e in quella filmica in generale. Dal protagonista MC Ewan(Finney da anziano)a Marion Cotillard a Jessica Lang a"comparsate"nobilissime come quella di Dennis De Vito, siamo al top della cinematografia, in assoluto. El Gato
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marinabongi
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martedì 6 febbraio 2018
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mai smettere di sognare!!!!
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Il padre racconta al figlio la sua vita in una maniera un po' fantastica,ma il figlio,crescendo,si vergogna delle storie infantili raccontate dal padre.
Solo a poche settimane dalla morte del genitore, il figlio si rende conto del messaggio del padre: l'importanza di "tingere" la realtà di fantasia, non smettendo mai di sognare!
Consigliato a chi ama volare con la fantasia....
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dejan t.
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sabato 31 dicembre 2016
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la magia di essere protagonisti della propria vita
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Fiabesco, gotico, esuberante, originale: sono questi gli aggettivi che descrivono compiutamente questo film firmato Tim Burton; e non potrebbe essere altrimenti quando l'impronta del regista è così marcata. Non mancano infatti la presenza di un protagonista eccentrico e stravagante (Ewan McGregor) e di una storia quasi surreale e magica, che solo la mente di Tim può creare.
La vicenda narrata ruota tutta attorno al personaggio di Edward Bloom: egli è solito narrare, fra lo stupore di chi lo circonda, storie fantastiche e assurde riguardanti la sua vita. Da bambino il figlio di Edward, William, è affascinato dalle incredibili storie che suo papà racconta, ma diventato adulto comprende la loro natura fittizia, e sentendosi ingannato e quasi provando vergogna per la mancanza di serietà del padre, con il tempo si allontana progressivamente da lui.
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Fiabesco, gotico, esuberante, originale: sono questi gli aggettivi che descrivono compiutamente questo film firmato Tim Burton; e non potrebbe essere altrimenti quando l'impronta del regista è così marcata. Non mancano infatti la presenza di un protagonista eccentrico e stravagante (Ewan McGregor) e di una storia quasi surreale e magica, che solo la mente di Tim può creare.
La vicenda narrata ruota tutta attorno al personaggio di Edward Bloom: egli è solito narrare, fra lo stupore di chi lo circonda, storie fantastiche e assurde riguardanti la sua vita. Da bambino il figlio di Edward, William, è affascinato dalle incredibili storie che suo papà racconta, ma diventato adulto comprende la loro natura fittizia, e sentendosi ingannato e quasi provando vergogna per la mancanza di serietà del padre, con il tempo si allontana progressivamente da lui. Quando Edward si ammala gravemente, William ritorna a stare nella casa dei genitori e, attraverso ricordi e dialoghi, intraprende un personale viaggio alla scoperta della vera vita del padre per cercare di dividere la realtà dalla fantasia. Tutto ciò lo porta a scoprire il gusto del racconto, per arrivare alla conclusione che le storie raccontate dal padre, dietro la loro patina fiabesca, nascondono molte verità.
In questo film Tim Burton crea un collegamento tra fatti narrati da una parte, e realmente accaduti dall’altra, evidenziando come la storia della vita dell’uomo in alcuni momenti può essere così folle o originale da non essere persino creduta da un ascoltatore esterno. Centro della narrazione e fulcro tematico è l’agire dell’uomo nel mondo, il suo essere protagonista della propria vita ed il senso di responsabilità che ne deriva. Edward Bloom agisce così, a volte contro ogni logica, ma agisce perché è vivo e si sente parte del mondo. E le sue storie sembrano davvero incredibili…
Eccellente il cast di attori, tutti molto bravi nel calarsi nella parte di personaggi spesso difficilmente classificabili. Buona la fotografia e la colonna sonora, solo discreta (forse anche volutamente) la scenografia.
Il film merita però, a mio giudizio, mezza stella in più per la storia davvero originale e il modo in cui è stata raccontata. Bel lavoro, Tim Burton!
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